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21/11/2017

Non è con i libri e con i viaggi che si cambia un paese (vero, Dibba?)

Dopo la visita di Luigi Di Maio negli Stati Uniti e le dichiarazioni filoeuropeiste del neo vice Presidente del Parlamento europeo, Fabio Massimo Castaldo, un terzo avvenimento sembra indicare l’irreversibile via sistemica e di “normalizzazione” intrapresa dal Movimento Cinque Stelle: l’annuncio di Alessandro Di Battista di non presentarsi più alle prossime elezioni.

Eh si, perché era stato lui, come motore della Commissione Affari Esteri, a mostrare gli spunti più interessanti del Movimento di Grillo, in un’ottica che doveva essere finalmente di rottura. Prendendo a modello spesso le esperienza progressiste dell’America Latina, ripeteva spesso proprio Di Battista, non ci può essere cambiamento senza rottura.

Rottura chiaramente con l’ordine prestabilito, con i poteri reali che stanno strappando via agli italiani diritti, Welfare e perfino la Costituzione antifascista.

Parliamo chiaramente di Unione Europea, zona euro e Nato.

Da questo punto di vista era lui il vero leader di un Movimento che sin dall’origine si professava cambiamento.

Un leader sulla carta certo, perché un vero leader non si tira indietro, mai.

Di Battista, invece, ha scelto dapprima di non partecipare alla competizione con il “normalizzatore” Di Maio per la candidatura a Premier, lasciando un’autostrada a chi ha deciso di trasformare il partito in una brutta copia del PD.

E ora ha scelto di non partecipare alle prossime elezioni... per dedicarsi a libri e viaggi.

“Per ora”, è vero. Come dichiara lui stesso nel video in cui annuncia la decisione, lasciando intendere che in futuro ci sarà possibilità. Una mossa giudicata astuta, secondo coloro che ritengono che le scelte europeiste e atlantiste di Di Maio porteranno ad un prevedibile collasso del Movimento e che Di Battista quindi sarà poi richiamato come classico “salvatore della Patria”. Ma il problema è che il Cinque Stelle si gioca, nel bene o nel male, tutto nella prossima legislatura. Poi, semplicemente, non ci sarà più nulla da ricostruire.

Ed è per questo che siamo noi che gli lanciamo un invito. Di Battista, sempre nel video, ha dichiarato di volersi occupare ancora di politica, fuori le istituzioni. Bene, fuori le istituzioni, c’è tutto un mondo che non va nella direzione della normalizzazione, ma che sta lavorando per gettare le basi per combattere efficacemente euro, Unione Europea e NATO. C’è un mondo di lavoratori, precari, disoccupati, braccianti e migranti che si stanno organizzando per combattere. Il 2 dicembre ci sarà il prossimo appuntamento programmatico della Piattaforma Eurostop: perché Di Battista non partecipa all’Assemblea? Sarebbe l’unico modo per non rinnegare quei principi che nella prima legislatura aveva fatto intravvedere, per poi perdersi completamente nella “normalizzazione” recente.

Un vero leader non si tira indietro. Non è con i libri e con i viaggi che si cambia un paese.

“Sono qui fermo. Mandami il popolo, che io saprò obbedirgli. Sono un soldato del popolo. Siete voi il mio capo” (Hugo Chavez Frias)

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