“Vorrei che in Europa si facesse supportare le conseguenze della
crisi ai più forti. E’ questa la solidarietà. Non mi piace quando si
dice che gli sforzi devono essere effettuati dai più svantaggiati perché
sono i più numerosi”. A parlare è il presidente uscente
dell’Eurogruppo, il lussemburghese Jean Claude Juncker, in audizione alla Commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo
che ha sottolineato come ne vada “del modello europeo” e che “quelli
che hanno meno vantaggi devono fare uno sforzo, ma anche i ricchi devono contribuire agli sforzi globali”.
La
chiamata in causa dei Paperoni del Vecchio Continente è arrivata dopo
una panoramica sulla situazione del mercato del lavoro in Europa. “La
situazione della disoccupazione è drammatica, avevamo
detto che l’euro avrebbe riequilibrato la società e invece la
disoccupazione aumenta”, ha detto. “Nell’area euro supera l’11%, e non
ce lo possiamo permettere”, ha aggiunto denunciando il fatto che la
mancanza di occupazione è “una tragedia che stiamo sottovalutando”.
Per questo, ha aggiunto, “dobbiamo realizzare politiche più attive per
il mercato del lavoro”. L’esempio concreto è arrivato subito. “Quando è
stato introdotto l’Euro avevamo promesso che avrebbe avuto effetti
positivi anche sugli equilibri sociali“, ha detto tornando a rilanciare, citando Carl Marx, la proposta di un “salario minimo legale
in tutti i paesi dell’Euro, altrimenti si rischia di perdere la
credibilità e il sostegno dei lavoratori”. Più in generale, per Juncker
che un esponente del Ppe, serve a livello europeo “un accordo per definire una base sui diritti minimi dei lavoratori”.
“Occorre una politica industriale
dell’Unione Europea che al momento non abbiamo”, ha poi detto. In
particolare, aggiunge, “quando l’economia ripartirà avremo la necessità
di 200 milioni di tonnellate di acciaiol’anno” mentre
al momento “con le restrizioni attuali abbiamo una capacità di 140
milioni. Quindi dovremmo importare. E’ da pazzi”. Tra i numerosi
problemi da affrontare, poi, c’è “quello dei sistemi sociali diversi”
tra i vari Paesi. “Avremo molti problemi sul fronte del finanziamento
della protezione sociale e delle pensioni. La nostra generazione deve
farsi carico di questi problemi e continuare a renderli sostenibili
dal punto di vista finanziario. Attualmente non è così perché il
potenziale di crescita al momento non è sufficiente”, ha detto Juncker,
che nell’attuale situazione non ha avuto un ruolo di secondo piano visto
che esce da otto anni di presidenza del centro di coordinamento europeo
dei ministri dell’Economia e delle finanze dell’Eurozona. A tal proposito ha preferito non fare immediatamente un bilancio: “Se lo facessi in modo spontaneo adesso sarebbe troppo negativo. In negativo c’è tutto quello che non è riuscito, i ritardi, tutti gli atti mancati e le decisioni sbagliate”.
Considerazioni
anche sulle categorie di opinione che dividono nord e sud Europa. “I
paesi del Nord dell’Europa non sono più virtuosi rispetto a quelli del
Sud e quelli del Sud non sono meno virtuosi rispetto a quelli del Nord”,
ha riconosciuto. Per Juncker “Nord, Sud, Est e Ovest devono avanzare insieme. Chi nei paesi del Nord pensa che siano più virtuosi rispetto ai paesi del Sud dovrebbe guardare ai numeri e osserverebbe che non sono così virtuosi di come pensa. I paesi del Sud, poi, hanno compiuto molti sforzi
al momento dell’ingresso nella zona Euro come Italia, Spagna e altri
paesi. Hanno fatto sforzi enormi per aderire nell’area dell’euro”. E
intanto le resistenze maggiori al patto di bilancio arrivano proprio da
nord. “Il fiscal compact è entrato in vigore ma restano
ancora alcuni paesi, il Belgio, i Paesi Bassi e il Lussemburgo, che
devono ancora ratificarlo. E la ratifica di questi paesi non è scontata”, ha detto anche se l’eventuale mancata ratifica “non modifica nulla”.
Tra le poche certezze, in effetti, c’è il fatto che nella Ue ”non c’è accordo sulla strada da imboccare nei prossimi anni, gli Usa e gli altri ci interpellano a proposito e noi abbiamo solo risposte di cortissimo respiro”, ha puntato il dito lamentando come nell’ultimo vertice Ue i leader abbiano fatto osservazioni discordanti
sulla road map descritta dai 4 presidenti Draghi, Juncker, Van Rompuy e
Barroso sul rafforzamento della governance comunitaria. “Di fronte a
noi abbiamo ancora anni difficili. I problemi restano seri e le soluzioni richiedono una buona dose di coraggio politico”.
E ancora. ”I tempi che viviamo sono difficili, non dobbiamo dare
all’opinione pubblica l’impressione che il peggio sia alle nostre spalle
perché ci sono ancora cose da fare molto difficili”.
Anche se
”iniziamo il 2013 in una situazione nettamente migliore rispetto
all’anno scorso, il 2012 è stato un anno di risultati positivi per la
zona euro: quelle che sono state prese dai vertici europei nell’anno
appena concluso, sono state decisioni lungimiranti che
hanno stabilizzato l’Eurozona, ma non è il momento della nostalgia, ma
il momento dell’azione”. Oltre al meccanismo di stabilità, che “nessuno,
solo 14 mesi fa, avrebbe creduto di riuscire a realizzare”, c’è stato
il piano per la Grecia e la soluzione per le banche spagnole. “Il mio
metodo di dirigere l’Eurogruppo è un misto di inclusione
e metodo comunitario, purtroppo richiede tempo ma tutti e 17 i paesi
della moneta unica devono potersi esprimere”, ha spiegato, annunciando
che sarà una francese che guiderà il consiglio di supervisione bancaria
della Bce. Un’indiretta risposta agli europarlamentari che lamentavano
la mancanza di donne nei posti di comandi in Europa. In lizza per
l’incarico ci sarebbe, secondo le ultime indiscrezioni, Daniele Nouy, attuale segretario generale dell’Autorità per il controllo prudenziale della Banca centrale francese.
Fonte
Vuoi vedere che anche nelle ovattate sale dei bottoni, chi comanda la baracca inizia a sentire che il pavimento scricchiola sotto i propri piedi? Meglio tardi che mai anche se queste hanno tutta l'aria d'essere le solite lacrime di coccodrillo (uscente).
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