Gli stipendi italiani sono fermi da 10 anni.
Sui redditi delle famiglie, pesano l'aumentata tassazione e la mancata
crescita. I nostri salari, fissi a 25.155 dollari, sono inferiori di
mille euro circa rispetto alla media Ocse, e di circa 4000 rispetto alla
media Ue a 15. E con gli stipendi, si riducono anche le prospettive di
futuro. Un mix micidiale.
Cosa succederà? Diventeremo tutti più poveri?
"Sicuramente sì, la manovra del Governo costituisce uno strumento fondamentale per organizzare la recessione dell'economia italiana.
E' ovvio che riducendo salari, pensioni, servizi sociali, la quantità
di denaro a disposizione delle famiglie si contrarrà e, parimenti si
ridurrà la quantità di denaro a disposizione dello Stato attraverso le
entrate fiscali. Quindi stiamo andando verso una recessione molto grave
che prevede anche la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro.
Chiunque pensa che andiamo verso la crescita nell'immediato e anche nel
medio periodo, si sbaglia o mente spregiudicatamente per ingannare la
gente. Saremo molto più poveri e si avvia una fase di grande difficoltà
sociale."
Potrebbero esserci rivolte sociali?
"Le rivolte sociali ci saranno, anzi io mi auguro che
avvengano perché sarebbe il segno di una risposta popolare molto
energica. In questo momento siamo sottoposti a un vero e proprio
attacco, quando dico "siamo" mi riferisco alla stragrande maggioranza
degli Italiani. Mi auguro che siano proprio le famiglie ad organizzare la protesta sociale, anziché subire, magari sedute davanti al televisore, i colpi che vengono loro inferti."
Sinora siamo andati avanti appoggiandoci ai risparmi delle famiglie. Cosa accadrà quando anche quelli finiranno?
"E' vero, stanno cercando di portarci via i risparmi in un modo o
nell'altro, e l'esito sarà assai peggiore di quello attuale. Colgo
l'occasione di questa domanda per ricordare a tutti che il paese più indebitato del mondo non è l'Italia, ma gli Stati Uniti d'America in cui solo il debito delle famiglie ammonta al 240% del Pil. Il secondo paese più indebitato è la Gran Bretagna che ha un debito privato delle famiglie che supera il 103% del Pil. Noi siamo soltanto al 43%,
il che vuol dire che l'Italia è da questo punto di vista uno dei Paesi
più sani d'Europa, seconda soltanto alla Germania, meglio della Francia e
di tutti gli altri Paesi europei. Dunque, il nostro non è affatto un
Paese malato e sull'orlo del disastro come si vuole far credere, la
descrizione di un'Italia scialacquona, stupida, ignorante e consumista
senza criterio è una descrizione forzata, bugiarda e soprattutto
pericolosa. La questione primaria è: questo debito chi lo ha
fatto? Com'è stato fatto e chi lo deve pagare? La risposta è: noi. Io
dico invece che non dobbiamo pagarlo, bisogna che nasca
un movimento nazionale che rifiuta questo debito e che chiede
un'immediata rinegoziazione europea del debito italiano, greco,
spagnolo, portoghese, irlandese."
Lasciare il Paese può essere una soluzione?
"L'Italia è la nostra patria, il nostro Paese, il luogo dove viviamo, ci
mancherebbe altro! Se ne vadano coloro che hanno costruito un
internazionalismo della finanza mondiale senza patria, che non pagano le
tasse e dunque non avrebbero neanche il diritto di essere italiani. C'è
una vecchia frase inglese che dice: 'no representation without taxation',
questa gente non ha diritto di essere rappresentata in Italia perché ha
elevato le tasse in tutti questi decenni e adesso favorisce la
speculazione internazionale aumentando ulteriormente l'evasione. Questi
non sono Italiani e quindi dico: restiamo qui a difendere il nostro Paese."
Fonte.
Questa volta Giulietto l'ha scritta proprio bene!
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