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08/06/2018

Sulla tortura di stato 1/2

Che in Italia esista la pratica della tortura da parte dello Stato è cosa ormai acclarata. Acclarata da sentenze di tribunale, e dalla cronaca quotidiana.

Ma non tutte le Torture praticate nella demonecrazia italiana sono trattate allo stesso modo. Abbiamo visto, libri, film articoli di giornale e servizi televisivi per quanto riguarda le torture di massa a Genova, e per il suo carattere Internazionale, dei sottoposti a tortura ha avuto certamente una copertura mediatica rilevante, ed io mi chiedo: se avessero torturato solo Italiani sarebbe stato lo stesso? Sicuramente no!

Un altra buona copertura mediatica l’hanno avuta le torture praticate verso semplici cittadini Cucchi, Aldovrandi, Uva etc. etc.

Ci sono invece Torture di cui è tabù parlarne, o meglio parlarne significa assumersi delle responsabilità, ma sono responsabilità che rientrano nella deontologia di tali professioni, e se uno non ce l’ha o non se la sente dovrebbe fare altro, o è un pennivendolo.

Anche queste torture sono acclarate. Acclarate da testimonianze degli stessi boia di Stato e da sentenze di Tribunali, da ammissioni a mezza bocca di personaggi interni ai palazzi del potere come Bisignani Luigi, Amato Giuliano, che disse, addirittura, che almeno le procure antiterrorismo sapevano.

Il motivo delle “difficoltà” di parlare di tali torture praticate negli anni 70/80 è che in questo caso abbiamo la CERTEZZA che tali torture non sono il frutto delle decisioni di singoli e provetti Boia, ma di ordini dati dalla classe politica, e quindi servirebbe il coraggio necessario, che purtroppo i nostri baldi opinionisti, intellettuali e giornalisti in più occasioni hanno dimostrato di non possedere. Tengono famiglia!

Nel 1982 un giornalista Pier Vittorio Buffa con un articolo sull’Espresso dal titolo “Il rullo compressore” denunciò le torture, venne arrestato, perché si rifiutò di denunciare la fonte delle informazioni, e poi assolto.

Nelle dittature per mettere a tacere le voci, contro, è necessario imprigionare torturare e uccidere centinaia di oppositori, o semplici giornalisti, intellettuali, liberi pensatori che fanno il loro dovere di denuncia, nella demonecrazia italiana è stato sufficiente far fare un giorno di galera a Pier Vittorio Buffa perché tutti capissero l’aria che tirava e si cucissero la bocca, e con un filo di sutura di alta qualità, visto che a quaranta anni di distanza ancora regge.

Ma per loro sfortuna ogni tanto c’è qualcuno che il suo mestiere lo fa e quindi il contrasto viene fuori. Se un “mafioso” da una capocciata al giornalista, gli sciacalli versano fiumi di inchiostro sulle loro cartuccelle; se lo fa un senatore, beh, dai su, che sarà mai!

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