Nell’articolo
intitolato “Perché Josef Stalin fu assassinato”, l’ex funzionario
dell’ufficio dei servizi segreti ed attualmente storico militare Arsen
Martirosyan fornisce interessanti ragioni militari, geopolitiche e
finanziarie perché – secondo la sua opinione – agenti occidentali dei
servizi segreti cospirarono con i traditori Krusciov e Zhukov per
uccidere Josef Stalin (1).
Martkirosyan
cita di preferenza l‘esperto di cospirazioni Yuri Mukhin al fine di
dimostrare che la guerra di Stalin con i dissidenti del partito
comunista ed il piano del dittatore di privarli dei loro poteri
fatalmente gli si ritorse contro. Entrambi gli autori accanitamente
stalinisti assolvono Lavrenti Beria dall’accusa di aver partecipato in
alcun modo alla morte d Stalin. In effetti, a causa della sua conoscenza
delle imprese di Stalin, i cospiratori dovettero liquidare anche Beria.
Zhukov presiedette il tribunale che condannò a morte Beria.
I nemici di Stalin nel partito
Nel
suo libro “L’assassinio di Stalin e di Beria”, l’autore Mukhin rende
ben chiaro che molto tempo prima della sua morte, Stalin aveva tentato
di rimuovere dal potere alcuni dei membri anziani dell’èlite del partito
(2).
Il
primo tentativo di Stalin di mettere fine alle repressioni provocate
dai leaders del partito ebbe luogo nel 1937. Dopo avere assunto il
potere assoluto nell’unione sovietica Stalin naturalmente voleva che i
dirigenti del partito fossero fedeli soltanto a lui e non al suo
predecessore. Come il presidente Eisenhower aveva messo in guardia sul
pericolo che un complesso militar-industriale assumesse eccessivo potere
negli Stati Uniti, Stalin temeva che un partito industriale-militare
minacciasse di usurpare tutto il potere nell’Unione sovietica e quindi
prese le misure per scongiurare questa evenienza.
Per
raggiungere questo scopo, Stalin tentò di avvicendare l’élite
includendo uomini giovani, in gran parte russi, nelle posizioni più
eminenti (3). Dopo la Seconda guerra mondiale, Stalin fece un’altra
mossa più drastica per ridurre il loro potere tentando di separare il
partito dal governo. Consci che i residui giorni di potere stavano per
finire, alti membri del partito cospirarono, probabilmente con i servizi
segreti occidentali, per uccidere Stalin.
Secondo
gli autori Martirosyan e Mukhin, gli interessi dei dirigenti dissidenti
e capi militari nell’Unione sovietica coincidevano con quelli del
complesso antisovietico statunitense militare-industriale nel desiderare
la estromissione di Stalin dal potere – ciascun gruppo per proprio
conto. Il Nuovo Testamento dice che il desiderio del denaro è la radice
di ogni sorta di malvagità (Timoteo 6:10) (4).
In
questo contesto, la guerra di Stalin contro dirigenti fossilizzati
inadatti a governare si manifesta nelle misure estreme contro la
gerarchia del partito. Quando si resero conto che Stalin minacciava di
rimuoverli dal potere, decisero di ucciderlo. Immediatamente dopo la
guerra, Stalin lanciò un’indagine per determinare la ragione delle
tragiche perdite nel 22 giugno 1941 e nei mesi seguenti, nonostante il
fatto che il Vozhd e i suoi capi militari sapevano che un attacco era
imminente. L’indagine preoccupò così tanto il generale Zhukov, sostiene
Martyrosian, che si unì con Krusciov (che dal suo canto temeva le
intenzioni di Stalin), nel rovesciare il governo il 26 giugno 1953. Nel
1989 il rinnovato “Giornale di Storia Militare” pubblicò alcuni dei
risultati dell’indagine di Stalin che dimostravano che l’apparato
militare il 18-19 giugno 1941 non aveva cognizione di un attacco
imminente.
Così
schiaccianti erano i risultati dell’indagine di Stalin sulla competenza
dei funzionari militari e dei servizi segreti in generale che il
Giornale non pubblicò ulteriori scoperte. Soltanto Beria, il più stretto
collaboratore di Stalin, aveva completa conoscenza delle indagini.
Comprensibilmente, i capi militari responsabili del disastro avrebbero
preferito ridurre al silenzio anche lui.
Beria
sospettava di Krusciov e di Semyon Ignatief, l’ex capo del MGB
(Ministero della sicurezza di Stato), di essere stati i caporioni del
complotto per uccidere Stalin. Ignatjef capeggiò l’MGB dal 1951 al 1953,
durante il periodo cruciale prima della morte di Stalin. Ignatjef aveva
rimpiazzato Viktor Abakumov, un giovane russo nominato da Stalin ed un
protetto di Beria, che fu arrestato nell’agosto del 1951. Poco dopo la
morte di Stalin il 5 marzo 1953, Beria, che aveva rapidamente assunto il
controllo dei servizi segreti, liberò Abakumov. Ma quando il 25 giugno
1953 Beria chiese l’approvazione del Comitato Centrale e del Politbureau
di arrestare Ignatjev, il consenso gli venne rifiutato ed egli venne
arrestato.
Sei
mesi più tardi, il 23 dicembre, Beria fu condannato a morte. La fazione
Krusciov-Zhukov aveva ora conquistato il potere. Così, entrambi Beria
ed Abakunov furono giustiziati nel 1953. Ignatievf, comunque, forse come
premio per avere partecipato al colpo di Stato, visse pacificamente
fino alla morte nel 1983. Fu l’unico capo della polizia segreta, fino a
quel momento, a morire secondo natura. E se Stalin, come sostenevano
Krusciov e Ignatiev, fosse deceduto di morte naturale, sarebbe stato il
primo massimo funzionario sovietico a morire di morte naturale.
(Naturalmente, sottraendogli l’aiuto di farmaci dopo l’infarto che
avrebbero evitato l’emorragia fino alla morte, ciò sarebbe stato
scambiato come morte naturale).
I nemici di Stalin in Occidente
L’autore
Martirosyan fa una lista di regioni economiche e finanziarie perché le
potenze occidentali desiderassero Stalin defunto.
Per
esempio, quando terminò la Seconda guerra mondiale e l’Occidente
calcolò i vantaggi geopolitici che Stalin ed il comunismo avevano
ottenuto nei primi sette anni della guerra fredda, e cioè spostare in
avanti i confini dell’impero sovietico profondamente nell’Europa
centrale nell’Asia, la presa della Cecoslovacchia, il passaggio della
Cina al comunismo, il sostegno al Nord Corea durante la guerra contro
gli Stati Uniti, e forse la cosa più importante, lo sviluppo della
fissione nucleare (sotto la supervisione di Beria), l’Occidente
finalmente si rese conto di aver aiutato a creare una minaccia molto più
grande alla sua sicurezza di quanto fosse stata la Germania nella sua
immaginazione e propaganda. Stalin era adesso un mortale nemico. In
effetti, lo slancio che aveva impresso nel dopoguerra e fino alla morte,
fu portato avanti fino al 1950 quando i sovietici irruppero nella corsa
allo spazio. Inoltre, gli Stati Uniti non erano ancora riusciti a
superare la Grande Depressione, e la domanda se si potesse ancora
stabilire un’economia di pace attendeva ancora una risposta.
L’Occidente,
ed in particolare gli Stati Uniti, sostengono gli autori, avevano
un’altra ragione, ancora più vitale, per desiderare di vedere un
cambiamento nella guida suprema a Mosca. Il 1° marzo 1950, asserisce
Martirosyan, il governo dell’Urss pubblicò il seguente decreto sulla
stampa sovietica:
“La
continua rivalutazione delle valute internazionali dei Paesi
dell’Occidente ha già portato alla svalutazione delle valute europee.
Rappresentanti responsabili del governo degli Stati Uniti hanno
ripetutamente detto che l’incessante aumento dei prezzi di articoli di
consumo di massa e la continua inflazione che ne consegue, ha già
prodotto un sostanziale declino del potere di acquisto del dollaro. In
conseguenza diretta di questa situazione, il potere di acquisto del
rublo è divenuto maggiore del suo valore di cambio ufficiale. Il governo
dell’Urss riconosce pertanto la necessità di aumentare il cambio
ufficiale del rublo e di sostituire la pratica di fissare il tasso di
cambio sul dollaro, stabilito nel giugno 1937 ad un gold standard più
stabile, basato sul contenuto in oro del rublo.
Il Consiglio dei Ministri dell’Urss pertanto decreta:
1.
A far data dal 1 marzo 1950 stabilisce la fine dal rapporto di cambio
del rublo in relazione alle valute straniere basate sul dollaro
sostituendolo con un gold standard basato sul contenuto in oro del
rublo.
2. Fissa il contenuto in oro del rublo a 0,222168 di grammo di oro fino.
3. Determina dal 1° marzo 1950 il prezzo di acquisto Gosbank dell’oro a 4 rubi e 45 kopeki per un grammo di oro fino.
4.
Dal 1° marzo 1950 stabilisce il tasso relativo alle valute straniere
sulla base del contenuto in oro del rublo come dal paragrafo 2 a 4 rubli
ed 84 kopeki. Evidentemente giubilante per lo sconfinamento di campo
del suo idolo Josef Stalin – l’America “sancta sanctorum” – la base
sulla quale vive la sua esistenza parassitica – l’onnipotente dollaro!
Non solo Stalin rifiutò di usare il dollaro nel commercio crescente
dell’Unione sovietica, ma diede inoltre un alt! alla valutazione delle
merci in dollari. Si può immaginare quanto Stalin fu odiato negli Stati
Uniti e in Inghilterra. In realtà ciò che fece fu minare il sistema di
valutazione in oro che era stato stabilito dopo la guerra basato su 34,5
dollari per un’oncia di oro. Con questo sistema gli americani
inondarono con un torrente di carta verde l’economia mondiale.
In
un articolo a parte Martirosyan, a proposito dell’importanza dell’oro,
racconta la storia di come e perché Charles De Gaulle, Presidente della
Francia, cadde in disgrazia con inglesi e americani nei turbolenti anni
’60. Poco dopo essere stato eletto presidente, De Gaulle, nel suo
desiderio di mantenere l’indipendenza della Francia, cambiò bruscamente
tutte le riserve di dollari in oro. Ciò che accadde fu che il ministro
francese delle finanze aveva spiegato al Presidente in modo semplice il
vero valore del dollaro come mezzo di scambio. Il ministro disse al
Presidente: “Immagini, se può, Presidente, un’asta in cui un dipinto di
Raffaello venga offerto a Fritz, un tedesco, Abdullah, un arabo, a Ivan,
un russo, a John, un americano. Ciascuno di essi avanza la sua proposta
ed offre di pagare il quadro con il bene più pregiato del suo paese: un
arabo con il petrolio, un tedesco con la tecnologia, Ivan con l’oro, ma
l’americano, sorridente, offre il doppio degli altri e vince l’asta.
Prende un pacchetto di banconote da cento dollari dal portafoglio, paga e
se ne va con il quadro”.
Quando
De Gaulle chiese dov’era il trucco, il ministro spiegò: “Secondo tutte
le apparenze, l’americano vinse la gara per il quadro per 10.000
dollari, ma in realtà lo pagò tre dollari, perché il valore reale di
ciascuna banconota da 100 dollari era solo di tre dollari l’una. Quindi,
poiché il dollaro è stato dichiarato il mezzo di pagamento universale,
tutti i tesori del mondo – petrolio, oro, tecnologia – possono essere
scambiati con la carta verde”.
Perfino
prima che la guerra mondiale finisse, nel luglio 1944, le Nazioni
unite, sostenute principalmente dagli americani, convocarono la
conferenza di Bretton Woods allo scopo di stabilire un nuovo ordine di
pagamenti nel mondo del dopoguerra designando il dollaro statunitense
come valuta di riserva mondiale. Precedentemente era stata la sterlina
inglese a sostenere questo ruolo. Malgrado Stalin rifiutasse di inviare
un rappresentante ufficiale alla conferenza, fu tenuto perfettamente al
corrente circa piani e procedure, perché il gentiluomo che rappresentava
gli Stati Uniti, il “Senior U.S. Treasury official”, Harry Dexter
White, era un agente sovietico. Fu reso perfettamente chiaro a Stalin
che le riserve in oro erano essenziali per le operazioni future del
sistema monetario proposto. Egli apprese anche che la progettata Banca
Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale erano inizialmente
pianificati su “oro senza padrone”, cioè oro “nazista”, oro ebraico, oro
zarista et similia. Naturalmente, nel mezzo e dopo il caos militare e
politico della Seconda Guerra Mondiale, che comportava furti, confische,
saccheggi e “liberazioni”, la proprietà era difficile da accertare.
Si
ricorderà che nel periodo interlocutorio dopo la Prima Guerra Mondiale,
gli alleati vittoriosi domandarono oltre 200 miliardi di Marchi-oro
tedeschi come riparazione di guerra alla sconfitta Germania, fino a
quando la Germania nazionalsocialista ricorse al sistema del baratto nel
commercio internazionale per evitare di essere imprigionata nel sistema
monetario allora esistente.
Stalin
fu lesto nel valutare lo status dell’oro russo accumulato sotto gli Zar
così come l’oro ed i gioielli posseduti dalla famiglia reale zarista.
Nel 1946, al tempo in cui circolava la voce che la principessa Anastasia
era miracolosamente sfuggita al massacro di Yekaterinenburg,
probabilmente come strattagemma per stabilirne la proprietà, Stalin
organizzò l’Operazione Krest (croce) e l’operazione Mogila (tomba) sotto
la direzione di Molotov per determinare il valore dei beni della
famiglia dello Zar. Oltre alle ricerche d’archivio, i sovietici fecero
indagini nel luogo di sepoltura della famiglia assassinata.
Secondo
Martirosyan, su informazione del ministro Witte, lo Zar aveva inviato
diverse spedizioni di oro russo negli Sati Uniti; in seguito lo Zar
inviò i gioielli personali ed il tesoro alla famiglia reale inglese per
la loro custodia.
Purtroppo,
quando i sovietici avevano in prigionia lo Zar e la sua famiglia, gli
inglesi fecero poco o niente per aiutarli per timore che la famiglia
reale britannica ne fosse minacciata (vedi inoltre il libro di
Martirosyan “Who brought the War to the USSR? Mosca, 2007).
Martirosyan
cita la comprensibile riluttanza degli illeciti possessori dell’oro e
degli inestimabili gioielli, specialmente dopo che si era saputo delle
operazioni “Krest” e “Mogila“, di restituirli ai loro legittimi
proprietari come un’ulteriore ragione per volere morto Stalin.
Un
precedente lavoro investigativo condotto da Aleksei Chichkin (“A
forgotten Idea With no Statute or Limitations”) citato da Martirosyan,
indica che nell’aprile 1952 l’URSS convocò una conferenza economica
internazionale a Mosca, nella quale Stalin propose la creazione del suo
proprio “Mercato Comune” transcontinentale fuori dalla zona del dollaro
nel quale un paniere di valute guidate dal rublo sostenuto dall’oro
sarebbe stato il fondamento della valuta di scambio al di fuori dalla
zona del dollaro. I Paesi dell’Europa orientale, Cina, Iran, Islanda,
Irlanda e diversi Paesi del Sudamerica parteciparono alla conferenza.
Comunque, meno di un anno dopo Stalin sarebbe morto.
Conclusione
Martirosyan
e Mukhin sono entrambi convinti che Stalin sia stato ucciso da uno dei
suoi più vicini collaboratori, ma certamente non Beria, agendo insieme
ai servizi segreti occidentali. Se un veleno o un anticoagulante
somministrato segretamente a Stalin non sappiamo, ma il semplice fatto
che il pronto soccorso fu ritardato o non prestato al sofferente
dittatore convinse gli autori che Stalin stava morendo. Sulla base del
cui prodest (la morte del dittatore), Martirosyan addita Kruscev e
Zhukov. Martirosyan inoltre sospetta che i servizi segreti occidentali
fossero convolti. Si crede che trotzkisti che vivevano nell’Urss o
all’occidente, suoi acerrimi nemici, abbiano aiutato gli esecutori.
Krusciov
assunse il potere nel 1955. Riabilitò Zhukov; denunciò Stalin ed i suoi
crimini nel 1956 al 20° Congresso del Partito; fu ospite d’onore negli
Stati Uniti nel 1959; autorizzò l’installazione di missili nucleari a
Cuba nel 1961; fu rimosso dal potere e si ritirò nel 1964. Quando morì
l’11 settembre 1971 gli fu negato il funerale di Stato e l’inumazione
nel Cremlino con uomini di valore comunisti come Stalin, Chernenko,
Andropov, Brezhnef, Dzherzinsky ed altri.
Immediatamente
dopo la morte di Stalin Zhukov ritornò a Mosca per la condanna e
l’esecuzione di Beria; ordinò un test nucleare su soldati sovietici non
protetti nel 1954; sostenne forti azioni repressive per schiacciare la
rivoluzione ungherese nel 1956; in associazione con Krusciov nel 1957
contro il cosiddetto “Gruppo antipartito” guidato da Molotv; sostenne
l’avventura sovietica cubana. Adesso è celebrato in America da molti
storici dell’establishment come grande stratega.
Poscritto
Reuter, 1° agosto 2011: il Primo Ministro russo Vladimir Putin ha oggi accusato gli Stati Uniti di vivere al di là dei propri mezzi “come parassiti”. La sua dichiarazione fa eco con Stalin, Martirosyan, Mukhin ed una pletora di economisti mondiali. Parafrasando Putin:
Reuter, 1° agosto 2011: il Primo Ministro russo Vladimir Putin ha oggi accusato gli Stati Uniti di vivere al di là dei propri mezzi “come parassiti”. La sua dichiarazione fa eco con Stalin, Martirosyan, Mukhin ed una pletora di economisti mondiali. Parafrasando Putin:
“Essi
(gli americani) vivono al di là dei propri mezzi addossando parte del
peso dei loro problemi sull’economia mondiale. Essi vivono come
parassiti sull’ economia globale e sul monopolio del dollaro. In America
c’è una disfunzione sistemica, essa colpirà tutti. Paesi come la Russia
e la Cina posseggono gran parte delle loro riserve di obbligazioni. Ci
dovrebbero essere altre valute di riserva.
Come dice il proverbio: più le cose cambiano, più restano le stesse.
Note finali:
1. Arsen Martirosyan.
http://www.delostalina.ru/?p=498#_ftn1 2. Yuri Mukhin, “Ubiystvo Stalina I Berii”, Mosca, 2007
3.
Nel 19° Congresso del Partito comunista, nel1952, Stalin introdusse una
nuova Carta per il Partito comunista nella quale gran parte del potere
era concentrata nel Bureau del Praesidum composto da Stalin, Beria,
Krusciov, Ignatjef ed altri tre. Voroshilov, Kaganovic, Molotov e
Mikoyan erano già stati privati di gran parte dei poteri.
4.
Nei secoli susseguenti man mano che si sviluppavano sétte protestanti,
l’accumulazione della ricchezza si percepì piuttosto come dono di Dio
sulla. Fu generalmente accettato che i possessori di alti uffici nella
società ed i militari godevano del favore di Dio nella forma tangibile
di ricchezza e privilegi. Inoltre, certi requisiti e privilegi di alti
uffici furono accettati come diritti
Note sull’Autore:
Daniel
W. Michaels è stato per oltre 40 anni traduttore di tedesco e russo per
il Dipartimento della Difesa statunitense, gli ultimi venti anni dei
quali al servizio segreto della Marina. Inoltre, egli ha contribuito con
articoli storici e geografici.
Tratto da Barnesreview.com
Traduzione di Alfio Faro
Fonte.
Non so assegnare alcun indice d'attendibilità a questo articolo, che resta comunque estremamente interessante anche soltanto a livello speculativo, trovando per altro diverse analogie coi retroscena che hanno condotto al recente conflitto in Libia.
Non so assegnare alcun indice d'attendibilità a questo articolo, che resta comunque estremamente interessante anche soltanto a livello speculativo, trovando per altro diverse analogie coi retroscena che hanno condotto al recente conflitto in Libia.
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