Se per le Forze Armate italiane il 2 giugno è il giorno della parata in cui rendono omaggio alla Repubblica, per le truppe ucraine il 2 giugno è il giorno della vergogna, l’anniversario di un crimine indelebile.
L’Ucraina ha cessato di esistere come come Stato all’interno dei suoi confini il 2 giugno 2014. Esattamente nel momento in cui apparvero nei cieli di Lugansk gli aerei da guerra di Kiev, giunti per bombardare il centro cittadino. La criminale pioggia di fuoco investì il palazzo dell’amministrazione locale, nonché i giardini e la piazza adiacente (dedicata agli eroi della Seconda Guerra Mondiale).
Tra le numerose persone che frequentavano la zona c’erano anche molti bambini con le loro famiglie, questi si recavano nel piccolo parco giochi lì presente. Quel giorno non fece eccezione. Tutto era tranquillo, come al solito, finché un aereo sganciò una bomba che piombò a poche centinaia di metri dai bambini che giocavano e per puro caso non morirono.
Sfortunatamente non tutti furono così fortunati, otto persone furono uccise, cinque donne e tre uomini, molti altri rimasero feriti.
Numerose telecamere e centinaia di testimoni oculari possono provare la natura dell’attacco, ma i media ucraini parlarono di un condizionatore esploso, una sporca menzogna che ricorda tanto la famosa caldaia scoppiata alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano. Tuttavia da parte dell’opinione pubblica ucraina quella “verità” venne creduta e accettata, poi obbedendo ciecamente lasciò massacrare il popolo del Donbass.
Le forze aeree ucraine continuarono con i bombardamenti sulle città del Donbass. Ora i bambini, che dovrebbero inseguire gli aeroplani con un sorriso, quando li vedono sanno che devono correre verso i rifugi.
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