“Egr. Sig. Presidente Macron, [...] il Movimento 5 Stelle crede profondamente, proprio come Lei, in una rifondazione dell’Europa”.
Eccola qui, 23 novembre 2017, la pietra tombale definitiva per tutti coloro che hanno creduto di vedere nel Movimento 5 Stelle un’organizzazione in grado di portare cambiamento e offrire un argine efficace alla distruzione di diritti e Welfare perpetrati dalle organizzazioni sovranazionali, in particolare l'Unione Europea.
Questa lettera del Candidato Premier Luigi Di Maio a Macron, pubblicata oggi sul blog di Grillo – e la prima domanda che affligge il lettore è: ma se la scrive in italiano come pensa che l’ex banchiere di Rothschild e advisor Nestlè potrà mai rispondergli? – è proprio la pietra tombale.
Dopo aver definito, a tutti i poteri italiani riuniti al Forum Ambrosetti, un “modello” Rajoy– e stiamo parlando del leader del partito più corrotto al mondo, il (post) franchista che massacra i catalani e colui che fa politiche di schiavitù del lavoro da far impallidire gli estremisti della scuola di Chicago – ora si passa davvero incredibilmente al “modello” Macron. Un altro che in tema di distruzione di diritti e Welfare non scherza. Del resto parliamo, lo ripetiamo, di un ex banchiere Rothschild e advisor Nestlè.
Riformare l’Europa con Rajoy e Macron. Davvero questo è diventato il Movimento 5 Stelle? Davvero non c’è una voce contraria interna che vuole far sentire oggi la sua voce?
Una forse c’è stata, in realtà. Che il Jobs Act non sia affatto un’invenzione di Renzi, ma l’imposizione della Troika (che oggi in Francia ha come Macron il suo volto) lo aveva ben capito l’altro leader del Movimento 5 Stelle, Alessandro Di Battista. In un’intervista del marzo 2015 a Geraldina Colotti su il manifesto dichiarava:
«Il Jobs Act in Italia, come il Ttip dà mano libera alle imprese a danno dei lavoratori, è il più grande favore che si può fare alla generazione Wall Mart, alla grandissima distribuzione nordamericana. L’Europa del Sud deve costituire un cartello come hanno fatto i paesi dell’Alba in America latina».
«Non più sudditi, ma paese sovrano». Ripeteva spesso.
Per farlo i “modelli” non possono essere certo Rajoy e Macron, macellai sociali e simbolo dell’Unione Europea che distrugge diritti in nome della finanza transnazionale e contro i popoli. Se il passo indietro deciso da Di Battista è dipeso da questa trasformazione nella peggior destra europeista intrapresa da Di Maio per lui divenuta inaccettabile; se, in altre parole, la sua volontà annunciata di fare politica fuori le istituzioni è dipesa da questa degenerazione, il tutto diviene molto comprensibile.
Ma c’è tutto un mondo fuori le istituzioni che si sta organizzando per combattere efficacemente euro, Unione Europea e NATO e che guarda proprio all’esperienza dei paesi dell’Alba come un punto di riferimento per il Mediterraneo. Il 2 dicembre si riunirà di nuovo a Roma. Di Battista partecipi all’Assemblea di EuroStop e faccia veramente politica fuori le istituzioni per il popolo e contro i banchieri alla Macron.
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