Anche se il disastro venisse evitato, la previsione di crescita per l’eurozona è terribile. Italia, Portogallo, Grecia avranno tutte una contrazione nel 2012, mentre Spagna, Francia, Paesi Bassi e Germania rimarranno ferme.
La disoccupazione raggiungerà il 18,5 per cento il Grecia, il 22,9 in Spagna, il 14,1 in Irlanda e il 13,8 per cento in Portogallo.
E l’Islanda svetta, con il 2,4 per cento di crescita e la disoccupazione che è scesa al 6,1. Bene, bene.
Ecco i dati dell’OCSE:
La politica islandese di drastica svalutazione assieme al controllo dei capitali non è stata il disastro che in tanti avevano diagnosticato. Il suo rifiuto di accettare il fardello delle perdite delle banche private non ha trasformato la nazione in una terra di lebbrosi.
Il paese è riuscito a tenere salda la coesione sociale. Se l’Islanda fosse stata nell’eurozona, sarebbe stata costretta a seguire le stesse politiche reazionarie della "svalutazione interna" e della deflazione del debito inflitte oggi alla massa dei disoccupati in tutta l’area soggetta a recessione.
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