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01/12/2011

Debito e sovranità...

 Ammettiamolo, un po’ ci facciamo schifo tutti. Quando ci alziamo la mattina e ci guardiamo allo specchio, misurando quelle occhiaie che si allungano giorno dopo giorno, tutti pensiamo a come siamo potuti finire in questo modo. E’ stata colpa nostra? Siamo stati così fessi? Potevamo fare di più per evitare che l’Italia andasse a rotoli? Ci siamo rilassati troppo, cullandoci nella sicurezza delle nostre miserie quotidiane? Tutte queste domande passano nella mente di ogni italiano che ancora ha una coscienza dotata di pensiero consapevole.

  Ma se, dicendo che l’Italia ha venduto la democrazia per pagare il debito, si passa per complottisti, è innegabile che almeno un’affermazione sia sacrosanta: non abbiamo più una sovranità monetaria. Ce ne siamo resi conto da un giorno all’altro, quando schifati (e qualcuno perfino divertito) guardavamo uno dei più abili corruttori di tutti i tempi cadere, assieme al suo regno di menzogne, mentre dalle tasche ci stavano sfilando perfino il diritto di lanciare le poche monetine rimaste.

  Ora le parole più in voga sembrano essere debito pubblico, PIL, crescita, spread, moneta, Euro (addirittura Euro A e Euro B). E già mmagino l’italiano medio (me compreso) impegnato a destreggiarsi tra i culi delle veline, tra i comici divenuti politici, tra i politici divenuti comici, tra Emilio Fede, X-Factor e notizie apocalittiche come il crollo dell’Italia, dell’Eurozona, del mondo e dell’universo intero. Così, in questo mare catodico ormai pieno di cristalli liquidi, tutto inizia a mischiarsi e quasi a confondersi, come se ogni cosa facesse parte dello stesso spettacolo. L’economia si trasmuta nella finzione di un’imitatore, lo spread sbuca fuori dal tanga nei fondoschiena di Canale 5, le pensioni si mescolano allo starnazzare di una debuttante ai provini di un talent show canoro.

 Ma se proprio l’economia dovrà governare il mondo, è bene ricordare a tutti che stiamo parlando di una scienza sociale, che studia i comportamenti di noi comuni mortali. Quindi se oggi il problema fosse davvero il debito, vorrei perlomeno conoscere la persona a cui devo i soldi che quotidianamente guadagno e che il minuto successivo mi portano via. E invece c’è qualcosa che non torna, proprio sotto ai nostri occhi.

 Prendiamo le banche e partiamo dalla nostra, la Banca d’Italia. Dovrebbe essere pubblica, come dice la legge bancaria del 1936 e come ha ribadito una sentenza della Corte Suprema di Cassazione, invece è privata, così costituita:
  • Gruppo Intesa S. Paolo - 44,25% (proprio quella del neo Ministro Passera);
  • Gruppo Capitalia Unicredito - 22,12%;
  • Banca Carige - 3,96%;
  • Banca Nazionale del Lavoro - 2,83%;
  • Monte Paschi di Siena - 2,50%;
  • Cassa di Risparmio di Firenze - 1,85%;
  • Gruppo Banca Popolare Italiana - 1,23%;
  • Assicurazioni Generali - 6,33%;
  • RAS Assicurazioni - 1,33%;
  • altri soci (ma chi sono?) - 7,93%;
  • Inps - 5,00%;
  • Inail - 0,67%.
 E come se non bastasse, è curioso accorgersi che anche la composizione della Banca Centrale Europea, che per Costituzione Europea (anche se nessuno di noi l’ha mai votata o lontanamente discussa) è come si suol dire un ente sovranazionale sia probabilmente, per un gioco di scatole cinesi, in mano ai privati:
  • Banca Nazionale della Germania - 23,40%;
  • Banca di Francia - 16,52%;
  • Banca d’Inghilterra - 15,98% (paese fuori dall’Euro);
  • Banca d’Italia - 14,57%;
  • Banco de Espana - 8,78%;
  • Banca d’Olanda - 4,43%;
  • Banca Nazionale del Belgio - 2,83%;
  • Banca Centrale di Svezia - 2,66% (paese fuori dall’Euro);
  • Banca Nazionale d’Austria - 2,30%;
  • Banca della Grecia - 2,16%;
  • Banca Centrale del Portogallo - 2,01%;
  • Banca Nazionale di Danimarca - 1,72% (paese fuori dall’Euro);
  • Banca Nazionale di Finlandia - 1,43%;
  • Banca Centrale d’Irlanda - 1,03%;
  • Banca Centrale Lussemburgo - 0,17%.
  Come è possibile che alcune banche che non adottano l’Euro come moneta possano far parte nella composizione societaria della BCE? E soprattutto; se la Banca d’Italia è privata e se fa a sua volta parte di un altro organismo privato - come appunto la BCE -, a chi dobbiamo rendere conto del nostro debito? Chi è che ci sta prestando i soldi che, bontà sua, siamo costretti a restituire in comode e infinite rate, pena l'espropriazione della sovranità?

 A volte i ragionamenti più semplici e lineari permettono di vedere più chiaramente di qualunque altra sofisticazione intellettuale. Bisognerebbe solo essere di grado di esercitarsi a svolgerli fino in fondo, senza mai demordere, perché i comportamenti degli uomini hanno sempre una spiegazione, anche se può essere la peggiore possibile.

 Il problema, insomma, resta sempre quel dannato specchio ogni mattina, al quale sembriamo chiedere di continuo, nella disperata attesa di una risposta diversa: "Specchio, specchio delle mie brame, chi è il più fesso del reame?".

Fonte.

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