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02/02/2018

“Non c’entriamo con la Shoa”! La legge approvata in Polonia indigna Israele, e inguaia gli Usa.

La Polonia ha deciso di dotare il proprio ordinamento giuridico di una legge che punisca penalmente chiunque associ la Polonia stessa ai lager ed allo sterminio degli ebrei nel corso della seconda guerra mondiale.

Non si può parlare di lager polacchi, né di nazisti polacchi: pena massima fino a tre anni per chiunque, anche straniero, faccia riferimento ad una responsabilità della Polonia per quel che riguarda il genocidio perpetrato dai nazisti dal 1939 al 1945.

Storicamente è un discorso che regge e non regge: è certamente vero che la Polonia ed il popolo polacco pagarono un prezzo altissimo alla barbarie nazifascista, ma forme di collaborazionismo e prossimità al Terzo Reich ci furono, come ad esempio Jackob Palij, 95enne ex responsabile del campo di concentramento di Treblinka attualmente in libertà. D’altronde molti lager erano situati in territorio polacco, e risulta difficile immaginare che almeno qualche cittadino polacco non abbia collaborato con i nazisti.

Il che, ovviamente, non comporta un giudizio di connivenza per tutto il popolo polacco. La scelta di approvare questa legge risulta però un po’ forzata, proprio dal punto di vista storico.

Va a rispondere ad una richiesta che sembra arrivare dalla parte più nazionalista e sciovinista del paese, che sta scivolando sempre più verso destra.

La scelta di proporre ed approvare un provvedimento del genere ha però creato un problema forse inatteso a livello di politica estera. Una questione paradossale, da un certo punto di vista: Israele si è arrabbiato.

Perché paradossale? Perché fino a qualche giorno fa i rapporti tra lo Stato Ebraico e la Polonia erano ottimi: il premier israeliano Netaniahu si era addirittura complimentato, nemmeno un mese fa, con il suo pari ruolo di Varsavia per la scelta polacca di astenersi nel corso della votazione contro la decisione degli Stati Uniti di spostare l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme.

Una astensione che era stata letta come scelta di solidarietà nei confronti di Israele, e che aveva visto la Polonia affiancata all’Ungheria, altro paese europeo che è scivolato molto a destra. Interessante il fatto che entrambi i paesi abbiano una tradizione ed una attualità rispetto alla presenza di settori antisemiti all’interno delle proprie società.

Alla notizia della presentazione del progetto di legge, il governo israeliano era già intervenuto, chiedendo fermamente di non portare avanti l’iter di approvazione.

Ora, in seguito al “si” del parlamento polacco, la reazione è stata di forte indignazione. “Non abbiamo tolleranza per la distorsione della verità e la riscrittura della storia, né per la negazione dell’Olocausto“, ha dichiarato il Primo Ministro israeliano. “L’antisemitismo polacco ha alimentato l’Olocausto e questa è una negazione de-facto dell’Olocausto” ha aggiunto un altro rappresentante del governo di Tel Aviv.

La comunità ebraica polacca è naturalmente sul piede di guerra, sostenuta dalla parte progressista della società e da diversi leader europei.

Il governo tiene duro, con il premier Morawiecki che difende il provvedimento.

Interessante conoscere quale sarà la posizione dell’amministrazione Usa: mai così vicina ad Israele, ma molto legata anche alla Polonia, membro convinto della NATO e strategicamente fondamentale in funzione anti-russa. Questa storia potrebbe diventare un problema da gestire anche per Donald Trump.

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