Sarebbe da ringraziare Antonio Polito che ha il merito di scrivere con crudezza, appena malcelata dai toni garbati e riflessivi, un editoriale dal titolo “Il potere del popolo e i suoi mali” dove si sostiene che la “democrazia del voto” crea solo casini alla tenuta dell’attuale sistema economico, politico e sociale. Su questo i riferimento sono tanti, e li conosciamo anche noi e ne potremmo aggiungere: la crisi della Merkel ma anche in Belgio e Olanda, la Brexit, il referendum catalano, i quattro governi italiani senza mandato elettorale, e noi appunto potremmo aggiungere almeno il referendum costituzionale del 4 dicembre, non a caso rimosso dalla riflessione.
L’editoriale sottolinea che anche le soluzioni di ingegneria elettorale che ha spinto al superamento e annullamento dei sistemi proporzionali non funzionano più e che anche i sistemi maggioritari non risolvono i problemi e non mettono al sicuro dalla instabilità politica, elemento questo che è presupposto, implicito, visto come necessario al governare l’attuale fase di crisi e di competizione internazionale.
Il giudizio è lapidario, per Polito la democrazia per come l’abbiamo conosciuta ormai è campo aperto per il populismo, che distinguere tra “demos” e “populus” è inutile: qui vediamo tradotta la consapevolezza che gli schemi che hanno permesso una stabilità tra democrazia formale e un sistema capitalistico feroce stanno andando in frantumi, che l’egemonia politica, economica e culturale che ha permesso di ottenere dal “populus” l’accettazione democratica di una società profondamente iniqua è in crisi. Una crisi che si esprime in maniere diversificate e anche reazionarie ma che non garantiscono il controllo necessario alle élite economiche e finanziarie europee e internazionali.
Anche la crisi dei partiti popolari non è stata “curata” dai partiti fluidi, dai partiti personali, dai partiti rottamatori, anzi queste soluzioni che possiamo definire come forme della “politica della crisi” hanno rinviato ma anche ingigantito la stessa crisi.
Troviamo anche un'importate ammissione, buttata giù candidamente, che le cose importanti vengono decise in strutture a livello internazionale (come la UE) che per loro “natura” non possono decidere democraticamente. Una ammissione che dovrebbe essere ben compresa dalla variegata sinistra antagonista che stenta a mettere a fuoco questo dato oggettivo, mentre purtroppo viene rimosso dal dibattito sui veri nodi costitutivi di una rappresentanza politica per una vera alternativa sociale. A sinistra si continuano a fare elenchi programmatici, ed elettorali, di diritti e rivendicazioni ma manca la consapevolezza e la dichiarazione della necessità di una rottura radicale e politica della gabbia antipopolare, per “natura”, non democratica dell’impianto profondo della nostra società.
Per questo male, sostiene l’editoriale, la soluzione è la fine della democrazia rappresentativa e della rappresentanza come soggetto che fa politica. Per il saggista Polito la soluzione, la cura della malattia, è uccidere il malato: quindi, trasformare definitivamente i parlamenti e governi in organi di semplice amministrazione, con il compito di ottimizzazione delle decisioni politiche prese altrove, e garantire un “spettacolo della democrazia” sufficiente ad attirare un residuo di elettorato.
Ancora più chiaramente la cura è neutralizzare la sostanza della democrazia e dare supremazia alla Legge (decisa da chi?), un ordine da far rispettare a prescindere dalla volontà del popolo, e qui ci torna facile in testa il Gian Maria Volontè, del film “Indagine su un cittadino al di sopra ogni sospetto” con la famosa frase “Noi siamo a guardia della legge che vogliamo immutabile, scolpita nel tempo. Il popolo è minorenne, la città è malata; ad altri spetta il compito di curare e di educare, a noi il dovere di reprimere! La repressione è il nostro vaccino! Repressione è civiltà!” ed infatti, aggiungiamo, che non a caso in questi mesi abbiamo avuto una svolta e un adeguamento delle politiche repressive che sono ben rappresentate dal Ministro Minniti. Crisi democratica e repressione sono gemelli siamesi.
Più chiaro di così! Questa è la loro crisi di egemonia e queste sono le risposte reazionarie della borghesia. Ci sta bene? Ovvio che no. Anche per questo l’assemblea nazionale della Piattaforma sociale Eurostop sarà un importante appuntamento per mettere in piedi un livello di organizzazione e di risposta politica adeguata alle sfide che si sono aperte.
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