È stata una grande Marcia Popolare quella che si è svolta ieri pomeriggio da Bussoleno a San Didero, dove in circa 20.000 abbiamo sfilato forti e certi delle nostre importanti e profonde ragioni. Movimento, sindaci e tecnici No Tav insieme ancora una volta per percorrere le strade della Valsusa.
“Dai nonu ai cit” scriveva lo striscione dietro al quale tantissimi tra bambini e bambine, insieme agli anziani, aspettavano la partenza per dimostrare ancora una volta che ogni giorno il Movimento No Tav cresce e diventa più grande e più forte.
“Siamo la natura che si ribella”, così titolava lo striscione di apertura dietro al quale migliaia di giovani intonavano cori immaginando quel futuro che tutte e tutti desideriamo, un futuro libero dalla devastazione ambientale, dalle ingiustizie sociali e dove ognuno può dare e ricevere in base alle sue possibilità.
In un momento storico come quello che stiamo vivendo, in piena emergenza sanitaria e con la stessa sanità che ci si è sgretolata sotto gli occhi, vorrebbero utilizzare ingenti fondi europei destinati alle ferrovie, per costruire un nuovo autoporto a San Didero, quindi per finanziare ulteriormente il trasporto su gomma. Andando contro a ogni politica di tutela all’ambiente e alla salute di chi vive i territori. Sì, perché la costruzione di questo nuovo ecomostro di cemento, prevede la distruzione dell’unico polmone verde dell’intera Media Valsusa.
La Valle che Resiste ha dimostrato un’altra volta che la lotta è l’unica possibilità che abbiamo per fermare questo sistema politico ed economico globale, che ci vorrebbe tutti zitti e impoveriti di fronte alla distruzione del nostro sistema sanitario, del mondo dell’istruzione e del lavoro.
Anche Dana è stata insieme a noi attraverso una lettera che ci ha fatto pervenire e che abbiamo letto a gran voce ricordando tutte le/i No Tav ancora ristretti perché con grande generosità hanno lottato con i loro corpi per difendere il futuro di tutte e tutti.
Abbiamo mandato loro il nostro augurio più caro perché un vento di libertà possa alzarsi sui volti di Fabiola, che ancora si trova in carcere, Dana agli arresti domiciliari, Stella che ancora è sottoposta persino al divieto di comunicare, Mattia anche lui agli arresti domiciliari e poi ancora Francesca, Mattia e tutte e tutti quelli che si trovano ingiustamente limitati nella loro libertà. Sappiamo che con i loro cuori oggi erano con noi.
Abbiamo poi sentito la voce di Eddi che dal microfono del trattore di apertura ha ricordato come l’accanimento giudiziario del Tribunale di Torino l’abbia sottoposta alla Sorveglianza Speciale, misura che risale al “ventennio”, solo perché fin dall’università ha preso parte alle lotte studentesche e contro ogni forma di fascismo all’interno della scuola; perché in Rojava si è unita alle Ypj (Unità di Protezione delle Donne), e poi perché è No Tav. Questa è la forma con cui lo Stato, attraverso la Questura, la Procura e i Tribunale, minaccia duramente il diritto al dissenso.
Ancora una volta il Movimento No Tav ha saputo rispondere con una grande partecipazione, principalmente Valsusina, proprio perché di fronte alla loro violenza continueremo a rispondere con la resistenza popolare, certi di essere dalla parte della ragione.
Tante le delegazioni dei territori in lotta che, provenienti da tutta Italia, hanno portato la loro solidarietà, con la promessa di continuare a camminare insieme contro chi lucra sulle nostre vite. Così da Venezia, Napoli, Palermo, Catania, Milano, Bologna, Livorno, Roma e tante altre località sono arrivati per partecipare alla marcia del Movimento che sentono loro proprio perché la lotta alle grandi opere è una lotta che parla a tutto il Paese.
Infatti, domani al Presidio di Venaus, ci sarà l’Assemblea Nazionale dei Territori in Lotta, dove si discuterà insieme su come proseguire uniti dopo un difficile anno e mezzo in cui siamo stati costretti a confrontarci con la pandemia e le restrizioni imposte e legate sotto il nome della tutela alla salute.
È ancora lunga la strada da fare e oggi l’urgenza è tanta perché il tempo che ci resta per invertire la rotta ed evitare una catastrofe climatica è sempre meno, come hanno ricordato bene i giovani del Fridays For Future, mettendo al centro la necessità di costruire reali politiche di tutela dell’ambiente e non solo opere pennellate di verde, che continuano però a strizzare l’occhio alle solite lobby il cui unico scopo è incassare denari cementificando i territori.
“C’eravamo, ci siamo e ci saremo” è la promessa che facciamo al nuovo Governo Draghi e a Telt perché, se vorranno continuare su questa strada, dovranno continuare a scontrarsi contro un’intera popolazione che ha saputo far arrivare la propria voce in tutta Italia, costruendo un fiume in piena di lotte che guardano tutte nella stessa direzione e che pretendono un futuro libero e abitabile per le giovani generazioni e per quelle che verranno.
Anche oggi la controparte ha messo in piedi un importante dispiegamento di forze dell’ordine asserragliate all’interno di un fortino costituito da jersy, reti di ferro e filo spinato israeliano.
Avevamo detto che sarebbe stata una manifestazione colorata e sonate e infatti a ritmo della banda No Tav si è aggiunta spontaneamente una battitura lungo tutte le recinzioni e nel frattempo alcuni metri di concertina sono stati staccati a dimostrazione del fatto che la nostra voglia di porre fine a quest’opera mortifera pulsa forte nelle nostre vene.
In 30 anni di lotta abbiamo visto passare tanti governi, mentre noi siamo ancora qui e ci saremo per tutto il tempo necessario, finché “vittoria” non sarà destinata alla fine di questa storia.
“Dai nonu ai cit” scriveva lo striscione dietro al quale tantissimi tra bambini e bambine, insieme agli anziani, aspettavano la partenza per dimostrare ancora una volta che ogni giorno il Movimento No Tav cresce e diventa più grande e più forte.
“Siamo la natura che si ribella”, così titolava lo striscione di apertura dietro al quale migliaia di giovani intonavano cori immaginando quel futuro che tutte e tutti desideriamo, un futuro libero dalla devastazione ambientale, dalle ingiustizie sociali e dove ognuno può dare e ricevere in base alle sue possibilità.
In un momento storico come quello che stiamo vivendo, in piena emergenza sanitaria e con la stessa sanità che ci si è sgretolata sotto gli occhi, vorrebbero utilizzare ingenti fondi europei destinati alle ferrovie, per costruire un nuovo autoporto a San Didero, quindi per finanziare ulteriormente il trasporto su gomma. Andando contro a ogni politica di tutela all’ambiente e alla salute di chi vive i territori. Sì, perché la costruzione di questo nuovo ecomostro di cemento, prevede la distruzione dell’unico polmone verde dell’intera Media Valsusa.
La Valle che Resiste ha dimostrato un’altra volta che la lotta è l’unica possibilità che abbiamo per fermare questo sistema politico ed economico globale, che ci vorrebbe tutti zitti e impoveriti di fronte alla distruzione del nostro sistema sanitario, del mondo dell’istruzione e del lavoro.
Anche Dana è stata insieme a noi attraverso una lettera che ci ha fatto pervenire e che abbiamo letto a gran voce ricordando tutte le/i No Tav ancora ristretti perché con grande generosità hanno lottato con i loro corpi per difendere il futuro di tutte e tutti.
Abbiamo mandato loro il nostro augurio più caro perché un vento di libertà possa alzarsi sui volti di Fabiola, che ancora si trova in carcere, Dana agli arresti domiciliari, Stella che ancora è sottoposta persino al divieto di comunicare, Mattia anche lui agli arresti domiciliari e poi ancora Francesca, Mattia e tutte e tutti quelli che si trovano ingiustamente limitati nella loro libertà. Sappiamo che con i loro cuori oggi erano con noi.
Abbiamo poi sentito la voce di Eddi che dal microfono del trattore di apertura ha ricordato come l’accanimento giudiziario del Tribunale di Torino l’abbia sottoposta alla Sorveglianza Speciale, misura che risale al “ventennio”, solo perché fin dall’università ha preso parte alle lotte studentesche e contro ogni forma di fascismo all’interno della scuola; perché in Rojava si è unita alle Ypj (Unità di Protezione delle Donne), e poi perché è No Tav. Questa è la forma con cui lo Stato, attraverso la Questura, la Procura e i Tribunale, minaccia duramente il diritto al dissenso.
Ancora una volta il Movimento No Tav ha saputo rispondere con una grande partecipazione, principalmente Valsusina, proprio perché di fronte alla loro violenza continueremo a rispondere con la resistenza popolare, certi di essere dalla parte della ragione.
Tante le delegazioni dei territori in lotta che, provenienti da tutta Italia, hanno portato la loro solidarietà, con la promessa di continuare a camminare insieme contro chi lucra sulle nostre vite. Così da Venezia, Napoli, Palermo, Catania, Milano, Bologna, Livorno, Roma e tante altre località sono arrivati per partecipare alla marcia del Movimento che sentono loro proprio perché la lotta alle grandi opere è una lotta che parla a tutto il Paese.
Infatti, domani al Presidio di Venaus, ci sarà l’Assemblea Nazionale dei Territori in Lotta, dove si discuterà insieme su come proseguire uniti dopo un difficile anno e mezzo in cui siamo stati costretti a confrontarci con la pandemia e le restrizioni imposte e legate sotto il nome della tutela alla salute.
È ancora lunga la strada da fare e oggi l’urgenza è tanta perché il tempo che ci resta per invertire la rotta ed evitare una catastrofe climatica è sempre meno, come hanno ricordato bene i giovani del Fridays For Future, mettendo al centro la necessità di costruire reali politiche di tutela dell’ambiente e non solo opere pennellate di verde, che continuano però a strizzare l’occhio alle solite lobby il cui unico scopo è incassare denari cementificando i territori.
“C’eravamo, ci siamo e ci saremo” è la promessa che facciamo al nuovo Governo Draghi e a Telt perché, se vorranno continuare su questa strada, dovranno continuare a scontrarsi contro un’intera popolazione che ha saputo far arrivare la propria voce in tutta Italia, costruendo un fiume in piena di lotte che guardano tutte nella stessa direzione e che pretendono un futuro libero e abitabile per le giovani generazioni e per quelle che verranno.
Anche oggi la controparte ha messo in piedi un importante dispiegamento di forze dell’ordine asserragliate all’interno di un fortino costituito da jersy, reti di ferro e filo spinato israeliano.
Avevamo detto che sarebbe stata una manifestazione colorata e sonate e infatti a ritmo della banda No Tav si è aggiunta spontaneamente una battitura lungo tutte le recinzioni e nel frattempo alcuni metri di concertina sono stati staccati a dimostrazione del fatto che la nostra voglia di porre fine a quest’opera mortifera pulsa forte nelle nostre vene.
In 30 anni di lotta abbiamo visto passare tanti governi, mentre noi siamo ancora qui e ci saremo per tutto il tempo necessario, finché “vittoria” non sarà destinata alla fine di questa storia.
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Ritmo di tamburi ad accompagnare danze che sono insieme di lotta e di gioia. Ad esso risponde, sugli stessi toni, la battitura delle reti.
Due realtà contrapposte, divise da pochi metri di strada.
L’una fu terra e bosco ed ora è diventata un fortino, spoglio, circondato da alte reti e da viluppi di filo spinato, dove la lobby del TAV e dei TIR vorrebbe costruire l’ennesimo autoporto.
L’altra da piazzale disabitato, attiguo alla ferrovia e affiancato da uno scampolo di albereta lasciata al degrado è ora il nuovo presidio del movimento NO TAV-NO AUTOPORTO, con una struttura di accoglienza e un minuscolo parco ripulito dai rifiuti.
Qui, all’arrivo della marcia popolare, intorno al presidio c’è un popolo in festa, giunto non solo dalla Valle, ma dai luoghi più lontani. Colori, musica, bandiere e striscioni. Interventi dall’impianto audio che, piazzato su un trattore, ha accompagnato tutta la manifestazione. Acqua e panini per rifocillarsi. Panche all’ombra degli alberi. Abbracci da chi si ritrova.
Il battito dei tamburi aumenta. A danzare sono ragazzi e ragazze, donne e uomini di ogni età.
Il ritmo travolge e sveglia qualcosa dentro, un richiamo ancestrale di altri luoghi e altri tempi. In esso si mescolano commozione e malinconia, come davanti a una scelta senza ritorno o ad una tappa cruciale della vita.
Oltre i muri e le reti c’è un mondo immobile e minaccioso: idranti puntati su di noi, armi e lacrimogeni, blindati in quantità, squadre di automi in assetto antisommossa affiancati dalla digos, la polizia politica.
Ma in questa giornata di sole a picco che si sta stemperando nella dolcezza della sera non c’è posto per angosce e paure, solo per la serena certezza che a vincere non sarà il sistema irresponsabile e violento che si alimenta della distruzione del mondo e la vuole imporre con i propri strumenti di repressione e di morte: lo sguardo sincero dei tanti giovani, i volti dei compagni di sempre, la gioia del riconoscersi e del sentirsi comunità resistente ci dicono che la lotta continua, che non si spegne il fuoco.
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