Il giorno successivo c’è l’apertura al pubblico e in molti sin dalla mattina, prendono posto vicini all’ingresso. In breve tempo si crea una coda che finisce all’imbocco di P.zza Cavallotti. Nel pomeriggio l’ora X: con le note di Lady Gaga, commessi sculettanti ad incitare la folla, avviene il fatidico taglio del nastro. H&M è nostro. La folla conquista il proprio capo d’abbigliamento. La catena low cost tanto desiderata va ad aggiungersi ai vari Zara, Benetton, Bershka, Oisho completando il processo di riqualificazione della via Grande cittadina. Finalmente. È il nuovo che avanza.
Ma
dietro a tanto entusiasmo c’è altrettanto sconforto. Una nutrita fetta
di cittadini osserva l’evento dal marciapiede opposto, rammaricandosi
per la perdita di qualcosa. C’è tristezza nell’aria, in molti scuotono
la testa in mezzo alla confusione. Passa una ragazza che avrà forse 14
anni e chiede “perché tanto sconforto.. non vedete quante luci?”
Qualcuno le risponde che un tempo proprio lì, dove ora vendono maglioni,
mutande e camicie, sorgeva uno dei più importanti teatri italiani, la
gloriosa Gran Guardia. Non solo un teatro ma anche un cinema, un punto
di riferimento per molte generazioni dal dopoguerra in poi.
In rete si sprecano le commemorazioni e i ricordi di momenti passati all’interno di quel “magico” spazio. Chi ha ballato su quel palcoscenico, chi ha guardato Totò in carne ed ossa o un film di Kubrick, chi si scaglia contro un’amministrazione comunale che smantella i luoghi della cultura. In ogni caso ciò che si percepisce è la dolorosa perdita di un luogo che in qualche modo ha segnato la vita di molti. La Gran Guardia è chiusa ufficialmente nel 2005. La proprietà (privata) sbarrò i battenti ad una cattedrale che a detta di molti predicava ormai nel deserto. “I tempi cambiano. Non servono più sale così grandi” (assieme alla Gran Guardia chiuse anche l'Odeon). La cosa certa è che non ci andava più nessuno.
In rete si sprecano le commemorazioni e i ricordi di momenti passati all’interno di quel “magico” spazio. Chi ha ballato su quel palcoscenico, chi ha guardato Totò in carne ed ossa o un film di Kubrick, chi si scaglia contro un’amministrazione comunale che smantella i luoghi della cultura. In ogni caso ciò che si percepisce è la dolorosa perdita di un luogo che in qualche modo ha segnato la vita di molti. La Gran Guardia è chiusa ufficialmente nel 2005. La proprietà (privata) sbarrò i battenti ad una cattedrale che a detta di molti predicava ormai nel deserto. “I tempi cambiano. Non servono più sale così grandi” (assieme alla Gran Guardia chiuse anche l'Odeon). La cosa certa è che non ci andava più nessuno.
L’apertura del Medusa (oggi
The Space) nella zona di porta a terra dette chiare indicazioni su quale
doveva essere lo sviluppo urbanistico di Livorno: code nella periferia
del consumo, deserto nel cuore della città. E cosi la cattedrale è
rimasta chiusa per sette anni. Forse qualcuno, in cuor suo, sperava che
un giorno riaprisse. Ma non è stato così. Alcuni cittadini e operatori
culturali si riunirono in un comitato con lo scopo di difendere e
salvaguardare i cinema e i teatri cittadini. La protesta sfociò nei
cosiddetti “giorni del tazebao” (raccontati da Marco Sisi):
i cittadini tappezzarono la vergognosa palizzata eretta a chiusura
dell’ingresso, con messaggi e commenti. La palizzata con le sue voci
scritte fu prontamente rimossa. Al suo posto, più tardi, verrà
installato un funereo e ancor più deprimente cartonato che ritrae tutti i
grandi attori passati per il teatro. Un colpo al cuore per ogni persona
dotata di senso. Il cinema-teatro ha respirato il suo ultimo soffio di
vita nel 2008, quando una preziosa occupazione da parte del movimento antagonista livornese
(che già aveva occupato l'Odeon nel 2005), restituì per pochi giorni
alla cittadinanza il piacere di respirare l’aria del teatro. Resistere
alle macerie. Ma anche in quel caso, molti benpensanti trovarono il
modo di criticare l’operazione, dando di fatto il via alla genesi del
progetto che ha portato all’abbattimento completo della struttura
interna.
La variante urbanistica
prevede oltre ad H&M, ubicato nel foyeur e platea, una nuova sala
cinematografica da 200 posti nella vecchia galleria. Chi vivrà vedrà.
Della Gran Guardia resta soltanto un’idea e un ricordo, tuttavia diventa
sempre più necessario prendersi le proprie responsabilità di
spettatori. Anche il cinema è un consumo e come tale può essere
perpetrato in modo consapevole. La scelta di prediligere certi luoghi è
un atto politico di vitale importanza. Pensiamoci bene la prossima volta
che ci capiterà di piangere sul latte versato. I luoghi esistono in funzione di chi li vive. Se nessuno li vive, la fine è quantomeno scontata.
Sarebbe
stato bello invecchiare insieme, cara Gran Guardia, ma la vita ci
spinge verso direzioni diverse (cit. Pierpaolo Capovilla).
Sembra il racconto del declino di via XX Settembre a Genova.
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