Il noto analista spagnolo Julián Macías Tovar ha preso in esame l’intensa campagna scatenata negli ultimi giorni sui social network contro la Rivoluzione cubana. Questa campagna è stata lanciata dall’estero e ha avuto come riferimento l’argentino Agustín Antonelli, un attivista di destra che ha partecipato a varie operazioni contro i movimenti di sinistra in America Latina.
Questa operazione ha fatto un uso intensivo di bot, algoritmi e nuovi account creati per l’occasione, con l’obiettivo di fare coro ai messaggi emessi dai referenti della campagna di manipolazione.
Il primo account che ha usato l’hashtag #Soscuba relativo alla situazione del COVID nel paese è stato localizzato in Spagna e ha postato più di mille tweet sia il 10 che l’11 luglio, con 5 retweets automatici al secondo.
Il ricercatore segnala come uno dei referenti della campagna sia stato l’argentino Agustin Antonetti, membro della Liberty Foundation, una fondazione di destra. Antonetti ha partecipato attivamente alle campagne di “bufale e bot” sui social network contro i movimenti di sinistra in America Latina, tra cui quello del boliviano Evo Morales e quello del messicano Andrés Manuel López Obrador, come è stato rivelato da precedenti ricerche ed è stato confermato dalle sanzioni che Facebook ha applicato a numerosi degli account utilizzati per operazioni politiche sulla rete.
Nella sua meticolosa ricerca, Tovar segnala che sono state condotte iniziative finalizzate a coinvolgere artisti per farli partecipare a questa campagna con un tweet con l’hashtag #Soscuba, per le morti di COVID e la mancanza di risorse mediche. Con questo obiettivo è stato lanciato un tweet che ha ricevuto più di 1.100 risposte. Una cosa che colpisce è che se si analizzano queste risposte, quasi tutte provengono da account appena creati, o con un’anzianità massima di un anno. Più di 1.500 account di quelli che hanno partecipato all’operazione con l’hastag #Soscuba sono stati creati tra il 10 e l’11 luglio.
I media internazionali si sono poi incaricati di dare risonanza alla campagna articolata con gli artisti.
Domenica 11 luglio, con centinaia di migliaia di tweet e la partecipazione di molti account di artisti, l’hashtag è diventato di tendenza in diversi paesi, e in quel momento la prima manifestazione a San Antonio de los Baños è stata postata negli Stati Uniti dall’account del sedicente Yusnaby Perez (pseudonimo di un giornalista televisivo) con migliaia di retweet.
L’analista sottolinea che analizzando l’hastag della campagna, la cosa che si nota è la ripetizione senza modifiche dei tweet, che denota l’esistenza di modelli automatizzati con centinaia di migliaia di tweet e altrettanti follower, grazie ad un sistema automatizzato di acquisizione di follower.
Un altro elemento molto evidente dell’operazione è l’uso massiccio di account a matrice [sono quelli in cui il nome utente è quello che Twitter mette di default, di solito un nome seguito da un numero, e che identifica gli account creati da procedure automatiche che non hanno proprietari che poi si preoccupino di modificarli – ndr], con nominativi già usati in altre campagne internazionali come il colpo di stato in Bolivia, o quelle che hanno visto la presenza attiva di provocatori della destra latinoamericana come Tertsch, Cabal e Tuto Quiroga.
Tovar denuncia anche l’uso di immagini manipolate o che si riferiscono ad eventi in altri paesi e l’articolazione della campagna in rete con diversi media di destra nel continente.
Le tre fasi dell’operazione contro Cuba
La prima fase è stata quella di lanciare la campagna con l’hashtag, denunciando il collasso del sistema sanitario di fronte ai contagi e ai morti per COVID chiedendo aiuto attraverso account falsi e automatizzati che citavano massicciamente artisti da tutto il mondo, molti dei quali hanno partecipato usando l’hashtag (HT) e portandolo ad essere in trend topic (TT) mondiale.
La seconda fase è stata quella di pubblicare nei media che decine di artisti hanno aderito ad una campagna per chiedere un corridoio umanitario che salvasse la situazione a Cuba, proprio come avevano cercato di fare in Venezuela.
Una misura che in genere si prende solo in caso di conflitto militare, che viene invece richiesta per Cuba che ha una situazione epidemiologica 15 volte migliore rispetto a paesi come la Spagna, l’Ecuador o gli Stati Uniti, o 40 volte migliori del Perù, dove questo tipo di proposta non è mai stata avanzata.
La terza fase sono manifestazioni che all’inizio sono di poche persone, ma dal momento che fanno riferimento ad un hastag che è un trend topic globale, hanno un enorme impatto che le aiuta a crescere e ad indirizzarsi verso una campagna finale per sollecitare un’invasione militare USA di Cuba.
L’inchiesta conferma la denuncia delle autorità cubane secondo cui si tratta di un’operazione concertata nella rete nella quale “sono state investite ingenti risorse e non è stata una cosa spontanea, ma al contrario una azione molto ben progettata da strutture e agenzie degli Stati Uniti con centri di ricerca dedicati a creare queste condizioni per raggiungere i loro obiettivi”.
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