Di fatto la saldatura tra il
movimento studentesco e quello operaio, crearono in Italia un nuovo
soggetto politico al momento autonomo, destabilizzando l'assetto
politico e sociale dell'Italia. Nello stesso anno le trame nere
svilupparono il loro attacco piazzando bombe su numerosi treni , fino ad
arrivare a quel maledetto 12 dicembre 1969 e la strage di piazza
Fontana iniziando di fatto una vera e propria guerra criminale e
segnando l'inizio del terrore stragista di stampo fascista. Il bilancio
di questa assurda giornata fu di 27 morti e 88 feriti. Il resto della
storia purtroppo é risaputo, dalla favoleggiante teoria che a compiere
gli attentati furono gli anarchici Pinelli e Valpreda, sino ad accertare
con certezza assoluta che la strage di piazza fontana fu opera
dell'eversione nera.
Da qualche parte nell'estrema
sinistra si ricavò dagli attentati, specie quello di piazza Fontana,
materiale più che sufficiente per alimentare il sospetto e la paura di
un rischio di "golpe neofascista". La strage, intesa anche come un atto
di guerra contro le lotte e il movimento del Sessantotto, spinse le
tensioni sociali che alimentavano la protesta di sinistra ad assumere
più intensamente forme eversive e rivoluzionarie. Tutti questi attentati
facevano indubbiamente parte di un "qualcosa" di concertato e oscuro,
di cui già si percepiva la potenza, insomma l'inizio di un piano
criminale ben organizzato. E proprio le stragi nere del periodo
1969-1974 non sono state altro che piccoli tasselli di un grande mosaico
cospiratorio e golpista, oltre che criminale.Il periodo che va dal 1969
al 1974 rappresenta l'inizio della "strategia della tensione" operata
dalla manovalanza del terrorismo nero.
Ci fu
indubbiamente un rapporto previlegiato da parte degli estremisti di
destra con una parte del potere e parallelamente anche una profonda
attivitá di copertura da parte dei servizi segreti italiani e della cia
che era arrivata persino ad infiltrare in formazioni eversive della
destra alcuni suoi uomini. In tutto questo calderone di rapporti ambigui
tra lo stato, i suoi servi e l'eversione nera si colloca un episodio a
dir poco sconcertante, il nuovo tentativo di colpo di stato, (dopo
quello progettato dal generale de Lorenzo), colpo di stato guidato da
Valerio Junio Borghese ex comandante fascista della "Decima Mas",
durante la Repubblica di Saló.
Il
piano golpista chiamato "Piano Tora Tora" ha inizio nella tarda serata
del 7 dicembre del 1970 nella cosidetta notte dell'Immacolata , quando
gruppi di militanti dell'estrema destra , militari e civili si radunano
in luoghi di strategica importanza come il Ministero degli Interni, il
Ministero della Difesa, la sede della televisione italiana, gli impianti
telefonici e di radiocomunicazione, il piano inoltre comprende l'elenco
delle persone da arrestare e il luogo della loro deportazione ed il
proclama alla Nazione da leggere in diretta televisiva.
Questo
manipolo di uomini era stato riunito da Borghese sotto la sigla Fronte
Nazionale in stretto contatto con Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale
la sua costituzione era stata redatta sin dal 1968 con un regolarissimo
atto notarile, le finalità erano quelle di "perseguire qualsiasi azione
utile alla difesa e al ripristino dei massimi valori della civiltà
italiana". A partire dal 1969, il Fronte Nazionale del principe Borghese
aveva favorito la fondazione di gruppi clandestini armati, aveva
stretto relazioni con uomini e settori delle Forze Armate, aveva
coltivato rapporti con faccendieri e intermediari collegati
all'amministrazione statunitense ed ai comandi Nato..
Proprio
quando l'epilogo della vicenda si stava per compiere ovvero quando
Borghese si apprestava a leggere il proclama alla nazione dell'avvenuto
colpo di stato , lo stesso Borghese ricevette l'ordine di sospendere
l'operazione e di rientrare, riconsegnando le armi, chi dette
quell'ordine Borghese non ce lo ha mai detto e solo un anno e mezzo dopo
l'Italia inizió a sapere quello che era successo quella notte del 7
Dicembre 1970. Borghese sparí misteriosamente dall'Italia e rifugió in
Spagna dove durante una perquisizione nel 1974, venne rinvenuto morto.
Dopo innumerevoli insabbiamenti e manovre politico giudiziare da
maestri, lo stato fece passare l'episodio come una "manifestazione
eclatante,ostile di per sé inidonea a realizzare l'evento previsto", la
magistratura assolse tutte e 78 le persone coinvolte "perché il fatto
non sussiste".
Di quanto accadde a Roma in quella
notte dell'Immacolata del 1970 una sola cosa è certa: i servizi segreti
sicuramente sapevano. Lo proverà la documentazione che Andreotti
consegnerà alla magistratura romana soltanto cinque anni dopo. La
Strategia della Tensione abbraccia e divora, quindi, un ben definito
periodo della storia dell'Italia repubblicana. Ma il mistero delle sue
trame è ancora praticamente integro.
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