Ci sarà ancora tanto da capire e su cui riflettere, ma alcune prime considerazioni sintetiche sul voto in Gran Bretagna mi sento proprio di farle, anche alla luce del diluvio di sciocchezze in malafede che dilaga nei mass media ed in politica:
1) Nel voto prima di tutto ha vinto la Brexit, che tutti i commentatori ufficiali già davano per spacciata.
Il programma di nazionalizzazioni e eguaglianza sociale di Corbyn oggi non è passato non solo per la sua radicalità, ma perché una parte della classe operaia, messa di fronte al bivio, ha preferito la scelta immediata della Brexit. Anche perché il Labour non ha avuto il coraggio di chiarire che il suo programma è incompatibile con le regole UE e quindi ne ha indebolito la credibilità.
Alla campagna politica e di stampa contro il Labour troppo radicale chiedo: come mai i liberali ultrà del Remain hanno perso anch’essi e i laburisti hanno di nuovo ceduto elettorato operaio a favore della Brexit ?
2) Il voto in GB conferma che questa Unione Europea è costruita su una ideologia liberista che domina le posizioni, sia di chi vuole restarci sia di chi vuole uscirne. La sinistra sociale e di classe è considerata egualmente nemica da entrambe queste posizioni e deve prenderne atto.
La sinistra alla Blair, che oggi Renzi vorrebbe riproporre, semplicemente si sostituisce alla destra adottandone il programma economico e sociale. Essa quindi alleva la destra. Johnson è un prodotto di Blair, come Salvini è un prodotto di Monti e Prodi.
Nessuna sinistra che voglia restare tale, potrà affermarsi nella UE senza costruire e diffondere una propria critica-rottura di massa con la globalizzazione liberista e i trattati europei suoi strumenti. Non bisogna confondere la solidarietà internazionale tra gli sfruttati con l’Erasmus.
3) Sono più di trent’anni che in Europa tutti i governi senza distinzione fanno politiche liberiste, di privatizzazione, di mercato. Queste politiche non hanno solo smantellato diritti e conquiste sociali, costruito diseguaglianze e accumulazioni di ricchezze vergognose, ma hanno anche distrutto cultura e senso comune.
Il pensiero progressista e socialista delle masse popolari europee è stato frantumato e stravolto e l’ideologia della paura, della guerra tra i poveri, della rassegnazione rabbiosa al potere e alla ricchezza è dilagata.
La destra populista e reazionaria ha raccolto questa ideologia e ne sta facendo uno strumento per prendere il potere e continuare con il liberismo. Contro di essa si oppone uno schieramento liberale che sul piano delle politiche economiche non è alternativo alla destra, ma che ne rifiuta solo gli aspetti più sfacciatamente fascisti.
In questa dialettica tra forze egualmente sostenitrici del capitalismo, il socialismo riformatore di Corbyn , ma anche di Sanders e Melenchon, non può affermarsi senza una dura e lunga marcia di cambiamenti sociali, politici e culturali. Nel breve tempo ogni progetto di vero cambiamento sociale deve scontare e partire dalla consapevolezza di essere minoranza.
4) Anche se oggi sono minoranza, la lotta contro l’oppressione di sesso di razza e di classe, la riconversione ecologica della economia, il socialismo, sono il solo programma giusto per una umanità ed un ambiente devastati dallo sfruttamento per profitto del capitalismo. Sono gli interessi e il programma di fatto della maggioranza, ma nella politica oggi sono minoranza.
Le sconfitte elettorali in sistemi politici truccati e dominati dal denaro, non possono dunque essere ragioni per rinunciare a costruire e ad affermare questo programma, che ricompare nel presente in ogni lotta sociale, ambientale, civile, in ogni presa di coscienza personale e collettiva.
Per questo non bisogna tornare al passato della sinistra neoliberale, ma andare avanti nel costruire il socialismo del ventunesimo secolo. Mi auguro che Jeremy Corbyn non molli e continui assieme ai giovani militanti di Momentum, che sono stati la vera novità, destinata a durare, di questa campagna elettorale britannica.
5) Infine una considerazione sui ridicoli maestri di sinistra di casa nostra.
Il Manifesto del Labour prevede: vaste nazionalizzazioni, sanità, scuola, università pubbliche gratuite, tasse ai ricchi, controllo sui capitali, riconversione ecologica delle produzioni, riduzione dell’impegno NATO e taglio al nucleare, sostegno ai palestinesi.
Quando in Italia un partito con questo programma prenderà il 32% (i voti della Lega), si potranno dar lezioni a Corbyn.
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