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06/12/2019

Medio Oriente - In arrivo 14 mila soldati statunitensi

Gli Stati Uniti starebbero pensando di mandare altri 14.000 soldati in Medio Oriente in chiave anti-Iran. A scriverlo è stato ieri il Wall Street Journal citando ufficiali statunitensi che hanno preferito restare anonimi. Al momento la notizia non è confermata da Washington: intervistato dall’Afp, un portavoce del Pentagono ha scelto di non commentare l’indiscrezione giornalistica.

La mossa di aumentare la presenza militare a stelle e strisce nella regione, spiega il Wall Street Journal, sarebbe in risposta alla serie di attacchi contro imbarcazioni e istallazioni petrolifere avvenuti nell’ultimo anno nel Golfo dietro i quali, secondo gli Usa, c’è l’Iran (Teheran ha più volte negato queste accuse). Il quotidiano statunitense ha inoltre riferito che il presidente americano Trump potrebbe dare l’ok a questo nuovo dispiegamento a inizio mese, nonostante il parere contrario di diversi ufficiali militari. Alcuni di loro, scrive infatti il giornale, temono che una maggiore presenza Usa nell’area potrebbe portare l’intera regione ad un pericoloso conflitto armato dagli esiti imprevedibili.

Va tuttavia ricordato che la presenza militare statunitense nel Golfo in chiave anti-Iran è già aumentata negli ultimi mesi: a metà novembre la portaerei Abraham Lincoln ha attraversato lo Stretto di Hormuz. A ottobre, poi, il Segretario alla Difesa Mark Esper ha annunciato l’invio in Arabia Saudita di due unità combattenti (portando così a 3.000 il numero dei soldati Usa presenti nell’area) e di altre batterie missilistiche. Senza poi dimenticare che l’Iran è da oltre un anno nuovamente vittima delle dure sanzioni americane da quando Trump ha deciso di ritirarsi dall’accordo sul nucleare. Sanzioni che hanno contribuito fortemente ad aggravare la situazione economica della Repubblica islamica, teatro nelle ultime due settimane di proteste duramente represse da Teheran.

Eppure l’atteggiamento minaccioso statunitense cozza con la disponibilità degli iraniani a dialogare. Ieri il presidente iraniano Rouhani ha ripetuto che il suo Paese è disposto a tornare al tavolo delle trattative per discutere del suo programma nucleare a patto che gli Usa rimuovano le sanzioni. Va inoltre ricordato che l’eventuale invio americano di soldati si inserirebbe in un contesto regionale dove le relazioni tra Arabia Saudita (e alleati) e Qatar, tese da oltre due anni, sembrerebbero migliorare. Il riavvicinamento è visibile ed è giudicato con favore dalla stessa Amministrazione Trump. Gli Usa, pur avendo relazioni strette con Riyadh, non hanno infatti mai appoggiato il boicottaggio del 2017 del Qatar che ospita il Comando Centrale Usa nel Golfo. Duramente provati dagli attacchi con droni e missili dallo Yemen verso civili e impianti petroliferi, i sauditi sono stati costretti a valutare con attenzione i rischi di una guerra aperta con l’Iran e nelle ultime settimane hanno abbassato i toni.

Una scelta improntata ad una maggiore moderazione che diventerebbe quasi obbligata qualora dovessero venire meno i suoi forti alleati dell’Atlantico. Trump, del resto, ha già scelto di non rispondere militarmente all’attacco del 14 settembre che ha fermato per breve tempo circa la metà della produzione petrolifera saudita. L’arrivo di nuove truppe annunciato dal Wall Street Journal lancerebbe però un messaggio di significato opposto, riproponendo con forza lo scenario di imminente guerra contro Teheran.

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