Entro l'anno la Federal Rserve potrebbe mettere fine al terzo round di Quantitative Easing, che porta attualmente ad 85 miliardi di dollari al mese le "inieziponi di liquidità". E Wall Street "si deprime".
Già finito l'effetto doping per l’accordo sul fiscal cliff. E' bastata la pubblicazione dei verbali dell'ultima riunione del Fomc - il braccio operativo della Federal Reserve - per riportare le preoccupazioni a dominare sull'euforia.
Molti membri del Fomc risultano intenzionati a metter fine entro il 2013 al programma di acquisto di bond da parte dell'istituto diretto da Ben Bernanke. Al dunque, si intravede la conclusione del terzo round di quantitative easing (politica monteria che consiste sostanzialmente nello stampar dollari e darli alle banche, in cambio di titoli tossici invendibili sul mercato), che in questo momento fa affluire 85 miliardi di dollari al mese nel sistema finanziario statunitense e quindi globale.
Una seconda preoccupazione, minore, riguarda gli effetti dell'accordo sul fiscal cliff sull'economia. All'orizzonte ci sono infatti già due scadenze importanti per la politica economica: l'aumento del tetto del debito (a febbraio) e la determinazione dei tagli alla spesa federale. Prevedibile infatti un altro debilitante braccio di ferro tra democratici e repubblicani su entrambi i fronti, così come è certo che ai tagli di spesa corrisponde una flessione del Pil nazionale.
A questo va aggiunta la pressione delle agenzie di rating che, paradossalmente, per un verso hanno "promosso" l'accordo al Congresso, ma per l'altro lo hanno giudicato inutile quanto agli effetti sui conti pubblici.
Gli analisti non escludono a questo punto un taglio del "giudizio" sul debito pubblico statunitense da parte di Moody's e Fitch. Che affiancherebbero a questo punto Standard&Poor's, che per la prima volta ha "sfregiato" gli Usa mettendone in discussione la "tripla A".
Altalenanti, come da alcuni anni, le stime sull'economia reale. L'occupazione resta al centro delle attenzioni sia del governo Obama che della Fed (l'unica banca centrale occidentale ad avere, nello statuto, due obiettivi: sostegno all'occupazione e, ovviamente, contenimento dell'inflazione). Le richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione, la settimana scorsa, sono salite di 10.000 unità, assestandosi a 372.000; una cifra superiore alle attese. Contemporaneamente, però, il dipartimento che studia le dinamiche occupazionali ha riscontrato una creazione di nuovi posti di lavoro nel settore privato migliore delle attese (+215.000 unità).
Sulla scena resta centrale comunque il debito pubblico statunitense, che appare fuori controllo e soprattutto difficilmente comprimibile. Il Fondo monetario internazionale ha lanciato un avvertimento sull'accordo contro il fiscal cliff, affermando che "resta ancora molto da fare" per mettere a posto i conti pubblici degli Stati Uniti.
A Wall Street tutta questa incertezza non piace. L'indice Standard&Poor’s 500 ha registrato una flessione dello 0,23% a 1.459 punti, su livelli simili sia il Dow Jones che il Nasdaq.
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