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18/11/2020

Mr. Bungle – 2020 – The Raging Wrath of the Easter Bunny Demo

Poteri usare mille aggettivi per dire quanto questo nuovo disco dei Mr. Bungle spacchi il culo, ma mi limiterò ad usare la formula classica: questo disco SPACCA IL CULO.

All’inizio avevo sentito solo il singolo Sudden Death, e vista anche la line-up, che include nientepopodimeno che Scott Ian e Dave Lombardo, mi resi subito conto di quanto il pezzo, che per inciso calcia culi a destra e sinistra, fosse una sorta di tributo al thrashcore dei bei tempi, una sorta di estratto da Speak English or Die preso e allungato a otto minuti otto, con quei riff che in un pezzo di un minuto vorresti non finissero mai, ma che qua durano OTTO MINUTI OTTO.

Sono andato su Tidal e mi son detto “e vuoi vedere che?”, e infatti è così, l’album è già disponibile dal 30 ottobre e si intitola The Raging Wrath of the Easter Bunny Demo. Lo sento, lo godo, mi accorgo che la mia impressione iniziale era giusta. Contiene infatti più di una citazione agli S.O.D., e non solo nello stile (Habla Español o Muere). Una bomba che mi ha spettinato perfino i capelli che non ho più. Pesante, veloce, devastante, roboante. Un concentrato di thrash come non lo si sentiva da un po’. Mentre sto avendo l’ennesimo orgasmo, Eracist mi travolge con quel mood da roba più groove degli Anthrax, spezza un po’ il ritmo folle ma non fa prigionieri, accelerando sul finale. A questo punto sono già convinto che questo sarà il mio disco del 2020 nella playlist di fine anno. Non ci sono cazzi.

Poi mi rendo conto che, e i cultori di Mike Patton perdoneranno la mia ignoranza, il disco altro non è che il remake di un demo del 1986. “E grazie al cazzo che suonano come gli S.O.D.!”, mi dico, promettendomi di andare a sentire l’originale. Vado a sentire l’originale ed è semplicemente inascoltabile. E allora mi chiedo: “Cosa avrà spinto Mike Patton a reclutare quegli altri due e rifare la primissima cosa della sua carriera, facendola diventare – da una roba ultra-amatoriale che era – un album assassino e anti-modaiolo più che mai, visto che nessuno si sarebbe mai aspettato un passo del genere, soprattutto nel petaloso mondo di oggi, in cui le croste di pizza ammuffite, i calzini sporchi, i rutti e il thrash non vanno più di moda?”. Ai posteri l’ardua sentenza. Quello che è sicuro è che qua c’è da divertirsi, da scapocciare, da tirare giù i muri a martellate, e che quindi il buon Mike, il quale a volte ha la tendenza a buttare davvero troppa carne al fuoco (una volta lo vidi in un teatro a fare gargarismi su una composizione di Luciano Berio) stavolta ha avuto straragione.

Oltre a quanto già contenuto nella suddetta demo registrata col culo, si aggiungono quattro nuovi pezzi tra cui una cover dei Corrosion of Conformity. Sempre un’orgia di thrashcore che non si discosta dagli intenti originali. Mi viene così da pensare al giovane Mike che probabilmente nel 1986 idolatrava S.O.D. e Slayer e che oggi si ritrova accanto due delle pedine fondamentali di quei gruppi così influenti. Strana cosa, la vita.

Non sono manco in grado di commentare più di tanto su quanto questo disco sia fedele all’originale, considerata la qualità penosa e vicina al totalmente incomprensibile della demo del 1986. Ad ogni modo le durate dei pezzi sono riviste, e gli stessi sono chiaramente riarrangiati infinitamente in meglio, e i suoni taglienti e l’attitudine cazzarona tipica di S.O.D., primi D.R.I. e gentaglia del genere è resa alla grande. Un vero caso isolato ai giorni nostri, in cui molta gente sente l’impellente bisogno di rifare dischi che non hanno bisogno di essere rifatti, trovare un disco con questa cazzimma e attitudine e che davvero fa giustizia al materiale originale, dopo ben trentaquattro anni di dimenticatoio. Non solo, ma sospetto che questo sarà pure uno dei pochissimi dischi moderni fatti da gente “vecchia” sulla quale mi sentirò di tornare piuttosto spesso negli anni a venire. È di questo che sono fatti i grandi dischi, dopotutto. No? (Piero Tola)

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