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07/01/2013

Ingroia, la Diaz e la memoria corta


Nuovi guai per Rivoluzione Civile e per il suo candidato premier, Antonio Ingroia. Le sue ambigue dichiarazioni all'indomani della condanna di alcuni dirigenti della Polizia per i fatti di Genova del 2001 potrebbero renderlo meno simpatico al 'popolo della sinistra'.


"Bravo Milan e forza Boateng! Le leggi sul razzismo ci sono, lo Stato deve applicarle". E' quanto Antonio Ingroia, candidato premier della lista di sinistra Rivoluzione Civile, ha scritto su Twitter a proposito della scelta del Milan di abbandonare l'amichevole con la Pro Patria, ieri pomeriggio, in segno di protesta contro i cori razzisti che offendevano il giocatore Kevin Prince Boateng.
Stamattina l’ex magistrato, in un’intervista concessa al quotidiano La Repubblica, aveva detto di non avere ''Nessuna paura dello sbarramento, vedo molto entusiasmo intorno a me'' e in ogni caso ''i sondaggi ci danno al 5 per cento ed esistiamo da appena una settimana''.
Inoltre Ingroia ha confermato di puntare e contare ancora sulla possibilità di dialogo sia con il Pd sia con Grillo. ''I nostri punti fermi - dice - sono l'alternativa al berlusconismo e al montismo. Non demonizziamo Grillo come antipolitica e non demonizziamo Bersani come partitocrazia. Vogliamo confrontarci sui contenuti''. A proposito del suo inserimento a caratteri cubitali nel simbolo della lista, che tante polemiche ha suscitato, l’ex magistrato si è giustificato affermando: ''io tenevo al nome 'Rivoluzione civile' ma gli esperti d'immagine ci hanno spiegato che c'è troppo poco tempo, che serviva qualcosa di immediatamente riconoscibile'' ma ''non ho alcuna intenzione di fare un partito personale''.
Ma durante la giornata altre polemiche sono state scatenate dalla ripubblicazione, da parte di alcuni siti web, di una dichiarazione dell’ex magistrato che potrebbe renderlo inviso a una parte del suo possibile elettorato. A metà dicembre, quando si cominciava a preventivare la scelta di Ingroia come candidato di punta dell’aggregazione tra i partiti a sinistra del PD, sul suo profilo Facebook “Avvocati liberi” il legale catanese Goffredo D’Antona aveva ricordato quanto il magistrato aveva affermato nel luglio scorso, all’indomani della pur mite sentenza di condanna di alcuni dirigenti delle forze dell’ordine ritenuti responsabili di alcuni reati durante la repressione delle manifestazioni del 2001 contro il G8 di Genova. Durante un’intervista rilasciata ai microfoni del programma La Zanzara condotto da Giuseppe Cruciani e David Parenzo, e riportate da Il Fatto quotidiano del 9 luglio 2012, Ingroia aveva detto:
«La legge va applicata anche nei confronti degli uomini migliori ma la solidarietà dell’ex capo della polizia (Gianni De Gennaro, ndr) nei confronti degli agenti condannati è normale, comprensibile. Non la trovo inopportuna. Gli uomini condannati sono persone valide, alcuni li ho conosciuti anch’io». Affermazioni gravissime secondo D’Antona – che insieme ad altri avvocati etnei dell’Osservatorio dei diritti, è stato promotore proprio di una petizione online in cui si chiedeva al premier Mario Monti di sollevare De Gennaro dal ruolo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – che commentava: «Quindi i casi sono due: o mi date del mafioso, o mi dite che a Genova per strada c’erano fascisti, che quindi si potevano picchiare». E poi ancora, rivolto ai sostenitori del magistrato: «Cari compagni, state facendo un errore gravissimo. Per la speranza di superare lo sbarramento elettorale vi state unendo con difensori dei macellai della Diaz».


Non penso che Ingroia sia un difensore dei macellai di Genova, ma penso sia piuttosto lampante il fatto che la sua candidatura strida non poco con quelli che sono stati i principi fondanti del movimento Cambiare si può.

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