Richieste boom per 489 miliardi di euro alla prima asta di
rifinanziamento a 3 anni della Bce senza limite di ammontare e al tasso
dell'1%: all'operazione hanno partecipato 523 banche che hanno ottenuto
prestiti a bassisimo costo utilizzati anche per ricomprare i propri
titoli o i titoli di Stato che oggi rendono anche il 6 o il 7 per cento.
Un sistema ampiamente spiegato da Eric Toussaint nel libro Debitocrazia.
La borsa premia i titoli bancari con tanti segni positivi.
Nell'articolo che segue, del Sole 24 Ore, si spiega come funziona il meccanismo
Corsa delle banche italiane all'asta Bce
di Morya Longo da Sole24ore.com
Quando oggi la Banca centrale europea aprirà i rubinetti della
liquidità, gli istituti di credito italiani potranno giocare jolly nuovi
di zecca per «prelevare» denaro a Francoforte: le obbligazioni bancarie
garantite dallo Stato previste dalla manovra del Governo Monti. Tutte
le banche italiane sono già pronte a calare questo jolly, nella speranza
di superare la pesante crisi di liquidità che le sta soffocando da
mesi: già oggi, secondo le indiscrezioni raccolte dal «Sole 24 Ore», gli
istituti italiani hanno a disposizione qualcosa come 50 miliardi di
euro di questi nuovi titoli.
Li hanno già creati. Li hanno pronti all'uso. E li utilizzeranno già
oggi per andare dalla Bce: questo significa che gli istituti italiani
(dai big come Intesa e UniCredit, ai medi come Veneto Banca, Credito
Valtellinese, Iccrea, Popolare di Vicenza e Popolare dell'Emilia) hanno
la possibilità di prelevare da Francoforte 50 miliardi in più. E, in
futuro, potranno arrivare a 228 miliardi di euro. Ecco la nuova
'medicina', artificiale, contro il credit crunch.
Il 'bancomat' della Bce
Per capire questa rivoluzione bisogna partire da Francoforte.
La Bce organizza regolarmente delle operazioni di rifinanziamento: si
tratta di momenti in cui tutte le banche d'Europa possono prendere in
prestito, al tasso super-agevolato dell'1%, tutti i soldi che vogliono.
Le quantità sono illimitate. C'è però un solo «paletto»: le banche
devono consegnare alla Bce obbligazioni (titoli di Stato, ma anche bond
bancari o aziendali) in garanzia per tutto il tempo della durata del
finanziamento. Questo negli ultimi tempi è diventato un problema, perché
i titoli da dare in garanzia iniziano a scarseggiare.
Ecco perché il Governo Monti (come in altri Paesi) è intervenuto. Ha
dato alle banche la possibilità di emettere nuove obbligazioni, su cui
lo Stato mette una garanzia senza aumentare il debito pubblico, per un
importo massimo pari al patrimonio di vigilanza di ogni istituto. Dato
che, secondo Bankitalia, il patrimonio totale delle banche italiane è
pari a 228 miliardi di euro, a tanto potrebbero arrivare le nuove
emissioni: gli istituti possono quindi creare «artificialmente» nuovi
titoli, fino a tale importo, con il solo scopo di darli in garanzia alla
Bce. Proprio oggi l'istituto di Francoforte, oltre alle tradizionali
operazioni a tre mesi, organizzerà il primo finanziamento illimitato
della durata di tre anni: per le banche c'è dunque l'imperdibile
occasione di ottenere prestiti al tasso dell'1% di durata triennale.
«Medicina» anti-crisi
Per gli istituti di credito è come manna dal cielo. Oggi, a
causa della bufera finanziaria, le banche italiane non riescono infatti a
finanziarsi sul mercato obbligazionario. Ieri le obbligazioni triennali
di Intesa e UniCredit quotavano con tassi d'interesse anche superiori
al 7%: livelli proibitivi. Questo è un grave problema: l'anno prossimo -
secondo i dati di Dealogic - gli istituti italiani dovranno infatti
rimborsare obbligazioni per 78 miliardi di euro. Se non riuscissero a
trovare finanziamenti sul mercato, o se li trovassero a tassi
d'interesse da usura, l'intera economia del Paese rischierebbe di
bloccarsi.
La Bce, invece, oggi offrirà finanziamenti triennali al tasso dell'1%.
Per ottenerli, gli istituti dovranno consegnare titoli obbligazionari
e/o i nuovi bond auto-prodotti e garantiti dallo Stato. Considerando i
costi di questi nuovi titoli (bisogna pagare una commissione allo Stato
che offre la garanzia), per le banche significa comunque finanziarsi a
tre anni pagando un tasso lordo intorno al 2%: si tratta di un gran
risparmio. Considerando che potranno «creare» nuovi bond per 228
miliardi, questo dovrebbe metterle al riparo per tutto il 2012: «Gli
importi sono importanti» spiega l'avvocato Franco Grilli Cicilioni di
Clifford Chance. «Questo significa che le banche potranno fare raccolta
anche se il mercato obbligazionario dovesse restare chiuso». Insomma: la
Bce potrà sostituirsi al mercato e finanziare in toto le banche
italiane.
Effetti collaterali
Ma gli istituti potrebbero usare i soldi, prelevati dalla Bce
anche grazie ai nuovi titoli, per farne altri usi. Non solo per
rimborsare i propri titoli in scadenza, ma anche ‐ testimonia un
banchiere ‐ «per ricomprare parte del proprio debito sul mercato a
prezzi bassi». Ma le banche potrebbero anche fare altro (caldeggiate
dalle stesse Autorità): utilizzare i finanziamenti della Bce (all'1%)
per comprare BTP (che rendono il 6,5%). Questo avrebbe il merito di
abbassare anche i rendimenti dei BTP e di dare un sollievo allo Stato.
Ma avrebbe anche l'effetto collaterale di creare un corto circuito
spaventoso: lo Stato mette la garanzia sui bond bancari, le banche li
usano per finanziarsi in Bce e con i soldi comprano titoli dello stesso
Stato. Non serve un genio per vedere, dietro questa «manna», una
potenziale bomba.
Fonte.
Almeno un'analisi smaliziata delle ennesima furbata del mondo bancario, che crea e disfa dal nulla, ci voleva!
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