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22/11/2017

A Lugansk regna l’incertezza

Notizie sempre più contraddittorie dalla Repubblica popolare di Lugansk, sul conflitto che da lunedì scorso (in realtà, da molto prima) vede contrapposti il Presidente della LNR, Igor Plotnitskij e il Ministro degli interni Igor Kornet.

Si va da voci di appoggio del Cremlino al Ministro degli interni (a questo punto, difficile dire chi dei due rivesta ancora la propria carica) Kornet, contro il leader Igor Plotnitskij, ad altre di una fuga a Mosca dello stesso Plotnitskij. E mentre la Russia smentisce le voci di un appoggio a questa o quella delle parti, ieri pomeriggio si era addirittura adombrato un coinvolgimento dei vertici della DNR, che avrebbero tentato di unificare le due Repubbliche popolari, con capitale Donetsk. Tant’è che ieri sera, erano apparsi in rete alcuni video in cui si mostrava una colonna di mezzi blindati che, apparentemente, data l’oscurità, avrebbero dovuto appartenere alle milizie della DNR e che si stavano dirigendo verso Lugansk.

Fatto sta che, al momento, sembra che il centro della capitale della LNR continui a esser presidiato da reparti armati: non si capisce bene agli ordini di chi, se del Ministero degli interni o della presidenza della repubblica. Ieri, si era anche fatto notare che l’agenzia ufficiale (GTRK) di informazioni della LNR, aveva dato conto solo delle dichiarazioni di Kornet, circa la smentita del suo esautoramento da parte di Plotnitskij e avrebbe omesso qualsiasi dichiarazione di quest’ultimo. Stamani però Russkaja Vesna riporta un breve video, trasmesso dalla stessa GTRK, in cui Plotnitskij dà conto della situazione e conferma l’esautoramento di Kornet e la sua sostituzione con Vladimir Čerkov, il quale, d’accordo con il Ministro per le situazioni d’emergenza Sergej Ivanuškin, sta tentando di venire a capo “del tentativo di colpo di stato”.

Sullo sfondo, rimane comunque lo smascheramento di una rete di sabotatori ucraini, che sarebbero penetrati nel territorio della Repubblica popolare, con l’appoggio o la connivenza di questa o quella – a questo punto ogni certezza è molto vacillante – delle alte cariche della repubblica. Che tale rete sia molto attiva, sia all’interno della LNR che della DNR, sembra essere l’unico fatto certo; quale apparato di vertice della LNR abbia facilitato il lavoro di diversione, appare molto più difficile da appurare.

Dunque, per tutto il resto, non si può che parlare di voci. Così, nella tarda serata di ieri, il sito Vzgljad riportava le dichiarazioni di un miliziano della DNR, secondo cui Plotnitskij sarebbe volato a Mosca, avendo perso il controllo della situazione. Ma, sempre tra le altei voci, la Tass riporta quelle della smentita da parte del Cremlino su un presunto appoggio di Mosca a “precisi personaggi politici” della LNR, facendo quindi intendere di non parteggiare per nessuna delle due parti – cosa difficile da credere. Smentita anche da parte del Ministero della difesa della Repubblica popolare di Donetsk la voce di un coinvolgimento della DNR negli avvenimenti della LNR. La stessa “fonte” che aveva parlato del sostegno di Mosca a Kornet, avrebbe detto anche che “se Donetsk è abbastanza indipendente dal Cremlino e si possono dipingere i loro rapporti come di protettorato non particolarmente pesante, per quanto riguarda Lugansk, Mosca tenderebbe a correggere alcuni processi in corso nella LNR e ad aumentare la propria influenza”. Inoltre, qualcuno a Mosca sembra ritenere che “il caos odierno a Lugansk sia in parte anche il risultato della tattica non del tutto accorta del leader della LNR”.

Dunque, vista la situazione odierna, diventa difficile anche dare una valutazione certa degli avvenimenti di un anno fa, tant’è che anche ieri, tra la ridda di voci, Kornet era tornato a parlare di un tentativo di colpo di stato condotto nel settembre 2016, nel corso del quale era rimasto ucciso l’ex Primo ministro della LNR Gennadij Tsypkalov. Intervistato da Dmitrij Rodionov per Svobodnaja Pressa, il politologo Eduard Popov ha raccontato che, nei giorni scorsi, a Donetsk, da più parti gli è stato detto più o meno che nella DNR “non tutto è rosa e fiori; ma la situazione non è certo nemmeno così drammatica come nella LNR”. Il giornalista della DNR Aleksandr Dmitrievskij ricorda che tra la popolazione di Lugansk molte domande sono rimaste senza risposta anche nella morte di comandanti carismatici delle milizie della LNR, quali Aleksej Mozgovoj, Pavel Drëmov, Nikolaj Kozitsyn. Per quanto riguarda la Russia, Popov ritiene che questa sia oltremodo interessata al “processo di Minsk”, mentre, secondo lui, tale processo non avrebbe riscosso particolare entusiasmo da parte di Plotnitskij, pur se quegli accordi recano anche la sua firma.

Di abbastanza sicuro, c’è da ricordare, ad esempio, il conflitto tra Igor Plotnitskij e il Ministro per la sicurezza nazionale, dopo che questi, in assenza del presidente, aveva ordinato l’arresto del Ministro per l’industria carbonifera: altro punto dolente, a quanto pare, nella LNR, con un pesante ristagno anche nell’industria metallurgica. Ci sono da ricordare le dichiarazioni rilasciate un paio di settimane fa dal facente funzioni di Ministro degli esteri ai negoziati di Minsk, Vladislav Dejnego, secondo cui la LNR, per venire incontro a Kiev e appianare la strada a quegli accordi, potrebbe esser disposta a cambiare denominazione alla Repubblica e addirittura a tornare nella compagine statale ucraina. Dichiarazione criticata dall’omologo della DNR, Denis Pušilin e categoricamente smentita da Igor Plotnitskij.

Non del tutto tranquilla, in fondo, sembra esser da tempo la situazione interna alla LNR, con le lunghe mani delle forze esterne, non solo dei golpisti ucraini, di cui sarebbe semplicemente ridicolo dubitare. Tanto meno, dopo la recente visita a Kiev dell’inviato USA Kurt Volker, dopo la quale, per la prima volta era stata data notizia ufficiale di un colloquio telefonico tra Vladimir Putin e i capi di DNR e LNR, Aleksandr Zakharčenko e Igor Plotnitskij sulla questione dello scambio di prigionieri con Kiev: chiaro segnale lanciato a Washington sull’appoggio di Mosca alle Repubbliche popolari, i cui leader Volker si era rifiutato di incontrare o semplicemente contattare.

Ieri, sul sito Vzgljad, Evgenij Krutikov faceva ricadere l’intera responsabilità della situazione su Igor Plotnitskij, sostenendo che questi avrebbe anche “messo lo sgambetto” alla diplomazia russa, nel senso che, dopo il passo di Putin nei confronti di Ucraina e USA, proprio il leader della LNR rischierebbe di compromettere “l’immagine” delle Repubbliche popolari sullo scenario internazionale. Soprattutto, proprio nel momento in cui da Washington sempre più concreta si fa la possibilità delle forniture di “armi letali” (come se ne fossero di innocue) all’Ucraina.

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