Si allarga lo scandalo calcioscommesse. Cristiano Doni, capitano
dell'Atalanta arrestato mentre tentava di fuggire. Qual è la sua
opinione sulla vicenda?
"Confermo quel che ho scritto addirittura 6 mesi fa in un libro: non c'è
niente di sorprendente, è una storia che parte da lontano, in cui
purtroppo tutti hanno fatto il possibile perché l'esito fosse questo, e
purtroppo non è ancora finita.
Il calcio è marcio per certi aspetti, e quello delle scommesse è forse
il morbo peggiore."
Perché i calciatori, che sono professionisti che conducono una vita agiata, hanno bisogno di arricchirsi con le scommesse?
"Potrei risponderle con una domanda: perché i politici o gli imprenditori, che sono ricchi, poi ne fanno di tutti i colori violando la legalità, l'etica e tutto il resto?
Per rispondere invece direttamente alla domanda: non sono poi molti i calciatori ricchi e famosi che vengono coinvolti,
queste storie si alimentano di due, tre, quattro nomi famosi, e di
molti nomi meno famosi, sconosciuti al grande pubblico. Sono esattamente
quelli che stanno in mezzo al guado e che vorrebbero essere ricchi e famosi ma non lo sono, forse non lo diventeranno mai, forse non prendono gli stipendi alla fine del mese, in un calcio che è in crisi come tutta la società italiana e quindi si arrangiano così."
I tifosi come dovrebbero reagire?
"Questo è un paese che ormai tifa per tutto da un pezzo, che in questi
20 anni ha cambiato molto il suo umore diventando grazie anche al
maggioritario o a un malinteso senso del maggioritario un popolo tifoso anche in politica, pro o contro Berlusconi, per il Milan contro l'Inter. Un
tifoso come opinione pubblica dovrebbe scandalizzarsi realmente e
dovrebbe cominciare a far mancare la sua presenza allo stadio, far
mancare la presenza di spettatore televisivo perché il perno di
tutto sono i soldi dei diritti televisivi, invece sembra che gli vada
bene così! Come diceva tanti anni fa il filosofo francese Roland Barthes, parlando del catch,
tutti sanno che è finto, però lo vedono lo stesso. Come il wrestling di
adesso, il calcio si avvia a diventare una cosa del genere e o a tutti o
a molti va bene così. Beh, peggio per loro."
Pensa che ci siano responsabilità oggettive da parte delle società?
"Sì, almeno di alcune società. L'ho scritto nel mio libro "Questo calcio alla sbarra"
che è uscito nel luglio scorso in cui già prevedevo quello che sarebbe
successo adesso e quello che succederà nei prossimi mesi perché la
vicenda non è conclusa. Se non insabbieranno tutto, verrà fuori qualche società anche grossa coinvolta."
Qual è, secondo Lei, la strada per uscirne?
"Che il calcio venga affrontato politicamente. Questa è
un'altra delle questioni di cui mi occupo ormai da tanti anni e
segnatamente in quest'ultimo periodo da Calciopoli in poi. La politica
deve iniziare a occuparsi della classe dirigente di questo paese, che
peraltro è molto malata di suo, e allo stesso modo deve fare con il
calcio, che è un elemento molto importante della vita italiana. Far finire male il calcio, significa far finire male quella parte di paese che si vorrebbe ricreare con il calcio.
L'italiano che si occupa di calcio in generale, prende schiaffi fuori
dal calcio dalla mattina alla sera e adesso prende schiaffi anche in
questo sport."
Una volta c'era la schedina, oggi il mondo delle scommesse è una giungla. Tutto ciò ha agevolato le truffe?
"Certamente sì. In un Paese che, con il pretesto di trovare soldi per i terremotati de L'Aquila, si è trasformato ancora di più in una sala da gioco, in una bisca gigantesca in cui la gente si rovina,
anche via Internet ovviamente, in un casinò on line vita natural
durante, beh in un Paese così ci meravigliamo che le scommesse, legali e
clandestine, le partite truccate, tutto questo circo sia arrivato ormai a livello di guardia?
Secondo me la magistratura ordinaria, la magistratura sportiva, che ha
degli aspetti ridicoli da tanti punti di vista o conniventi, è stata sin
troppo lenta. Così pure la stampa, che in questi anni non ha inteso
indagare il fenomeno."
Fonte.
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