Gli Stati Uniti starebbero pensando di mandare altri 14.000 soldati
in Medio Oriente in chiave anti-Iran. A scriverlo è stato ieri il Wall
Street Journal citando ufficiali statunitensi che hanno preferito
restare anonimi. Al momento la notizia non è confermata da Washington:
intervistato dall’Afp, un portavoce del Pentagono ha scelto di non
commentare l’indiscrezione giornalistica.
La mossa di aumentare la presenza militare a stelle e strisce
nella regione, spiega il Wall Street Journal, sarebbe in risposta alla
serie di attacchi contro imbarcazioni e istallazioni petrolifere
avvenuti nell’ultimo anno nel Golfo dietro i quali, secondo gli Usa, c’è
l’Iran (Teheran ha più volte negato queste accuse). Il
quotidiano statunitense ha inoltre riferito che il presidente americano
Trump potrebbe dare l’ok a questo nuovo dispiegamento a inizio mese,
nonostante il parere contrario di diversi ufficiali militari.
Alcuni di loro, scrive infatti il giornale, temono che una maggiore
presenza Usa nell’area potrebbe portare l’intera regione ad un
pericoloso conflitto armato dagli esiti imprevedibili.
Va tuttavia ricordato che la presenza militare statunitense nel Golfo in chiave anti-Iran è già aumentata negli ultimi mesi:
a metà novembre la portaerei Abraham Lincoln ha attraversato lo Stretto
di Hormuz. A ottobre, poi, il Segretario alla Difesa Mark Esper ha
annunciato l’invio in Arabia Saudita di due unità combattenti (portando
così a 3.000 il numero dei soldati Usa presenti nell’area) e di altre
batterie missilistiche. Senza poi dimenticare che l’Iran è da oltre un
anno nuovamente vittima delle dure sanzioni americane da quando Trump ha
deciso di ritirarsi dall’accordo sul nucleare. Sanzioni che hanno
contribuito fortemente ad aggravare la situazione economica della
Repubblica islamica, teatro nelle ultime due settimane di proteste
duramente represse da Teheran.
Eppure l’atteggiamento minaccioso statunitense cozza con la disponibilità degli iraniani a dialogare.
Ieri il presidente iraniano Rouhani ha ripetuto che il suo Paese è
disposto a tornare al tavolo delle trattative per discutere del suo
programma nucleare a patto che gli Usa rimuovano le sanzioni. Va inoltre
ricordato che l’eventuale invio americano di soldati si inserirebbe in
un contesto regionale dove le relazioni tra Arabia Saudita (e alleati) e
Qatar, tese da oltre due anni, sembrerebbero migliorare. Il
riavvicinamento è visibile ed è giudicato con favore dalla stessa
Amministrazione Trump. Gli Usa, pur avendo relazioni strette con Riyadh,
non hanno infatti mai appoggiato il boicottaggio del 2017 del Qatar che
ospita il Comando Centrale Usa nel Golfo. Duramente provati dagli
attacchi con droni e missili dallo Yemen verso civili e impianti
petroliferi, i sauditi sono stati costretti a valutare con attenzione i
rischi di una guerra aperta con l’Iran e nelle ultime settimane hanno
abbassato i toni.
Una scelta improntata ad una maggiore moderazione che
diventerebbe quasi obbligata qualora dovessero venire meno i suoi forti
alleati dell’Atlantico. Trump, del resto, ha già scelto di non
rispondere militarmente all’attacco del 14 settembre che ha fermato per
breve tempo circa la metà della produzione petrolifera saudita. L’arrivo
di nuove truppe annunciato dal Wall Street Journal lancerebbe però un
messaggio di significato opposto, riproponendo con forza lo scenario di
imminente guerra contro Teheran.
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