Sono disponibili i rilevamenti ufficiali dei consumi di gas in Italia, fonte Ministero dello sviluppo economico. Si conferma anzi si acutizza il crollo verticale dei consumi. Il MSE parla di 65.763 mln m3 gas nel gennaio/novembre 2012 , contro i 69.034 dello stesso periodo del 2011 ( - 4,7%). Per rendersi conto della caduta basta fare un doppio confronto. Il primo fra i consumi del novembre 2012 e quelli del novembre 2011: - 16,6%; il secondo fra quelli del periodo gennaio-novembre 2012 e quelli del medesimo periodo 2005, anno in cui il consumo di gas toccò in Italia i suoi vertici: - 12,6%. Particolarmente significativi anche i confronti relativi ai due rigassificatori attualmente in funzione, quello di Panigaglia (SP) e quello di Porto Viro-Cavarzere (Rovigo). Panigaglia è passato dai 2.368 mln di m3 del 2005 ai 1.085 mln di m3 del 2012, cioè – 54% di GNL lavorato. Come direbbe qualcuno: una diminuzione “impressionante”. Per Porto Viro, entrato in funzione con grande strombazzamento propagandistico nel 2009, si passa dai 6.445 mln di m3 del gennaio – novembre 2010 ai 5.641 del medesimo periodo del 2012, cioè - 12,5%. Tirando le somme: il fabbisogno di gas è drasticamente calato e i rigassificatori in funzione sono nettamente sottoutilizzati: Panigaglia lavora al 30% del suo potenziale, Porto Viro difficilmente raggiungerà il 60%.
Quindi anche i rigassificatori hanno avuto una forte contrazione dei volumi di gas lavorato esattamente come i gasdotti. Ma non ci è stato detto e ripetuto che i rigassificatori, che “tanti” rigassificatori, erano necessari per garantire il futuro energetico dell’Italia? Che senza di essi era a rischio la nostra indipendenza energetica?
Questi dati spiegano le difficoltà del progetto OLT di Livorno e il progressivo abbandono dei vari progetti di rigassificatori che grazie agli incentivi statali voluti dal governo Prodi con ministro dello sviluppo Bersani, erano fioriti un po’ in tutta Italia. La OLT versa in cattive acque e non ha ancora definito contratti con fornitori di gas e questo non solo per le difficoltà finanziarie di alcuni suoi azionisti (ci riferiamo soprattutto alla indebitatissima IRIDE) ma anche per le oggettive difficoltà di “piazzare” il gas che si dovrebbe importare nella piattaforma offshore che si vorrebbe ancorare al largo delle coste livornesi.
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