Le elezioni in Bolivia si sono concluse oramai da più di due settimane, certificando la indiscussa vittoria del Movimento al Socialismo, ma ancora c’è qualcuno che insinua possibili brogli e frodi nella celebrazione delle consultazioni nonostante il Tribunale Superiore Elettorale ne abbia certificato la legittimità e la trasparenza.
Lunedì alcuni gruppi minoritari della destra più estrema si sono ritrovati a Cochabamba e Santa Cruz per denunciare i brogli che, secondo loro, si sarebbero avuti durante lo svolgimento delle elezioni. Hanno preteso l’annullamento delle consultazioni in quanto sarebbero state viziate da frodi ed imbrogli e l’insediamento di un governo militare di transizione che porti il paese a nuove elezioni.
Da parte sua Salvador Romero, presidente del Tribunale Superiore Elettorale, ha escluso ogni possibile riconteggio o ripetizione delle elezioni ed ha affermato che “È di fatto escluso (un audit) perché il processo elettorale si è concluso con la consegna del conteggio dei voti, e con la consegna delle credenziali al vincitore”.
Il funzionario ha inoltre spiegato che le missioni internazionali che sono venute a controllare lo svolgimento delle elezioni hanno dato la loro approvazione ai risultati.
“Se non fossero certi che ciò che è accaduto il 18 ottobre in Bolivia non fosse corretto e pulito, le missioni di osservazione internazionale non avrebbero pronunciato con chiarezza e fermezza la regolarità delle elezioni”, ha sottolineato Romero.
Il giorno delle elezioni erano presenti rappresentanti di varie organizzazioni internazionali per controllare la regolarità delle elezioni tra cui una delegazione dell’Unione Europea, dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), dell’Unione Interamericana delle Organizzazioni Elettorali (Uniore) e del Carter Center.
Le organizzazioni di estrema destra, tra cui il Comitato Pro Santa Cruz e l’Unione Giovanile Crucenista, hanno indetto uno sciopero generale per giovedì e venerdì per protestare contro la decisione del TSE di validare le elezioni. Il Comitato Pro Santa Cruz ha inoltre presentato un ricorso presso la Terza Camera Costituzionale della Corte di Giustizia di Santa Cruz con le presunte prove dei brogli, l’udienza è stata fissata per il 10 novembre, due giorni dopo l’insediamento del nuovo governo di Luis Arce.
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