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01/02/2025

Dialogo strategico sull’auto, la UE lancia il proprio piano a marzo

L’automotive europeo è in profonda crisi, e sta trascinando con sé tutta l’economia continentale. A Bruxelles devono cercare di correre ai ripari al più presto – sempre che ancora si possa – e dunque von der Leyen ha dato avvia al “Dialogo strategico sul futuro dell’auto”, comparto che dà lavoro a oltre 13 milioni di persone (compreso l’indotto) e rappresenta oltre 1.000 miliardi di PIL del Vecchio Continente.

La presidente della Commissione Europea ha riunito a Bruxelles 24 rappresentanti di sigle industriali, sindacali, associazioni dei consumatori e della società civile. Tra di essi, ACEA, l’associazione dei fornitori della componentistica e quella europea dei consumatori, il sindacato europeo dei lavoratori del settore, oltre ovviamente a BMW, Volkswagen, Renault, Volvo, Iveco, Bosch...

“La domanda fondamentale – ha detto von der Leyen – a cui dobbiamo rispondere insieme è cosa ci manca ancora per liberare la forza innovativa delle nostre aziende e garantire un settore automobilistico solido e sostenibile”. A questo nodo il vertice comunitario vuole trovare una soluzione con il piano che verrà presentato il prossimo 5 marzo dal commissario ai Trasporti, Apostolos Tzitzikostas.

Le aree chiave su cui dovrebbe intervenire sono l’accesso a una forza lavora qualificata e alle risorse necessarie per mantenere la filiera competitiva, a partire dal problema dei costi dell’energia. Si tenterà poi di promuovere lo sviluppo di nuove tecnologie, di veicoli all’avanguardia e di modellare un quadro normativo favorevole e stabile.

Il lavoro sarà organizzato per filoni tematici, divisi tra i commissari europei: Henna Virkkunen si occuperà di innovazione tecnologica e digitale, Roxana Mînzatu di ricadute sociali e competenze, la transizione ecologica sarà seguita da Wopke Hoekstra mentre a Stéphane Séjourné è affidata la supervisione sul funzionamento della catena del valore dell’automotive.

La discussione proseguirà in vari formati e saranno coinvolti anche il Consiglio e il Parlamento europei. Una tappa fondamentale sarà l’incontro organizzato per fine febbraio proprio da Séjourné, che è vicepresidente esecutivo della Commissione per la Strategia industriale, con gli esponenti della componentistica e della filiera delle batterie elettriche.

Il presidente di ACEA ha detto, rispetto all’evidente dietrofont fatto sul passaggio all’auto elettrica, che la revisione del Green Deal “non ci rallenterà, ma piuttosto spingerà questa transizione rimuovendo i colli di bottiglia e introducendo le flessibilità necessarie”. Non si capisce però come. A suo avviso, infatti, questo processo dovrà essere guidato “dal mercato e dalla domanda”, ossia i soggetti che stanno ora spingendo “spontaneamente” il settore verso lo schianto...

La Commissione sta valutando intanto nuovi incentivi sull’acquisto di veicoli elettrici, per ora limitati alle flotte aziendali, un’apertura ai carburanti sintetici per salvare il motore a combustione anche dopo il 2035 (quando non sarà più possibile alimentarli a benzina o diesel), e un parziale congelamento delle multe sul mancato rispetto degli obiettivi sulle emissioni.

Tra gli assenti illustri, hanno notato in molti, c’erano sia Tesla che Stellantis, e difatti da Palazzo Berlaymont ci hanno tenuto a far presente che “la lista dei partecipanti non è esaustiva”. John Elkann si è sentito telefonicamente con von der Leyen prima della riunione tenuta a Bruxelles, affermando che “Stellantis accoglie con favore il Dialogo strategico”.

Il “campione europeo” – nato dalla fusione del gruppo italo-statunitense Fiat-Chrysler e quello francese PSA – è ormai rientrato in ACEA (l’associazione dei costruttori europei) e ha contribuito alle proposte portate dall’associazione, ma Elkann ci ha tenuto a parlare individualmente con la presidente della Commissione per esprimere le proprie opinioni in merito. Come a dire: “mi fido, ma ai miei interessi ci penso meglio io”.

Del resto, Stellantis ha appena annunciato 1.500 assunzioni in Brasile, mentre una settimana fa John Elkann ha incontrato Donald Trump, promettendo cinque miliardi di dollari di investimenti rimasti bloccati fino ad allora. Negli USA la casa automobilistica conta su 66 mila dipendenti e 12 stabilimenti per l’assemblaggio, 6 per i motori, 3 per la trasmissione e 7 per la lavorazione meccanica.

Il tycoon ha promesso dazi sulle auto prodotte all’estero, e Stellantis non può permettersi di perdere il mercato stelle-e-strisce. Senza considerare l’evidente influenza che Tesla acquisirà sul mercato europeo vendendo ‘crediti di emissioni‘ a cordate di produttori, tra cui appunto Stellantis.

Insomma, Bruxelles deve mettere sul piatto qualcosa di succulento se vuole competere con le offerte e i ricatti di Washington, e probabilmente John Elkann ci ha tenuto a far presente direttamente questa situazione. Vedremo come la UE deciderà di rispondere.

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