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08/07/2017

Cosa sta accadendo in Venezuela? Approfondimento

Un incontro Stampa organizzata da ADIATV, Radio Città Aperta, Contrapunto Internacional e Rivista Nuestra America, con la partecipazione del professore dell’università Sapienza di Roma, Luciano Vasapollo e del giornalista Achille Lollo, profondi conoscitori del contesto latino americano, fa il punto sulla situazione in Venezela.

Come l’imperialismo attacca violentemente la costruzione “del Territorio Libero di America”

ADIATV – Il piano per destabilizzare il governo bolivariano di Nicolas Maduro, definito Freedom-2, fu implementato in Venezuela dagli agenti della CIA durante il governo del democratico Barak Obama. Oggi con il repubblicano Donal Trump cosa è cambiato?

Luciano Vasapollo: ”Assolutamente nulla! Freedom 2 ha ricevuto una silenziosa conferma da parte di Donald Trump, poiché in termini di geo-strategia, quando si tratta di colpire chi non vuole sottomettersi al comando imperiale, non ci sono differenze tra democratici e repubblicani. Soprattutto quando si tratta dei cosiddetti paesi-chiave, cioè Messico, Colombia, Venezuela, Brasile e Argentina, che nel compendio dei principi strategici che l’imperialismo ha stabilito per il continente latino-americano, non possono essere governati da partiti che combattono il ruolo e il potere degli Stati Uniti.

Infatti, per meglio capire il concetto che regola i principi strategici dell’imperialismo, cito un estratto del Pentagon’s Defense Planning Guide in cui si dice “...Il nostro obbiettivo principale è impedire il riemergere di un nuovo rivale [...] impedire che qualsiasi potenza ostile domini regioni le cui risorse, sotto un controllo consolidato, siano sufficienti a generare potere globale...”.

Il fatto nuovo è che con Donald Trump si sono definitivamente aperte le porte di tutte le fondazioni che gestiscono i fondi federali per il cosiddetto sviluppo della democrazia in America Latina. Significa, quindi, che non ci sono più controlli su come sono gestiti questi finanziamenti, che adesso, in Venezuela, sono utilizzati per pagare gli alti costi del piano eversivo. Ti faccio un esempio con le maschere anti-gas usate dai manifestanti dell’opposizione. Ebbene questi strumenti usati dai terroristi non sono prodotti in Venezuela ma negli Stati Uniti. Tantomeno esiste in Venezuela un’impresa che abbia importato con regolare licenza le migliaia di maschere che sono usate dai terroristi di Caracas, Maracaibo, Barquisimeto, Valencia e Maracay. In realtà, sono arrivate clandestinamente dalla Colombia e poi distribuite ai differenti gruppi che si scontrano con la Polizia.

Bisogna riconoscere che con la vittoria elettorale di Nicolas Maduro il piano eversivo Freedom 2 ha registrato un salto di qualità, per quanto riguarda l’uso della violenza nelle manifestazioni. Un nuovo elemento che ha modificato anche le relazioni politiche all’interno dell’opposizione e quindi dello stesso MUD, poiché l’organizzazione della violenza, oltre a creare nuovi leader e a porre in evidenza i partiti che la praticano, ha definito nuovi parametri nell’evoluzione operativa del progetto eversivo e quindi una nuova metodologia sull’uso dei finanziamenti in dollari delle fondazioni statunitensi. Un motivo in più per dividere l’opposizione!”

Radio Città Aperta: A questo punto sarebbe interessante sapere cosa succede all’interno di questa opposizione, che qui in Italia è presentata come un fronte popolare unificato e pronto ad assumere il potere da un momento all’altro!

Achille Lollo: “Il cosiddetto fronte popolare unificato è appena un gioco di parole dei media e dei governi europei, fedeli servitori della Casa Bianca. In realtà dovrebbero dire che il MUD, cioè la Mesa de la Unidad Democratica (Tavolo per l’Unità Democratica), creato nel 2009 da 34 partiti, oggi è ridotto a 19. Poiché nel 2012 ci furono i primi 3 abbandoni, che nel 2013 diventarono 5, mentre nel 2015 furono 7 che abbandonarono il MUD per essere contrari all’opzione per la violenza. Tra questi, il partito maoista Bandeira Roja, anti-chavista per eccellenza, che aveva avuto un ruolo determinante nel secondo tentativo di colpo di stato del 2 dicembre del 2002, quando i suoi sindacalisti che integravano la direzione della CTV (Confederazione dei Lavoratori di Venezuela) appoggiarono il “Paro Civico Nacional”. Infatti, l’opposizione autodefinitasi “Coordenadora Democratica”, dopo aver bloccato la produzione petrolifera e sabotato il sistema di distribuzione della benzina e del gas, richiedeva l’intervento dell’esercito per destituire Chávez.

Oggi, in Venezuela ci sono tre opposizioni. Quella che ha la maggioranza in Parlamento con 167 deputati, con una profonda divisione nel suo interno, dove si sono formati due gruppi. Il maggioritario coordinato dal Segretario Generale di “Acciòn Democratica”, Henry Ramos Allup e il minoritario guidato dal leader del partito “Primeiro Justicia”, Henrique Capriles Radonski.

La seconda opposizione è guidata dal partito di Leopoldo Lopes e Freddy Guevara, “Voluntad Popular” diventato il partito della violenza, che però è quello che ha avuto maggiori riconoscimenti dalla stampa europea e statunitense. Basti pensare che Lilian Tintor, la moglie di Lopez sia stata ricevuta persino da Donald Trump!

La terza opposizione è quella formata da millimetrici partiti di sinistra, ambientalisti, socialdemocratici, social-cristiani, umanisti ecc., molti dei quali, durante un certo tempo hanno anche appoggiato il governo di Chávez, per poi diventare oppositori in seguito alle numerose scissioni.

Ci sarebbe una quarta opposizione, che sarebbe il fantomatico fronte civico-militare annunciato da Oscar Pérez, poco prima di sequestrare l’elicottero della Polizia Scientifica, cui segue un altrettanto fantomatico “Frente Institucional Militar”, guidato da un militare in pensione, Rafael Huizi Clavier. Comunque il comune denominatore dei partiti dell’opposizione è la servitù all’imperialismo e il frazionismo, determinato dal bassissimo livello ideologico, che d’altra parte è sempre stato il punto debole della destra ma anche delle componenti socialdemocratiche venezuelane”.

Contrapunto Internacional – Recentemente tre donne venezuelane, i cui mariti, adesso sono in prigione per “motivi politici”, si incatenarono a Piazza San Pietro, per poi dichiarare alla stampa che in Venezuela le prigioni sono piene di oppositori politici, tutti i diritti civili sono negati, soprattutto quello di espressione e di manifestazione. Cosa ci può dire in proposito?

Luciano Vasapollo: ”Il primo luglio, i militanti e i simpatizzanti LGBT hanno sfilato terminando nel centro di Caracas una manifestazione pacifica. Nello stesso giorno vari parlamentari del MUD realizzavano assemblee in luoghi pubblici per costituire i cosiddetti “comitati per restaurare la democrazia”. Pochi giorni fa il Tribunale di Caracas concedeva la libertà condizionale a 21 studenti che erano stati arrestati da circa un mese per azioni di vandalismo durante una manifestazione dell’opposizione. Oggi, in Venezuela funzionano 81 periodici, tra quotidiani e riviste, di questi 12 a Caracas, tra cui “La Voce d’Italia”,7 a Lara, 6 a Maracaibo e 4 a Barcelona! Inoltre ci sono 13 reti televisive private, di cui due funzionano in Internet e 6 per sottoscrizione. Le radio FM, di proprietà privata sono 28, mentre quelle AM sono 12!

Quindi, se il Venezuela fosse l’atroce dittatura bolivariana che “La Repubblica” e “Il Giornale” descrivono nei loro articoli, come è possibile l’esistenza di 81 periodici e di decine di banche, tutte di proprietà privata?

Per quanto riguarda i “prigionieri politici”, i mariti di quelle signore sono stati condannati a 12 anni di carcere per aver realizzato con Leopoldo Lopes il tragico “Giorno della partenza” (La Salida), in cui i gruppi armati che avevano sguinzagliato a Caracas e in altre città del Venezuela uccisero 43 persone, oltre a provocare il ferimento di altre 200. Ripeto 43 persone furono assassinate per provocare l’intervento delle forze armate!

Giorni fa il deputato di Freddy Guevara – che nel 2009 fondò il partito “Voluntad Popular” con Leopoldo Lopez, in un’intervista ha lodato gli attacchi armati di Peres contro il Palazzo del Tribunale Superiore dicendo che “...l’azione di Oscar Pérez è un’indicazione per continuare ad attaccare il governo, visto che in questi giorni le manifestazioni si sono diluite...”. E’ incredibile, ma se in Italia o in Francia o negli Stati Uniti, qualcuno sequestra un elicottero e va a tirare bombe a mano sul Parlamento sarebbe duramente condannato e certo non incontrerebbe nessun parlamentare che ne approvi l’operato! Invece il nostro primo ministro, Gentiloni, come tanti altri altoparlanti della Casa Bianca qualificava l’atto terrorista di Peréz come un semplice appello alla ribellione popolare!”

Rivista Nuestra America: “Durante gli ultimi 90 giorni Caracas è stato teatro di attacchi armati contro ospedali, caserme dell’esercito, sedi del PSUV, uffici distrettuali di vari ministeri, realizzati nello stesso momento in cui i manifestanti cercavano di sfondare le linee di sbarramento della polizia e penetrare nel centro di Caracas. I media hanno detto che tutto ciò erano manifestazioni spontanee. In realtà le immagini dimostrano il contrario. E’ vero che oggi “Voluntad Popular” è il partito che è entrato nelle grazie degli strateghi di Freedom 2 e che utilizza paramilitari colombiani e parte dei golpisti che fuggirono dalla stato boliviano di Santa Cruz?

Achille Lollo: ”Apparentemente, il partito “Voluntad Popular” potrebbe sembrare il portavoce politico e operativo di Freedom 2. Infatti l’arrogante critica che Lilian Tintori – la moglie di Leopoldo Lopez – ha fatto a Papa Francesco, confermerebbe questa ipotesi, confermando che, la Casa Bianca non ha altre soluzioni, se non quella di sperare nella crescita della violenza per impedire la realizzazione delle elezioni per l’Assemblea Costituente e quindi provocare la caduta del governo bolivariano.

Purtroppo le autorità bolivariane non sono riuscite a trovare la prova giuridica sui finanziamenti occulti che “Voluntad Popular” avrebbe ricevuto per iniziare l’attacco armato al governo di Maduro. Però, tutti sanno che sono gli uomini di “Voluntad Popular” che contrattano e pagano i Guarimbas e la cosiddetta linea roja, vale a dire quei 350 giovani che stanno sempre davanti ai cortei dei manifestanti ingaggiando furiose battaglie di guerriglia urbana con la polizia. Oltre a questi ci sono i gruppi di protezione, armati con mitraglietta UZI (israeliana) e i cecchini con i fucili di precisione. Da non dimenticare gli stipendi per il centinaio di hombres de prensa livre (uomini della stampa libera), cioè quei fotografi, giornalisti e cameramen che riforniscono gratuitamente giornali e televisioni con immagini degli scontri.

Il partito “Voluntad Popular” nacque nel 2009, con la scissione da “Primero Justicia” La stessa fu organizzata e preparata nei minimi dettagli da Leopoldo Lopez, che, nel 2008, si recò a Washington per una serie di riunioni. Secondo alcune indiscrezioni, negli incontri avuti con i funzionari del Dipartimento di Stato, Leopoldo Lopez, dopo aver criticato il pacifismo del leader del partito “Primeiro Justicia”, Henrique Capriles Radonski, in cui militava, avrebbe garantito la formazione di un nuovo partito, capace di mettere a ferro a fuoco la capitale Caracas e quindi obbligare l’esercito bolivariano a intervenire, innescando così la miccia di una possibile guerra civile. Il nuovo partito “Voluntad Popular”, dopo qualche timida prova di fuoco, subito dopo le elezioni in cui Madeiro sconfisse Radonski, entrò in azione con la sua struttura para-militare moltiplicando, durante dieci giorni, gli attacchi dei suoi gruppi armati, chiamati Guarimbas. Questi erano formati, nella sua totalità, da autentici delinquenti, molti dei quali legati ai narcos colombiani o estremisti fascisti boliviani che in passato avevano tentato la ribellione armata nello stato di Santa Cruz.

Una situazione che ha drammatizzato le conseguenze della guerra economica che, oggi, comincia a essere criticata anche dai commercianti e da diversi settori della classe media per aver causato il caos e il disordine nell’economia e nel commercio. Infatti, l’analista politico, Vladimir Villegas il 2 luglio pubblicava nel giornale venezuelano “El Tiempo” un lungo articolo in cui criticava l’operato del presidente Maduro, anche se poi riconosceva che “...l’uso indiscriminato della violenza da parte di settori dell’opposizione non è stato molto bene recepito, creando molta confusione nella popolazione, per questo i responsabili dovrebbero rivedere ciò che stanno facendo e fare un’autocritica pubblica...”.

ADIATV – Secondo alcune fonti la guerra economica avrebbe dovuto durare non più di un anno, poiché con la caduta del prezzo del barile del petrolio, il governo bolivariano non avrebbe potuto sostenere i costi dell’amministrazione pubblica. Motivo per cui avrebbe dovuto accettare di negoziare con l’opposizione. Invece è successo il contrario e il governo di Maduro continua a resistere. Può spiegarci cosa è successo?

Luciano Vasapollo: “Henry Ramos Allup, il segretario generale di “Acciòn Democratica”, aveva garantito ai deputati dei 34 partiti del MUD, che in un anno Maduro avrebbe chiesto di negoziare una “honrosa salida”. Una previsione che Allup ha venduto anche al presidente argentino Macri e al segretario dell’OSA Luis Almagro, visto che gli stessi erano a conoscenza del piano di destabilizzazione disegnato dagli uomini di Obama. In seguito tutti gli impresari che in passato appoggiarono i governi di “Accion Democratica” e di “COPEI” furono convocati da Allup e Randosky per dar continuità al piano eversivo Freedom 2 organizzando la progressiva sparizione della produzione. La stessa che poi fu riciclata con l’esportazione clandestina in Colombia e la rispettiva re-importazione quotata però in dollari.

Il problema è che in questo complesso meccanismo di economia illegale, il patriottismo durò, pochi mesi. Infatti, quando il volume dei profitti divenne immenso e quando la mancanza di generi di prima necessità fece scoppiare l’inflazione, nacque un’economia parallela dove la moneta di scambio era il dollaro e non più il bolivar. A questo punto il contrabbando dei “barraqueros” diventò una legge di mercato praticamente irreversibile, poiché molte persone cominciarono a guadagnare fortune mettendo a profitto le differenti sfaccettature della crisi con forti speculazioni illegali.

Nel mese di dicembre del 2015, Maduro, non rinunciò e annunciò nuove misure per risolvere la mancanza di generi di prima necessità. Fu a causa di ciò che Freddy Guevara, Daniel Ceballos, Juan Andrés Meija, José Gregorio e tanti altri dirigenti di “Voluntad Popular” nuovamente scesero nelle strade per incentivare le manifestazioni violente, già previamente programmate con l’obbiettivo di provocare l’intervento dell’esercito.

Questa situazione disarticolò sempre più l’opposizione, poiché i media venezuelani e stranieri, promossero grandi manipolazioni presentando i 350 incappucciati della cosiddetta linea roja come l’avanguardia armata di centinaia di migliaia di manifestanti. In realtà, i cameramen e i fotografi inquadravano solo gli incappucciati più fotogenici, mentre nella regia delle televisioni gli spezzoni delle manifestazioni delle centinaia di migliaia di chavisti che scendevano in piazza per manifestare l’appoggio a Maduro erano mixate con interviste o immagini di manifestanti dell’opposizione!”

Radio Città Aperta – Alcuni giornalisti di sinistra hanno paragonato la crisi del Venezuela alla preparazione delle rivoluzioni colorate, altri affermano che è in moto un meccanismo di preparazione di golpe simile a quello cileno e per ultimo, altri ammettono che gli USA faranno lo stesso che hanno fatto in Libia. Quali sono le prospettive reali?

Achille Lollo: ”Prima di rispondere vorrei dire che spero, di tutto cuore per gli uomini dell’opposizione, che il governo Maduro e soprattutto i militanti del PSUV riescano a controllare gli abitanti dei quartieri più chavisti di Caracas (23 Enero, El Valle, El Guarataro ed El Catia). Infatti, se ci saranno altri assassinati di militanti chavisti da parte dei colombiani della “linea roja” potrà succedere che diverse centinaia di migliaia di persone scenderanno in piazza per dire basta con gli assassinati, basta con il contrabbando, basta con le speculazioni, basta con il terrorismo dei Guarimbas, basta con il Freedom 2, basta con l’opposizione violenta!

Non so se questo è l’obiettivo occulto degli strategisti di Freedom 2, per poi richiedere l’intervento militare dei paesi membri dell’OSA in Venezuela. Una prospettiva che, però non entusiasma nessuno! Nemmeno il presidente argentino, Maurizio Macri che quando avrebbe dovuto pronunciarsi sull’eventuale partecipazione dell’esercito argentino in un’operazione di pacificazione in Venezuela ha risposto “...Prima, c’è la soluzione diplomatica!...”

Infatti, nel passato mese di aprile una delegazione di venezuelani qualificatasi membri effettivi dell’opposizione, sbarcava a Rio de Janeiro dove richiedeva un incontro con la direzione del Club Militare, cioè con l’intellighenzia delle forze armate brasiliane. Dopo un retorico bla bla sui meriti e le capacità dell’esercito brasiliano in Haiti, quale membro direttore del corpo di spedizione dell’ONU (Minusath), fu chiesto se le forze armate brasiliane avrebbe accettato l’incarico di comandare un corpo di spedizione in Venezuela, formato da contingenti argentini, paraguaiani, colombiani e peruviani.

Un alto ufficiale che ha prestato servizio in Haiti e di cui debbo mantenere la privacy, come pure quella del giornalista presente alla riunione, disse il seguente: ”…miei cari signori, quando siamo sbarcati a Port-Au-Prince, il presidente Aristides già era stato portato in esilio dai marines, non c’era esercito, non c’era governo, e il colpo di stato era stato fatto da un gruppo di ex-militari diventati narcotrafficanti, che non avevano nessuna intenzione di governar il paese. Al contrario, del Venezuela, dove c’è un esercito che rispetta la Costituzione, che è molto legato al presidente che, tra l’altro, si mantiene in carica. Quindi soltanto quando si disarticolerà la relazione Esercito-Costituzione sarà possibile un intervento esterno con il mandato dell’ONU e non dell’OSA!.”

Infatti, l’ipotesi di un intervento militare esterno sarebbe davvero una pazzia, giacché la capitale è difesa dalla 3° Divisione di Fanteria, dalla 43a Brigata di Paracadutisti, (quella che liberò Chávez dai golpisti). Inoltre, a Caracas ci sono 220.000 miliziani chavisti armati e organizzati. Anche i piloti dei 50 caccia cacciabombardieri russi Sukoi SV-30MK2, degli F-16 e degli elicotteri MI-17, MI-26 e MI-35 sono militanti chavisti! Cioè nel ristretto territorio della capitale Caracas si contato, all’incirca 350.000 militari tutti chavisti, oltre al CEOFAN (Comando Strategico Operativo) che funziona a Caracas!

Una situazione completamente differente da quella della Libia, dove Gheddafi, aveva un esercito personale di appena 7.500 uomini, che furono attaccati durante un mese con missili e cacciabombardieri. In Ucraina la ribellione colorata è scoppiata perché gli agenti della CIA riuscirono ad azionare il fattore etnico come elemento di conflitto interno. Tanto e vero che poi la Crimea si è riunificata alla Russia e nel Donbass scoppiò una guerra civile che continua di forma irreversibile. Dire che, oggi, anche in Venezuela è possibile realizzare una Rivoluzione Colorata, soltanto perché ogni giorno 350 fascistelli, per 50 dollari, mettono a rischio la propria vita per comporre la “linea roja” davanti ai battaglioni della polizia è veramente una ufomania troppo semplice!”

Contrapunto Internacional – Con la nuova Assemblea Costituente il governo assumerà posizioni più radicali con l’opposizione e con gli imprenditori legati alla sovversione?

Luciano Vasapollo: ”L’opposizione e gli imprenditori eversivi sanno quello che hanno fatto in questi ultimi tre anni. Infatti, esistono degli studi in cui è dimostrato che se questi imprenditori avessero continuato a produrre e a distribuire i propri prodotti, il popolo venezuelano non avrebbe sofferto quello che oggi sta soffrendo. La crisi del prezzo del petrolio è diventata determinante solo quando gli imprenditori, legati ai politici dell’opposizione, hanno cominciato a sabotare l’economia. Quindi, è evidente che, oggi, nessuno ha più fiducia nel cosiddetto patriottismo degli industriali e dei banchieri. Infatti, i candidati deputati della nuova Assemblea Costituente è gente che ha sofferto gli effetti della guerra economica. Sanno benissimo che i barraqueros si sono arricchiti con il contrabbando, che le bande di Narcos possono essere debellate solo se il governo adotterà la “tolerancia zero”. Sanno che il valore del Bolivar sarà effettivo e reale solo se lo Stato avrà il totale controllo sulla circolazione della moneta. Sanno, anche che la struttura burocratica ereditata dai governi mafiosi di “Accion Democratica” e “Copei” potrà essere riciclata e diventare efficiente solo con lo sviluppo del Poder Popular de las Comunas. Sanno pure che il paese è stato vittima di una demonizzazione mediatica senza precedenti, operata da paesi che come l’Italia, la Spagna gli Stati Uniti e via dicendo si dicono campioni della democrazia e della convivenza pacifica. Infine ,è gente che sa benissimo che il 75% della rendita petrolifera è destinata allo sviluppo economico e sociale e che le Missiones hanno trasformato il Venezuela. Per cui, sono sicuro che l’Assemblea Costituente modificherà l’attuale Costituzione non perché questa è oltrepassata, ma perché il governo bolivariano pretende consolidare la stabilità politica, consolidare gli istituti di democrazia di base partecipativa, affermare lo sviluppo economico, dinamizzare i nuovi settori, oltre a garantire la giustizia sociale a tutti i cittadini. Per fare questo dopo quello che l’opposizione ha fatto sono necessarie nuove regole!”.

Rivista Nuestra America – Io vorrei insistere sulla comparazione della congiuntura golpista cilena, con quelle del Venezuela, anche perché il giornalista Di Bella, della RAI, ha comparato il governo Maduro a quello di Pinochet, soltanto perché il Ministro della Difesa gli ha manifestato il completo appoggio delle forze armate. Oltre al colpo di stato, esiste anche il pericolo di una militarizzazione?

Achille Lollo: ”Di Bella, cioè Il farfallino della RAI, è sempre stato abbastanza confuso nelle questioni di politica internazionale. In effetti, esistono alcune similitudini tra la situazione del Cile di Allende e quella che il Venezuela oggi vive con il piano eversivo Freedom 2. Per esempio in Cile c’era il terrorismo di Patria Y Liberdad, mentre in Venezuela ci sono i Guarimbas. Nel paese di Allende ci fu la serrata dei commercianti e dei camionisti, in Venezuela sono gli imprenditori che nascondono la produzione. Però, ci sono anche molte differenze. La prima riguarda la propria ideologia dell’esercito cileno, che, appunto, si basa su concetti di destra, autoritari e fascistoidi. Al contrario del Venezuela dove l’esercito è stato ridefinito da Hugo Chávez per diventare un esercito del popolo, che difende il popolo e le sue conquiste.

In Cile l’esercito ha sparato e torturato contadini, minatori e studenti, mentre in Venezuela le forze armate hanno contribuito a realizzare i progetti di elettrificazione rurale o la costruzione di strade all’interno del paese, senza dimenticare il trasporto di medicine e materiale scolastico nei i villaggi sperduti dell’Amazzonia.

E’ chiaro che anche in Venezuela esiste l’idea del colpo di stato, poiché in tutta l’America Latina c’è ancora la convinzione che i militari sono i salvatori della patria che intervengono per evitare il peggio. Il problema è che in Venezuela la crisi è stata provocata dal mercato e dall’opposizione non dal governo bolivariano! Per questo motivo, “Voluntad Popular” insiste nel terrorismo e nelle manifestazioni violente!

Quello che, in realtà, è ancora indefinito è sapere se esistono le necessarie condizione oggettive e geostrategiche per portare a termine con successo il colpo di stato. Ricordo che il colpo di stato di Pedro Francisco Carmona Estanga del 12 aprile 2002, pianificato durante mesi dall’opposizione, poi durò appena 18 ore!

D’altra parte il giornalista Di Bella confonde il militarismo fascistoide della Junta di Pinochet, con il documento che il ministro della Difesa, Vladímir Padrino López, ha presentato al presidente Maduro ribadendo il rispetto dell’esercito per la Costituzione bolivariana, per la difesa dello stato bolivariano e del popolo!”

ADIATV – La nuova Assemblea Costituente darà un maggiore impulso alle strutture democratiche di classe, per poi radicalizzare anche le posizioni anti-imperialiste del governo bolivariano?

Luciano Vasapollo: “La lotta di classe è la caratteristica più evidente della rivoluzione bolivariana. Più questa lotta si intensifica e più contundenti diventano le posizioni delle componenti politiche dell’opposizione. I giornalisti di “La Repubblica”, “La Stampa” del “Corriere della Sera” e via dicendo, hanno cancellato dal proprio vocabolario questo concetto politico intendendolo però bene come lotta di classe dall’alto. Se lo facessero dovrebbero anche dire in che consiste e cosa fa il governo bolivariano in questo ambito di difesa degli interessi di classe popolare e proletaria. Cioè, gli Omero Ciai della “grande stampa” dovrebbero scrivere articoli e parlare delle attività delle Missiones, delle Comunas, del Poder Popular. Dovrebbero dire che queste sono realtà schierate contro lo strapotere delle multinazionali e contro la geostrategia dell’imperialismo. Non lo fanno perché, per loro, l'opzione forte lotta di classe del proletariato anticapitalista e antimperialista è diventata un qualcosa di negativo, di deleterio che deve essere non solo sconfitta ma, addirittura silenziata.

Questa gente dimentica che in Venezuela le multinazionali del petrolio guadagnavano il 63% netto, senza pagare tasse o royalty. Poi con la nazionalizzazione del petrolio e di PDVSA il 75% della rendita petrolifera è passata al governo per realizzare le Missiones e tanti altri progetti. Questo passaggio di rendita è, appunto, il risultato della dinamica della lotta di classe. Chávez ha potuto rendere effettivo il decreto che nazionalizzava il petrolio solo quando il movimento di massa ha voluto che il governo prendesse questa importante decisione. E’ quindi a causa di tutto ciò che l’imperialismo vuole sovvertire lo status della rivoluzione bolivariana.

Posso dire che in Venezuela, ma anche negli altri paesi dell’ALBA, la lotta di classe proletaria è un elemento che alimenta la costruzione di una società socialista, anche commettendo alcuni normali errori”.

Contrapunto Internacional – Se il Socialismo del Secolo XXI è il punto di arrivo della lotta di classe, dopo una lunga transizione, quali sono i rischi che possono impedire che questa transizione non si sviluppi come previsto?

Achille Lollo: “I rischi sono molti e il pericolo più evidente non sono solo i Guarimbas di Caracas, ma le manipolazioni della stampa europea, le distorsioni di un Gentiloni, l’opportunismo di un PD che cavalca con i partiti di destra l’idea di impedire che in Venezuela la transizione vada avanti. Per capire cosa significa per un paese del Terzo mondo abbandonare un progetto progressista e di giustizia sociale, per tornare a vivere secondo la logica dell’ortodossia liberista delle multinazionali è sufficiente vedere cosa sta accadendo, oggi, in Angola o in Mozambico!

E’ evidente che nella transizione del Venezuela sono stati commessi degli errori. Il primo è stato quello di concentrare gran parte, troppa, degli investimenti e il potenziale dell’economia nel petrolio. Come pure si è sperato che il carattere pacifico della rivoluzione bolivariana dinamizzasse negli imprenditori e nei differenti settori della borghesia il patriottismo e uno spirito moderno di convivenza.

Errori, che comunque, era necessari commetterli per capire quali sono i limiti e le ragioni di questa convivenza all’interno di un processo rivoluzionario, dove la lotta di classe proletaria e l’anti-imperialismo sono le colonne portanti di quello che Chávez definì Socialismo del Secolo XXI”.

Radio Città Aperta – La sera del 5 luglio, undici governi, tra cui quello degli Stati Uniti, hanno sottoscritto comunicati, condannando l’attacco all’Assemblea Nazionale, il sequestro e le aggressioni ai deputati dell’opposizione. Nello stesso tempo “Telesur”, i delegati della Difesa Pubblica (Defensoria del Pueblo) e i giornalisti di “La Otra TV”, “VTV” e “Resumen Latinoamericano” divulgavano un’altra versione. Ci potrebbe dire cosa è successo in realtà il 5 luglio nell’Assemblea Nazionale?

Luciano Vasapollo: “I particolari del come e del perché il 5 luglio nel cortile dell’Assemblea Nazionale i cosiddetti incappucciati hanno sparato ai militanti chavisti che avevano organizzato un picchetto, per presentare una mozione di protesto al presidente di turno del Parlamento, Julio Borges, ve li approfondirà Achille. Comunque la violenza era nell’aria, poiché il deputato e presidente dell’Assemblea Nazionale, Julio Borges, aveva riaffermato la necessità di colpo di stato, nello stesso momento in cui il vice-presidente Tareck El Assami realizzava la cerimonia per il 206° anniversario della proclamazione dell’indipendenza del Venezuela (Firma del Acta), cui hanno partecipato 380 rappresentanti del movimento bolivariano.

Rafael Alvarez Castillo, di “Resumen Latinoamericano” ha voluto ricordare che esistono analogie tra l’apparizione dei pistoleri incappucciati di questo 5 luglio e quelli che il 2 ottobre del 2014, che assassinarono il giovanissimo deputato del PSUV, Robert Serra. Lo stesso che aveva sollecitato un’inchiesta alla Procura Generale della Repubblica nei confronti di Julio Borges, con l’accusa di alto tradimento”.

Io però vorrei soffermarmi sulla prima parte della domanda, vale a dire sul comunicato degli undici governi che subito hanno dato credito ai twitter inviati da Freddi Guevara (“Voluntad Popular”) e da Julio Borges (“Primero Justicia”) e sulla vergognosa manipolazione che i media venezuelani, gli statunitensi e logicamente gli europei hanno poi realizzato. Infatti, nell’aula dell’Assemblea Nazionale erano presenti 108 giornalisti, di cui la metà con video-camere, di modo che tutti costoro hanno visto e registrato quello che è realmente successo. Però quando si è trattato di inviare l’articolo e le immagini alle proprie redazioni hanno, semplicemente, utilizzato le dichiarazioni di Freddy Guevara e di Julio Borges. Infatti alle 15,30 i due parlamentari inviavano vari Twitter dicendo che i parlamentari dell’opposizione erano stati sequestrati da un commando armato del “Coletivo Chavista”, che aveva preso d'assalto l’edificio dell’Assemblea Nazionale, bloccando tutte le uscite. Gli stessi dicevano pure che cinque deputati erano rimasti feriti, insieme a tre funzionari e che il commando chavista proibiva di portarli all’ospedale.

E’ su questa base che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha subito emesso un comunicato di condanna per attaccare veementemente il governo rivoluzionario bolivariano. Un comunicato che ha immediatamente inspirato i governi di Argentina, Brasile, Colombia, Messico, Perù, Panamá, Paraguay, Uruguay e Inghilterra. Infatti, anche costoro hanno sottoscritto comunicati di condanna seguendo unicamente la logica vittimista di Freddy Guevara e Julio Borges, cioè dei leader dell’opposizione che appostano nella ripresa dello scontro violento contro il governo bolivariano.

Da sottolineare che prima della sparatoria e del lancio di bomboni esplosivi (cioè tubi di ferro riempiti di polvere da sparo) Julio Borges aveva dichiarato, pubblicamente nell’Assemblea Nazionale che le forze dell’opposizione (MUD) speravano nell’intervento delle Forze Armate, promettendo a queste ultime una amnistia speciale per i militari che avevano appoggiato il governo bolivariano. Cioè l’idea di alzare gli indici della violenza per creare un clima di latente guerra civile, è ormai una triste realtà che l’opposizione cavalca disperatamente per impedire le elezioni per la nuova Assemblea Nazionale Costituente. Infatti, secondo la logica eversiva di Julio Borges e Freddi Guevara le Forze Armate dovrebbero realizzare un colpo di Stato contro il governo rivoluzionario Nicolas Maduro per pacificare il paese e, immediatamente, legittimare un governo di transizione diretto dall’opposizione. Tutto ciò non è un’invenzione del PSUV o di Diosdado Cabello!  E’ purtroppo l’ultimo capitolo del piano eversivo Freedom2!”

Contrapunto Internacional – Ci potrebbe dire cosa è successo ai militanti chavisti? Chi ha iniziato a sparare e perché c’è stata una forte reazione popolare che poi si è riunita davanti all’Assemblea Nazionale?

Achille Lollo: ”Oggi esiste il sospetto che nel gruppo degli incappucciati, oltre alle guardie private c’erano anche i deputati dei partiti “Primero Justicia” e “Voluntad Popular”, vale a dire Julio Borges, Miguel Pizarro, Freddi Guevara e anche Richard Blanco di “Alianza Bravo Pueblo”. Infatti, il militante chavista, José Ramos, soprannominato “El Chino” – (intervistato da Oswaldo Rivero di “La Otra TV”), li avrebbe riconosciuti mentre sparavano ai militanti chavisti che stavano nel cortile dell’Assemblea. Poi, per essere stato riconosciuto da alcuni integranti di questo gruppo, fu colpito per 15 volte con il calcio del fucile. Non contento, uno di questi incappucciati gli ha dato una coltellata sulla mano destra.

Si stava svolgendo l’Atto per il 206° anniversario dell’Indipendenza; conclusa la cerimonia, un centinaio di giovani legati alla Gioventù del PSUV decisero di redigere un documento contra la violenza, visto che dopo l’assassinato dei tre giovani militanti chavisti, i gruppi paramilitari dell’opposizione, avevano incendiato sedi del PSUV, scuole elementari, autobus e camion che trasportavano generi alimentari per i CLAP ad Aragua, Barquisimeto, Barinas, Socopò e San Cristobal. Per questo, Cristhian José Palma Ramos, militante chavista del PSUV di 19 anni, organizzò il picchetto davanti al portone dell’Assemblea per consegnare al presidente dell’Assemblea Nazionale, Julio Borges, la suddetta mozione contro la violenza.

All’improvviso dal salone del Hemiciclo è uscito il primo gruppo di incappucciati che hanno iniziato a sparare con fucili a canne mozze contro i militanti chavisti del picchetto, per poi tirargli contro alcuni bomboni esplosivi. Il video del giornalista, Luis Hugas, di “La Iguana” ha ripreso tutti i dettagli di questo attacco in cui il giovane lider chavista Cristhian José Palma Ramos restò a terra con l’arteria femorale squarciata. Un altro militante, Jorge Navas ha dichiarato alla televisione “VTV” e a un’emittente privata che nonostante la continuazione della sparatoria Cristhian José Palma Ramos fu portato all’ospedale e subito operato poiché era in fin di vita. Evidentemente, ad eccezione di “Telesur” nessuna televisione ha voluto usare le immagini del video di Luis Hugas!

Comunque, tutto ciò è stato ritrasmesso nella rete, di modo che quando l’ospedale ha confermato che il militante chavista stava tra la vita e la morte la pazienza di buona parte dei chavisti di Caracas è esplosa. Come pure è esplosa la rabbia dei 150 militanti chavisti che nonostante la sparatoria sono riusciti a penetrare nel salone dell’Assemblea Nazionale volendo catturare gli incappucciati che, nel frattempo, si erano nascosti nei differenti gabinetti dei parlamentari e nelle salette di lavoro dei funzionari. E’ evidente che li è iniziato il corpo-a-corpo!

Voglio quindi ricordare che alle 17,34 i manifestanti scesi dai quartieri popolari avevano circondato l’Assemblea Nazionale, dove 94 deputati, 120 funzionari e 108 giornalisti rimanevano asserragliati, nonostante i 150 militanti chavisti già avevano abbandonato il Parlamento.

Il problema era, appunto, la folla, in parte inferocita per il grave ferimento di Cristhian José Palma Ramos e di altri tre militanti chavisti. Per questo il Pubblico Ministero della 106° Area Metropolitana di Caracas (AMC), Aramay Teran, insieme ai delegati della Difesa Pubblica (Defensoria del Pueblo) alle 19,50, promettendo una profonda inchiesta giudiziaria, sono riusciti a convincere i manifestanti affinché i 94 deputati dell’opposizione potessero lasciare tranquillamente l’Assemblea Nazionale. Una decisione che fu unanime quando i manifestanti seppero che Cristhian José Palma Ramos era fuori pericolo poiché l’operazione chirurgica era stata realizzata con successo.

ADIATV – Nel giorno 7 di luglio le agenzie hanno diramato una nota del MUD, in cui si affermava che sarebbe stato richiesto al Tribunale Superiore l’autorizzazione per realizzare un referendum popolare per decidere la validità delle elezioni per l’Assemblea Costituente. E’ un’altra manovra dell’opposizione per far saltare le elezioni, previste per il 30 luglio, o esistono le norme giuridiche e costituzionali per fare questo plebiscito?

Luciano Vasapollo:” Secondo la Costituzione bolivariana per fare un referendum esistono delle norme specifiche sulle modalità di raccolta e sul numero delle firme necessarie per decidere la realizzazione del referendum. Dopo di che ci vuole il tempo necessario per realizzarlo in tutto il paese, organizzando le urne, gli scrutatori, lo spoglio elettronico. Insomma è un processo che occupa dai quattro ai sei mesi. E’ evidente che l’opposizione, dopo il fattaccio provocato dai terroristi all’Assemblea Nazionale, ha lanciato questa proposta per confondere ancor più la popolazione, senza però alcun risultato pratico, a parte i soliti titoloni nei giornali venezuelani e nel “Clarin” argentino e nello spagnolo “El Pais”.

Infatti gli articoli 347 e 348 della Costituzione Bolivariana stabiliscono che in caso di necessità il Presidente della Repubblica, può richiedere nel Consiglio dei Ministri la convocazione di una nuova Assemblea Nazionale Costituente. Cosa che il presidente Maduro ha già fatto rispettando tutti termini stabiliti dalla legge, poiché il motivo di questa convocazione non è un capriccio di Maduro o del PSUV, ma una necessità politica per governare in pace e prosperità il Venezuela.

Infatti è dal 2015, cioè da quando l’opposizione ha la maggioranza nel Parlamento, che il governo può legiferare solo per decreto, poiché qualsiasi proposta di legge il governo presenta è, sistematicamente, bocciata dai deputati del MUD. Nello stesso tempo, i partiti dell’opposizione si avvalgono di questa maggioranza legislativa per fare delle leggi che scavalcano o che annullano tutte quelle che furono fatte anteriormente da Hugo Chávez o da Nicolas Maduro. Per esempio, subito dopo che la polizia aveva imprigionato i trentacinque “Guarimbas” che provocarono con “La Salida” la morte di 43 persone e dopo aver condannato il lider del partito “Voluntad Popular”, Leopoldo Lopez per essere l’ispiratore di questi attacchi, l’opposizione propose un’amnistia per i cosiddetti prigionieri politici del Venezuela. Lo stesso dicasi per i tentativi di pacificazione tentati dai vari paesi latino-americani e poi dallo stesso Papa Francesco, che sono sempre falliti perché il MUD collocava come condizione sine qua non la rinuncia di Maduro e dei suoi ministri e quindi il passaggio dei poteri a un governo di transizione formato dai partiti che avevano la maggioranza nel Parlamento. Vale a dire il MUD.

L’ultimo esempio nella sfera economica riguarda il rifiuto da parte dei principali imprenditori di collaborare con il governo bolivariano, nel nuovo programma di ripresa economica che il presidente Maduro presentò nel gennaio del nel 2016, cioè quando il prezzo del petrolio aveva toccato i livelli più bassi.

D’altra parte la rabbiosa continuazione del piano eversivo Freedom2 ha obbligato il presidente Maduro e i membri del Consiglio dei Ministri a decidere per una nuova Assemblea Nazionale Costituente capace di fissare nuove regole democratiche partecipative e nuove mete per il socialismo in Venezuela”.

Ma come affermava il Comandante Ernesto Che Guevara nel primo dei due interventi nella IX Sessione dell’Assemblea generale dell’ONU l’11 dicembre 1964:

“Cuba. Signori delegati libera e sovrana senza catene che la leghino a nessuno, senza investimenti stranieri nel suo territorio , senza proconsoli che orientino la sua politica può parlare a fronte alta in questa Assemblea e dimostrare la giustezza della frase Territorio Libero di America con cui è stata battezzata. Il nostro esempio darà i suoi frutti nel Continente, come già in certa misura sta accadendo in Guatemala, Colombia e Venezuela.

E se il nemico non è piccolo neppure la nostra forza è disprezzabile, poiché i popoli non sono isolati….tutto ciò, signori delegati questa nuova disposizione di un Continente, dell’America, è plasmato e riassunta nel grido che , ogni giorno, le nostre masse proclamano come espressione irrefutabile della loro decisione di lotta, paralizzando la mano armata dell’invasore.…

Questo motto è Patria o Muerte! Venceremos!”

Radio Città Aperta – Quali sarebbero gli argomenti chiave che questa nuova Assemblea Nazionale Costituente dovrebbe legiferare?

Achille Lollo – La prima Costituzione elaborata nel 1999, durante il governo di Hugo Chávez pretendeva, innanzitutto rafforzare lo Stato per realizzare i programmi di giustizia sociale e di equità economica, in un paese dove i governi erano sempre stati dei servi dell’imperialismo statunitense, mentre la sua borghesia oltre ad essere culturalmente incapace di dinamizzare uno sviluppo economico fuori della dipendenza e del controllo delle multinazionali, era profondamente razzista. Una borghesia che come quella colombiana si sente ancora erede dei conquistadores spagnoli. Una borghesia che ha il culto del suo colore “blanco” e che disprezza gli indigeni, gli afro-americani e soprattutto “los mestizos”, cioè i meticci come Hugo Chaves e Nicolas Maduro!.

L’incapacità di voler convivere con i poveri e di voler usare le ricchezze naturali del Venezuela per favorire unicamente il suo l’arricchimento e quello delle multinazionali, ha praticamente reso impossibile la convivenza con il governo bolivariano. Per questo motivo, oggi, i lider del MUD fanno di tutto per evitare le elezioni per la nuova Assemblea Nazionale Costituente.

Infatti, le nuove norme che caratterizzeranno i lavori della nuova Assemblea Costituente possono essere così riassunti: 1) Garantire una pace effettiva in tutto il Venezuela: 2) Perfezionare il nuovo sistema economico capace di ridurre la dipendenza dal petrolio; 3) Dare alle Missiones uso status costituzionale; 4) Rafforzare il sistema giudiziario per dinamizzare la lotta al terrorismo e al narcotraffico; 5) Scrivere nella nuova Costituzione l’affermazione del “Poder Comunal”, come un elemento determinante della democrazia partecipativa e protagonista; 6) Rafforzare la sovranità nazionale a livello della politica estera del Venezuela.

In pratica, questi sei argomenti saranno le basi portanti di una nuova transizione dove la lotta di classe proletaria e la lotta anti-imperialista ascenderanno a una fase superiore. E’ soprattutto per questo motivo che l’impero contrattacca con tutti i suoi mezzi e i suoi serventi canini. Infatti a Washington e Miami sanno benissimo che la maggioranza dei lavoratori venezuelani è stanca dei ricatti dei borghesi del MUD, è stanca dei piani eversivi dell’imperialismo, è stanca dei sabotaggi legislativi dell’opposizione. Per questo, sono in molti a riconoscere che questa nuova Assemblea Nazionale Costituente concretizzerà quello che Hugo Chávez aveva previsto: il Socialismo del Secolo XXI”.

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