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05/05/2025

Romania - Alle elezioni “commissariate” dalle Ue vince un candidato antieuropeista

La Romania è tornata a votare ieri dopo l’annullamento delle elezioni presidenziali dello scorso autunno, deciso dalla Corte Costituzionale di Bucarest a causa della presunta e mai dimostrata influenza della Russia sul processo di voto. Ma si andrà al ballottaggio il prossimo 18 maggio.

Nelle schede la popolazione romena non ha trovato il nome di Calin Georgescu, il candidato nazionalista che aveva vinto a sorpresa il primo turno elettorale del 24 novembre 2024.

La Commissione elettorale centrale della Romania lo aveva infatti escluso arbitrariamente dalla nuova candidatura, scatenando proteste di piazza.

La sua mancata partecipazione alle elezioni, nei mesi scorsi aveva visto quest’ultimo denunciare la “dittatura” delle attuali istituzioni romene e attaccare l’Unione Europea, ritenuta responsabile di aver appoggiato se non addirittura ordito un “colpo di Stato”. Georgescu era del resto dato in ampio vantaggio nei sondaggi. In questo caso la vera e propria ingerenza straniera sulle elezioni in Romania si è rivelata essere quella dell’Unione Europea.

Ad essere avvantaggiato della esclusione di Georgescu è stato George Simion, il leader della formazione della destra Alleanza per l’Unione della Romania, egualmente di destra ma un po’ meno esplicito nella contrarietà all’Unione Europea e alla Nato. Comunque ieri mattina i due si erano presentati insieme al seggio per votare, dando così chiara indicazione sul fatto che il programma politico è di fatto lo stesso.

E anche questa volta il risultato finale è stato praticamente identico: con oltre il 95% delle schede scrutinate, il leader del partito nazionalista AUR era in testa con circa il 40%dei voti. Crin Antonescu, sostenuto dalla coalizione di governo filo-europea, ha ottenuto quasi il 21% dei voti, testa a testa con il sindaco di Bucarest Nicusor Dan, che alla fine ha vinto in volata, probabilmente grazie ai voti dall’estero.

Ora si andrà al ballottaggio, tra 15 giorni, con la prospettiva che alla fine Simion sarà eletto presidente, viste le clamorose divisioni tra i candidati “europeisti” che si accusano reciprocamente – non a torto – di corruzione e malversazione.

Si conferma insomma anche in Romania l’innaturale pasticcio politico creato dal neoliberismo guerrafondaio nella rappresentanza politica e nei “valori” sbandierati dai diversi partiti. Dopo trenta anni di austerità “europea” e taglio della spesa sociale, infatti, il cosiddetto “centrosinistra” è ovunque ormai chiaramente il fronte che impone bassi salari, pessime pensioni, zero diritti per i lavoratori e – ora – sostiene una politica di riarmo finalizzata alla guerra con la Russia e alla rapina coloniale di Africa e Medio Oriente.

Così i reazionari nazionalisti hanno potuto diventare – nelle dichiarazioni elettorali, poi si vedrà... – quasi gli alfieri della “pace” e del miglioramento delle condizioni di vita delle classi popolari.

Un mondo di opposte finzioni, dove nessuno sembra occupare più il posto che era stato assegnato dalla Storia, che svuota slogan e parole, deformando il senso comune e la stessa rappresentanza politica.

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