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26/12/2011

Un'occasione per cambiare la vita

Appena inizio a leggere faccio un salto sulla sedia: "Vanessa, 26 anni è una delle «vittime» della crisi greca. Ma questo termine non le piace. «La responsabilità di questa situazione sono collettive. Noi tutti abbiamo colpe. Noi che abbiamo accettato corruzione per trovare un posto di lavoro. Noi che abbiamo chiuso gli occhi davanti all'evasione costante. Noi che abbiamo usufruito di un sistema che era chiaro ci avrebbe portato a ripiegarci su noi stessi»." Ecco il nuovo premio Nobel per l'economia, penso. Poi però vado avanti.

"Il suo è un lungo curriculum con stage ed esperienze di lavoro all'estero (...) Da sei mesi cerca disperatamente una maniera per andarsene. «E non tornare più. Odio il mio Paese. Lo odio per quello che ci ha fatto. Per averci distrutto le speranze di un futuro»." Allora penso che no, non la possiamo candidare per il Nobel. Però va citata, perché d'un fiato, in un unico discorso che sembra lo sfogo da un terapeuta, Vanessa ci rappresenta perfettamente.

"«Non usciamo più tutte le sere. C'era un tempo in cui potevamo permetterci di andare a mangiare al ristorante. Bere nei locali. Ora non è più possibile». E quando lo fanno «stiamo molto attenti a quanto beviamo, cosa mangiamo»." Beh, cara Vanessa, benvenuta nella realtà. La nostra. La tua. Una notizia: era così anche prima, solo che tu non volevi ammetterlo. E ora cadi da più in alto. Ma non voglio sentire il tuo lamento.

Siamo così, un po' "piove governo ladro" un po' sinceri. Un po' "che mondo lasceremo ai nostri figli" e un po' "che figli lasceremo al nostro mondo". Insomma Vanessa, se la colpa è tua, perché odi il tuo Paese? E il Paese non dovrebbe odiare anche te? Non eri tu a drogarne l'economia uscendo tutte le sere, e facendo finta di vivere in un Paese ricco?

Vanessa deve stare attenta a quello che beve, adesso. E non può più uscire per ristoranti tutte le sere. Forse andava fatto già prima, da tempo, cercando uno schema di vita migliore, meno dispendioso. Smettere di fare una cosa sbagliata è importante, ma vale meno se si smette per impotenza. Le cose giuste non si fanno per forza. Si scelgono.

Vanessa, forse per brevità giornalistica, non ci dice niente della necessità di consumare meno, lavorare meno, spendere meno, generare meno rifiuti, tenere le lampadine spente quando non servono, smettere di spendere lo stipendio semestrale di un etiope in una cena soltanto, rinunciare a crescere sempre. Non ce lo dice perché se non ci fosse stata la crisi lei sarebbe stata ben felice di lavorare come un treno, uscire tutte le sere, godere della vista luminosa della sua città piena di lampade accese fino all'alba. Eppure era partita bene: "la colpa è anche nostra". Io direi soprattutto nostra.

Cogliamo l'occasione. Cogliamola! Vanessa svegliati, impara a fare da mangiare! Ora dobbiamo farlo per forza di ridimensionare le nostre abitudini. Ma mentre lo facciamo, cerchiamo di capire. Non è anormale vivere sobriamente. Lo era non farlo. Per due ragioni: la prima è che non si poteva e abbiamo fatto finta di sì. La seconda è che non serviva ad essere felici. Quando si sbaglia bisognerebbe capirlo. Per non perseverare. Se oggi i fiumi di denaro virtuale ricominciassero per magia a scorrere, quanti vivrebbero come hanno sempre vissuto? Quanti coglierebbero l'occasione di questa crisi per cambiare vita?

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