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03/08/2023

Guerra in Ucraina - Di navi, porti (fluviali e non) e controffensive

di Francesco Dall'Aglio

Cominciamo dalla controffensiva che è, per definizione, sempre ucraina. Gli articoli di ieri di Politico e della CNN si uniscono alla folta schiera di quelli comparsi nell'ultima settimana, che notano come nelle ultime operazioni non ci siano stati progressi significativi: il che unito alla mancanza di progressi di quelle precedenti delinea un quadro fosco ("scenari nefasti", scriveva ieri l'amico De Feo). Ci sono però almeno due considerazioni da fare.

La prima, molto banale e molto brutale, è che questo stile di articoli serve ad abbassare le aspettative dell'opinione pubblica occidentale, che durante l'inverno e la primavera era stata portata, da articoli di tenore opposto pubblicati dagli stessi giornali e molto spesso dagli stessi giornalisti, ad aspettarsi invece una controffensiva travolgente, l'arrivo sul mare di Azov e la fuga precipitosa dei russi anche dalla Crimea giusto in tempo per festeggiare l'ingresso dell'Ucraina nella NATO a conclusione del vertice di Vilnius.

Ora invece la stessa opinione pubblica va convinta che sarà molto, molto difficile, e che la guerra sarà molto, molto lunga: perché, parliamoci chiaramente, non potevi venderti 4 anni di sostegno militare all'Ucraina per la cifra di 20 miliardi di € (parlo dell'Unione Europea, gli USA chissà che faranno) se poi in poche settimane sarebbe finito tutto.

Inoltre vanno notati anche gli accenni al fatto che i russi non sono poi quell'accozzaglia di ciccioni alcolizzati oltre l'età della pensione mobilitati a forza e che non vedono l'ora di scapparsene al villaggio da cui sono venuti, anzi pare che siano a volte capacini: e anche così ti vendi il prosieguo della guerra, perché, parliamoci chiaro anche qui, se la descrizione dei russi fatta durante il primo anno e mezzo fosse stata veritiera si sarebbero già autodistrutti e non ci sarebbe bisogno di spendere tutti questi soldi in armi, da mandare in Ucraina e da comprare per noi (sui Leopard che appunto compreremo magari scrivo dopo, perché sono ancora un po' stupefatto).

La seconda considerazione, naturalmente, è che la controffensiva non è ancora finita e anche se finora non ha ottenuto vantaggi territoriali di qualche importanza non è detto che non ne ottenga in seguito. Inoltre, come fanno notare alcuni commentatori un po' più filo-atlantisti di me, la conquista del territorio non è l'unico criterio col quale si valuta il successo di una operazione militare, e la distruzione delle capacità combattive del nemico e delle sue linee logistiche può essere un risultato molto più importante, soprattutto in una prospettiva di lunga durata. Lasciando stare il dettaglio che, curiosamente, questo ragionamento non viene però applicato alle operazioni militari russe, costantemente valutate esclusivamente in base ai guadagni territoriali, c'è soprattutto da chiedersi se effettivamente, almeno da questo punto di vista ci siano progressi da parte ucraina.

In base ai dati in nostro possesso e a ciò che vediamo sul fronte, e certo sempre al momento e per l'immediato futuro, la risposta non sembra affermativa: non si nota una riduzione né del volume di fuoco dell'artiglieria russa, né delle operazioni della sua aviazione e dei suoi elicotteri, né una riduzione delle sue incursioni missilistiche, segno che le catene logistiche non sono degradate. Certo, qualche deposito di munizioni o di carburante, qualche concentramento di truppe, qualche linea ferroviaria viene colpita (oggi, ad esempio, in Crimea): ma non in misura tale da pregiudicare lo sforzo bellico russo che, e questo anche andrebbe ricordato, può contare su linee logistiche e soprattutto produttive all'interno del proprio territorio (pre-1991, diciamo) assolutamente intatte, e anzi potenziate per favorire produzione e afflusso dei materiali al fronte.

La stessa cosa non può dirsi invece dei danni che i russi infliggono alla catena logistica ucraina, che è più complessa di quella russa anche perché ogni materiale viene da fuori, con processi lunghi e tortuosi. E lo stesso discorso lo si può fare per le perdite umane: anche qui non ci sono evidenze di perdite molto sostenute tra le unità russe. Il 26, col consueto aplomb britannico, Kemp lo notava sul Telegraph: "L'Ucraina non sta uccidendo abbastanza russi".

Non possiamo dire lo stesso di quelle ucraine, per ammissione dei nostri stessi media. Sempre ieri, ad esempio, è uscito questo articolo terrificante sul Wall Street Journal nel quale si sostiene che ci sono già tra i 20 e i 50.000 mutilati tra i feriti ucraini, e accenni alle perdite elevate che le FF.AA. stanno sostenendo nella controffensiva si sprecano anche negli altri articoli postati sopra.

Al momento, quindi (sottolineo: al momento), possiamo dedurre che né gli obiettivi territoriali né quelli di degradazione delle capacità di combattimento del nemico sono stati raggiunti, e non sono alle viste (sempre al momento) cambi di strategia significativi. Non c'è un piano B militare, come nota il Time.

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