Quando dall’Unione Europea squilla il campanello “c’è posta per te” sono sempre brutte notizie. Non fa eccezione la “letterina” che Pierre Moscovici (commissario all’economia) e il vicepresidente Valdis Dombrovskis hanno inviato al ministro italiano Pier Carlo Padoan.
Il giudizio sulla legge di stabilità in discussione in Parlamento è negativo, ma le avvertenze sono ancora più chiare: almeno non peggiorate la situazione. A riprova che la Ue non si preoccupa soltanto di vigilare sui saldi finali della finanziaria, ma entra nel merito di ogni singolo aspetto delle politiche governative, l’avviso mette in guardia soprattutto sul dossier pensioni, teoricamente aperto nella cosiddetta “trattativa” con i sindacati. Sapete benissimo che si parla del preteso “sconto” sull’età pensionabile per alcuni mestieri particolarmente usuranti (bloccandola a “soli” 66 anni e 7 mesi, invece che a 67 anni, dal 2019). E la Ue dice: “non se ne parla proprio”.
Il governo conosceva già questo giudizio, e infatti – nel testo della legge di stabilità – non c’è alcuna traccia di “esenzione”, per nessuna categoria. Mai neppure presentati gli emendamenti relativi. La “trattativa” era solo una sceneggiata a beneficio dei media, che hanno potuto per giorni abbindolare la platea dei pensionandi con questa “buona novella” inesistente.
Ci hanno fatto una figura di merda soprattutto Camusso, Barbagallo e Furlan, i tre segretari generali di CgilCislUil. E in particolare gli ultimi due, che avevano parlato di “risultati positivi”, “risultati superiori a quanto chiedevamo un anno fa” e altre sciocchezze similari. Il segretario dei metalmeccanici Cisl, Bentivogli, si era spinto addirittura a lanciare una “mobilitazione” in difesa dell’accordo, per contrastare l’eventuale protesta dei cigiellini...
Camusso prova a fingere di essere contrariata, ma lo fa con una “mobilitazione” convocata di sabato (niente sciopero, dunque) e nientepopodimeno che in modalità “virtuali”. In pratica, cinque appuntamenti per pochi intimi, in diverse città italiane, con la segretaria a diffondere il suo verbo audiovideo. Immaginiamo che a Bruxelles e a Palazzo Chigi stiano tremando come foglie autunnali...
L‘entità dello scostamento dagli obiettivi previsti dai trattati è di una certa consistenza (lo 0,3% del Pil), che tradotto in miliardi di euro fa circa 5 (mentre tutti i giornali parlano di 3,5). Perciò Moscovici e Dumbrovskis danno appuntamento a maggio, quando dovrà essere espresso il giudizio definitivo – “a bocce ferme” e carte scritte. Lì partirà la richiesta di “manovra correttiva”, che sarà obbligatoria “chiunque vinca le elezioni”.
Su questo Moscovici è particolarmente deciso, visto che ha dato anche un’intervista a La Stampa per far capire che “chiunque andrà al governo dovrà rispettare le regole Ue. Roma non ha scelta, deve tagliare il debito”.
Un atteggiamento non nuovo, certo, ma che svuota di senso molte delle promesse elettorali (“ministero per gli anziani”, “pensioni minime a 1.000 euro”, “reddito di cittadinanza”, “investimenti su scuola e università”, ecc.) che ogni partito sta mettendo a punto in questi giorni. La Ue non vuole soltanto che il debito sia ridotto, ma pretende di indicare anche su quali voci di bilancio è preferibile incidere.
Con la mannaia, non con il bisturi.
Il convitato di pietra è infatti il Fiscal Compact, che il Parlamento italiano deve ratificare entro il 31 dicembre e su cui ovviamente tutti pretendono l’assoluto silenzio. Una volta ratificato, i “margini di flessibilità” sui conti verranno praticamente azzerati. Ma, soprattutto, la riduzione del debito dovrà cominciare a viaggiare non più sui decimali, ma su interi punti di Pil (anche del 5% annuo, secondo alcuni calcoli).
In pratica, la Ue sta preparando una “cura greca” che investirà non solo questo paese, anche se l’Italia sarà probabilmente il problema più grande per via del suo peso oggettivo nell’economia continentale.
E altrettanto saggiamente – dal suo punto di vista – la Ue non vuole allarmare la popolazione italiana, candidando così al macero i partiti e le coalizioni “europeiste”. Per stangarci, ci sarà tempo e modo dopo le elezioni...
Forse dovremmo ragionare anche noi in questo modo, ossia al contrario, mettendoci in movimento ORA. Dopo, potremmo ritrovarci con uno svantaggio quasi incolmabile...
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento