Il verbale di accordo sull’Embraco viene esaltato in queste ore come un grande successo di Calenda, io ero ai cancelli della fabbrica e ho visto le lacrime e la rabbia di chi si era incatenato ai cancelli, lo scetticismo e la delusione di tanti altri. Le telecamere di Repubblica e Corriere erano lì e hanno ripreso questa rabbia, ma vedremo se la manderanno in onda. Calenda è il cocco dei direttori dei giornali.
La rabbia operaia è sacrosanta perché:
1) L’accordo sancisce la chiusura definitiva dello stabilimento il 31/12/18. Cioè la rinvia di 8 mesi, visto che era prevista per il 25 marzo. Per allora tutti i residui dipendenti Embraco saranno licenziati.
2) In questi 8 mesi azienda governo e regione dovrebbero trovare nuovi investitori che facciano altre attività nello stabilimento. Balle.
3) Chi volesse dimettersi dovrà farlo prima del 30 novembre. O te ne vai di tua volontà o verrai cacciato. È il modello Almaviva.
4) I lavoratori verranno aiutati da Regione ed azienda a cercarsi un altro lavoro. Si chiama outplacement ed è una bufala che non ha mai funzionato.
5) Il lavoro residuo si farà con la flessibilità dei lavoratori, l’azienda chiedeva il part time, si usa un’altra parola ma alla fine sarà lo stesso.
La domanda sorge spontanea. Perché non si è aspettato il 25 marzo tentando di fare un accordo migliore? Perché si è voluto farlo proprio alla vigilia del voto?
La risposta è persino ovvia vista la propaganda in atto per il “coraggioso” Calenda. Che durerà poco, fino a quando si scopriranno le porcate dell’accordo, ma il tempo necessario a passare il voto.
Ora i lavoratori dell’Embraco saranno di fronte al solito ricatto. O dicono no alla chiusura della loro fabbrica, e rischiano di essere licenziati subito, o l’accettano e saranno tutti in mezzo ad una strada tra 8 mesi.
Io condivido la rabbia di chi più ha lottato e spero che trovi la forza di continuare a lottare. Il nostro sostegno non basta, ma ci sarà. Certo viene davvero il disgusto per un mondo politico e sindacale che è capace solo di scaricare sugli operai i ricatti che le imprese fanno al lavoro ed al paese.
Vergogna.
Il testo del verbale dell’incontro:
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