Le veline dell’esercito degli Stati Uniti avevano definito i bombardamenti della coalizione contro lo Stato Islamico in Iraq e Siria come i più precisi della storia. Ma un’inchiesta del New York Times, durata 18 mesi, rivela invece come in Iraq le cose siano andate molto diversamente rispetto ai dati ufficiali: risulterebbero infatti molti più morti di quelli dichiarati dal governo americano e presi per buoni dai mass media occidentali (inclusi quelli italiani).
“I bombardamenti sono stati molto meno precisi di quanto affermato dalla coalizione – si legge nell’articolo del NYT– tra aprile 2016 e giugno 2017, abbiamo visitato circa 150 luoghi in cui ci sono stati bombardamenti nel nord dell’Iraq, non molto dopo rispetto a quando l’Isis è stato cacciato”.
Il New York Times ha intervistato civili, visitato i villaggi, analizzato i frammenti delle bombe, ma anche letto gli articoli dei giornali locali e visitato la base del Qatar da cui sono partiti tutti gli aerei coinvolti nei bombardamenti. Inoltre, i reporter del quotidiano di New York hanno intervistato i generali che hanno guidato le operazioni, fornendo il primo reportage sugli attacchi della coalizione da quando sono iniziati, nel 2014.
La coalizione contro l’ISIS a guida americana ha iniziato a bombardare i jihadisti in Iraq nell’estate del 2014, espandendo poi le proprie operazioni in Siria il 23 settembre successivo. Il Comando Centrale statunitense aveva fino ad ora riconosciuto la morte di almeno 396 civili a seguito dei suoi attacchi aerei in Siria e in Iraq dall’inizio della operazione antiterrorismo.
In particolare la coalizione a guida Usa ha riconosciuto come credibili 5 notizie relative alle vittime civili nei due Paesi mediorientali a febbraio.
Inoltre i comandi militari statunitensi avevano valutato 37 notizie relative all’assalto di Mosul, giunti dall’inizio delle operazioni militari nella città irachena da ottobre 2016 fino alla liberazione della parte orientale della città il 18 febbraio. Solo 15 sono state giudicate credibili. Si osserva che da agosto 2014 al febbraio 2017 le forze della coalizione hanno compiuto in Medio Oriente oltre 18.600 raid. In precedenza il quartier generale della coalizione aveva riferito che nei bombardamenti degli alleati erano rimasti uccisi 118 civili tra siriani ed iracheni.
Solo tra il 23 aprile e il 26 maggio 2017, la coalizione a guida statunitense ha causato la morte di 331 cittadini siriani, tra cui decine di bambini. Prima di queste stime, l’esercito americano aveva riferito che le vittime civili, dal 2014 all’ultimo mese, erano state 352. A Mosul, in Iraq, in un bombardamento effettuato il 17 marzo dalla coalizione internazionale a guida USA, sono morti 105 civili iracheni.
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