Squilli di tromba e rulli di tamburi! Finalmente anche per gli In.Si.Dia
sono arrivate le tanto sospirate ristampe! Personalmente ero stufo di
vedere ripubblicati valanghe di platters dal discutibile valore
artistico (qualcuno ha detto Syndroms of the Cities degli Alastor?!? brrrr...) preferiti a quelli di una band punta di diamante dell’intera scena tricolore.
Purtroppo, e non scopro certo l'acqua calda, il metal italiano è
sempre stato un mondo dominato dal provincialismo: le bands, buone o
cattive che siano, vengono sempre classificate come "true" o "false", da
"supportare" o "boicottare". La musica passa troppo spesso in secondo
piano... e i risultati sono sotto l'occhio di tutti. Recensioni poco
affidabili, incompetenti case discografiche e flop commerciali
insostenibili, hanno fatto sì che il firmamento In.Si.Dia brillasse soltanto un lustro o poco più. Lode comunque alla Jolly Roger Records di Antonio Keller per aver ridato vita ad entrambi i lavori di questa dimenticata band bresciana, Istinto e Rabbia e il successivo Guarda Dentro di Te.
Ma andiamo con ordine e parliamo del primo full lenght datato 1993.
Come avrete certamente capito, i testi sono coraggiosamente gridati in
lingua madre da un convincente Riccardo Panni e raccontano una realtà
certamente dura, ma non commiserabile, in cui trovare una via d'uscita
costruttiva.
A livello di sound, ci troviamo di fronte ad una via di mezzo tra i Sepultura del periodo più maturo (Beneath the Remains / Arise) ed i Vio-Lence di Oppressing the Masses
(uno dei miei dischi preferiti sotto l'aspetto puramente sentimentale,
chiedere conferma ai timpani del mio vicino edicolante). Tutto questo
non è certo uno sterile esercizio di copia/incolla, sia ben chiaro,
infatti balza subito alle orecchie una certa personalità ed un tiro
veramente da primi della classe.
I pezzi sono curati e ben arrangiati: si passa dalle sfuriate dell’opener Fuggire, alle delicate melodie di Il Tempo e Satanka, dove si può respirare aria di casa Testament. L'apice compositivo del tipico Inviolacy style esplode imponente durante Sulla mia strada (arpeggio iniziale, riff mooolto banging, strofe quadrate e testo caustico), e Parla parla (granitica e piuttosto tirata, elevata da un grandissimo assolo firmato Manuele Merigo).
In quest’ultima traccia, liricamente parlando, viene sfruttata
perfettamente la situazione di positività e negatività di cui accennavo
precedentemente ("Ora tutto è passato, non devi più pensare, devi
agire!"). Uno stato di bifaccialità che viene ben amplificato dal
videoclip che vi consiglio di andare a rispolverare.
Ciliegina sulla torta la cover finale Tutti Pazzi dei Negazione, ennesima dedica ai poveri tanardi che ancora nel nuovo millenio portano avanti gli "storici" insegnamenti alla macho-manowar, di quanto sia sottile la linea che divide il thrash metal dall'hardcore punk, anche attitudinalmente parlando.
La ristampa nelle mie mani è sicuramente ben curata, con un
booklet completo di fotografie e testi stampati
su carta patinata lucida anche piuttosto resistente. Avrei certamente gradito l’aggiunta del demo No Compromises!!!
o di qualche spezzone live per assegnare il massimo delle votazioni, ma
come si dice dalle mie parti... "Nu se pèu sciuscià e sciurbì".
Cosa fate ancora qui davanti? Fiondatevi dal vostro negoziante di
fiducia (se lo avete mai avuto...) ordinatelo on-line, ma aggiungetelo
alla vostra collezione. E guai se sento ancora esclamare frasi ignobili
che innalzano come vero orgoglio metal italiano i "coerenti" e
"fierissimi" Extrema!
Fonte
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