La crisi che getta sul lastrico milioni di famiglie europee non sembra investire la Germania, che nel 2012 ha avuto il tasso di disoccupazione più basso dal 1991. Ma il mercato dell'auto frena e i tedeschi risparmiano sui riscaldamenti.
Che la Germania stia approfittando della crisi economica che investe l’Unione Europea per rafforzarsi e che i suoi cittadini stiano godendo ancora di “privilegi” sociali tolti d’autorità ai loro colleghi continentali è ormai quasi un luogo comune. Ma alcuni indicatori pubblicati negli ultimi giorni da enti pubblici e istituti di ricerca di Berlino ci consegnano un’immagine della grande Germania meno ottimistica.
Ad esempio il mercato dell’automobile è in calo, anche se non si assiste al vero e proprio tracollo che investe i Piigs. Comunque l’associazione tedesca dei costruttori di automobili VDA ha reso noto che in Germania nel 2012 le immatricolazione di auto nuove sono calate del 2,9% rispetto al 2011, passando da 3,17 a 3,08 milioni. E per il 2013 la VDA si attende un'altra flessione.
E un altro dato lascia intravvedere una situazione di crisi incipiente per le famiglie tedesche. Mentre ad Atene l’aria è resa irrespirabile dai fumi della legna bruciata per riscaldare i condomini (gas, gasolio e carbone sono troppo cari) a Berlino e nelle altre città tedesche si cominciano ad usare i riscaldamenti con più parsimonia, abbassando le temperature, o accendendoli per meno ore al giorno, nonostante le condizioni climatiche rigide. Secondo il sondaggio realizzato dall'associazione Dekra metà dei tedeschi ha preso l’abitudine di indossare maglioni e altri abiti pesanti all’interno delle loro abitazioni, mentre quattro intervistati su dieci hanno dichiarato di non riscaldare tutti gli ambienti di casa. Il tutto a causa del forte aumento dei prezzi dell’elettricità e dei carburanti fossili utilizzati per alimentare gli impianti di riscaldamento.
Ma non tutti gli indicatori parlano la stessa lingua. Non i dati sul mercato del lavoro, ad esempio. Nel 2012 la Germania ha registrato il tasso di disoccupazione più basso dal 1991, con ‘soli’ 2.897mila senza lavoro, 79mila in meno del 2011. In percentuale i disoccupati si sono ridotti dello 0,3%, scendendo al 6,8%, secondo le cifre fornite dall'Agenzia federale per il lavoro di Norimberga. Che però fa notare che se “nel primo semestre é andata inaspettatamente bene per l'occupazione. Nel secondo inaspettatamente male''. Se nel 2013, secondo le stime dell’Agenzia, il numero di disoccupati non dovrebbe raggiungere la quota 3 milioni, non poche preoccupazioni per lo stile di vita pre-crisi della maggioranza dei tedeschi potrebbero crearle i piani di riduzione della spesa pubblica del superministro tedesco delle finanze. Wolfgang Schaeuble ha infatti reso noto la sua intenzione di tagliare tra i cinque e i sei miliardi di spesa, per riportare a zero il deficit dello Stato federale tedesco nel 2014. I tagli riguarderanno tutti i ministeri, riferisce il quotidiano ‘Rheinische Post’.
Fonte
Anche i numeri iniziano a manifestare l'ambiguità del sistema tedesco.
La scommessa e provare ad azzeccare fino a quando la Germania terrà botta.
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