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26/12/2011

Rivolta sociale alle porte (?)

Gli stipendi italiani sono fermi da 10 anni. Sui redditi delle famiglie, pesano l'aumentata tassazione e la mancata crescita. I nostri salari, fissi a 25.155 dollari, sono inferiori di mille euro circa rispetto alla media Ocse, e di circa 4000 rispetto alla media Ue a 15. E con gli stipendi, si riducono anche le prospettive di futuro. Un mix micidiale.
Cosa succederà? Diventeremo tutti più poveri?


"Sicuramente sì, la manovra del Governo costituisce uno strumento fondamentale per organizzare la recessione dell'economia italiana. E' ovvio che riducendo salari, pensioni, servizi sociali, la quantità di denaro a disposizione delle famiglie si contrarrà e, parimenti si ridurrà la quantità di denaro a disposizione dello Stato attraverso le entrate fiscali. Quindi stiamo andando verso una recessione molto grave che prevede anche la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro. Chiunque pensa che andiamo verso la crescita nell'immediato e anche nel medio periodo, si sbaglia o mente spregiudicatamente per ingannare la gente. Saremo molto più poveri e si avvia una fase di grande difficoltà sociale."

Potrebbero esserci rivolte sociali?

"Le rivolte sociali ci saranno, anzi io mi auguro che avvengano perché sarebbe il segno di una risposta popolare molto energica. In questo momento siamo sottoposti a un vero e proprio attacco, quando dico "siamo" mi riferisco alla stragrande maggioranza degli Italiani. Mi auguro che siano proprio le famiglie ad organizzare la protesta sociale, anziché subire, magari sedute davanti al televisore, i colpi che vengono loro inferti."

Sinora siamo andati avanti appoggiandoci ai risparmi delle famiglie. Cosa accadrà quando anche quelli finiranno?

"E' vero, stanno cercando di portarci via i risparmi in un modo o nell'altro, e l'esito sarà assai peggiore di quello attuale. Colgo l'occasione di questa domanda per ricordare a tutti che il paese più indebitato del mondo non è l'Italia, ma gli Stati Uniti d'America in cui solo il debito delle famiglie ammonta al 240% del Pil. Il secondo paese più indebitato è la Gran Bretagna che ha un debito privato delle famiglie che supera il 103% del Pil. Noi siamo soltanto al 43%, il che vuol dire che l'Italia è da questo punto di vista uno dei Paesi più sani d'Europa, seconda soltanto alla Germania, meglio della Francia e di tutti gli altri Paesi europei. Dunque, il nostro non è affatto un Paese malato e sull'orlo del disastro come si vuole far credere, la descrizione di un'Italia scialacquona, stupida, ignorante e consumista senza criterio è una descrizione forzata, bugiarda e soprattutto pericolosa. La questione primaria è: questo debito chi lo ha fatto? Com'è stato fatto e chi lo deve pagare? La risposta è: noi. Io dico invece che non dobbiamo pagarlo, bisogna che nasca un movimento nazionale che rifiuta questo debito e che chiede un'immediata rinegoziazione europea del debito italiano, greco, spagnolo, portoghese, irlandese."

Lasciare il Paese può essere una soluzione?

"L'Italia è la nostra patria, il nostro Paese, il luogo dove viviamo, ci mancherebbe altro! Se ne vadano coloro che hanno costruito un internazionalismo della finanza mondiale senza patria, che non pagano le tasse e dunque non avrebbero neanche il diritto di essere italiani. C'è una vecchia frase inglese che dice: 'no representation without taxation', questa gente non ha diritto di essere rappresentata in Italia perché ha elevato le tasse in tutti questi decenni e adesso favorisce la speculazione internazionale aumentando ulteriormente l'evasione. Questi non sono Italiani e quindi dico: restiamo qui a difendere il nostro Paese."

Fonte.

Questa volta Giulietto l'ha scritta proprio bene!

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