Come era già stato annunciato, il “vertice d’emergenza” della Lega
Araba tenutosi ieri al Cairo ha fornito all’Arabia Saudita una ghiotta
occasione per sferrare un nuovo duro colpo al nemico Iran e per
ricompattare il blocco degli stati arabi sunniti. “Teheran vuole
destabilizzare e alimentare il settarismo nell’area – ha dichiarato
senza giri di parole il ministro degli esteri saudita Adel al-Jubayr in
apertura dell’incontro – Questa [nostra] risposta rapida
riflette la gravità della situazione che i nostri Paesi affrontano a
causa delle violazioni dei missili balistici iraniani e della chiara
interferenza [di Teheran] negli affari interni dei Paesi arabi”. Di
fronte “all’aggressione” iraniana, ha sottolineato Jubayr, Riyadh “non
esiterà a difendere la sua sicurezza nazionale pur di mantenere il suo
popolo al sicuro”.
Non meno tenero verso Teheran è stato il suo pari bahrenita, Khalid bin Ahmed al-Khalifa,
secondo il quale il Bahrain ha ricevuto “migliaia di ferite” da parte
della Repubblica islamica (il riferimento è alle proteste della
maggioranza sciita contro la monarchia duramente represse da Manama).
“L’Iran – ha poi spiegato al-Khalifa – ha braccia nella regione, la più
lunga delle quali al momento è quella dei terroristi di Hezbollah” che sono “in totale controllo” del Libano.
L’ostilità contro Hezbollah, e quindi contro l’Iran, è stata però
pressoché unanime al vertice: nella dichiarazione finale, la Lega araba
ha approvato un testo in cui Hezbollah è ritenuta una “organizzazione
terroristica”.
Ad attaccare Teheran è stato anche il segretario della Lega araba, Ahmed Aboul Gheit,
che ha stigmatizzato con forza il missile sparato recentemente dai
ribelli yemeniti houthi in direzione di Riyadh. Quel razzo – ha detto
durante il suo intervento – era “di fabbricazione iraniana” ed è stato
“un messaggio inaccettabile” mandato ai sauditi dagli ayatollah. Gli
houthi negano però di aver ricevuto alcun tipo di assistenza da parte di
Teheran e sostengono che il Burkan 2-H lanciato verso il regno saudita è
di produzione yemenita.
Il vertice di ieri giungeva nelle ore in cui continua ad
essere altissima la tensione tra Libano e Arabia Saudita alla luce delle
dimissioni del premier libanese Hariri annunciate inaspettatamente lo
scorso 4 novembre. Secondo gran parte del mondo politico
libanese, infatti, la decisione del primo ministro (da sabato a Parigi)
sarebbe stata dettata dai diktat sauditi volti a destabilizzare il Paese
e colpire così Hezbollah e l’Iran.
Il prolungato “soggiorno” del
premier in Arabia Saudita ha portato il presidente del Libano Michael
Aoun (e non solo) ad accusare i Saud di tenere Hariri in ostaggio
(accusa respinta sia dal premier dimissionario che dai sauditi). Che il
clima tra Beirut e Riyadh sia ancora teso, nonostante il ritorno in
patria del leader di Mustqbal previsto per mercoledì, è apparso evidente
dall’assenza al vertice di ieri del ministro degli esteri libanese
Bassil (c’era però il rappresentante del Libano alla Lega Araba, Antoine
Azzam).
La risposta dall’Iran all’attacco incrociato dal Cairo non si è fatta attendere.
“Sfortunatamente nazioni come il regime saudita stanno cercando di
dividere e di creare differenze. Ciò perché non vedono altro che
divisioni” ha detto laconicamente il ministro degli esteri Mohammad
Javad Zarif ai margini di un incontro sulla Siria con turchi e russi ad
Antalya.
Ma se l’Iran è il gran nemico da combattere, sempre più evidenti sono i legami tra il mondo “moderato” arabo e Israele. Intervistato
ieri dalla radio militare, il ministro israeliano per l’Energia, Yuval
Steinitz, ha confermato infatti che sono in corso contatti segreti tra
lo stato ebraico e l’Arabia Saudita sull’Iran. “Abbiamo
relazioni con molti paesi arabi e musulmani che sono in parte segrete.
Non siamo noi quelli che si vergognano [di renderli pubblici].
Solitamente sono gli altri che preferiscono mantenerli così pertanto noi
rispettiamo i loro desideri”. “I contatti con il mondo arabo moderato,
tra cui quelli con l’Arabia Saudita – ha spiegato – ci aiutano a fermare
l’Iran. Quando abbiamo lottato per avere un migliore accordo sul
nucleare, ottenendo solo un parziale successo, a sostenerci c’erano gli
stati arabi moderati e anche ora, quando facciamo pressioni sulle
potenze mondiali affinché si oppongano alla creazione di una base
militare in Siria o sul nostro confine settentrionale [Golan occupato,
ndr], il mondo sunnita ci aiuta”.
Le dichiarazioni di Steinitz fanno il paio con quelle della scorsa settimana del capo di stato maggiore israeliano Gadi Eisenkot
che, intervistato dal portale saudita on line Elaph, aveva dichiarato
che Israele è pronto a condividere “informazioni di intelligence” con i
sauditi perché i due Paesi hanno un comune interesse nel fermare l’Iran.
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