E’ facile prevedere che questa campagna elettorale sarà di uno squallore irripetibile. È tale il deserto di idee, che non è difficile immaginare che sarà una cosa combattuta a colpi di scandali, minacce, avvertimenti più o meno mafiosi. Albertini ha dato inizio alle danze e vedrete che proseguiremo secondo il noto copione della “merda nel ventilatore”. Io, però, non ho molta voglia (non so voi) di passare le prossime sei settimane a piangermi addosso su questo schifo ed, a modo mio, voglio fare la campagna elettorale. Una campagna diversa dalle altre che vorrei fare con voi, se mi aiutate:
- come sempre, non sono candidato e non chiedo voti;
- non mi interessa neppure sollecitare voti per questo o quel partito (questa volta non ne avrei davvero motivo);
- la mancanza del voto di preferenza mi priva anche della possibilità di sostenere qualche candidato particolare;
Però, credo che si possa fare utilmente qualcosa facendo campagna non per dei simboli o delle persone, ma per delle idee. Ci lamentiamo del fatto che i programmi sono vuoti e generici? Allora cerchiamo di proporre noi qualcosa. Una campagna elettorale rovesciata nella quale non sono i partiti (che non hanno davvero niente da dire) a dire agli elettori cosa occorra fare, ma sono gli elettori a dire a questi beoti cosa andrebbe fatto, nella speranza che qualcuno di loro recepisca almeno un paio di idee. Vogliamo provarci? Vi chiedo solo due cose:
1. intervenire più numerosi del solito
2. fare da virus: mandare mail agli amici che si immaginano interessati, segnalare agli amici di fb, di twitter, di linkedin questa nostra iniziativa ed invitare tutti ad intervenire.
Questa è un’ iniziativa no-copywright: qualsiasi lista di sinistra può tranquillamente appropriarsi di qualsiasi idea venga da questa discussione senza citare la fonte. Non ci interessano medaglie ma che si discuta di politica.
E partiamo da un esempio: la questione del redditometro, presentato come una grande trovata contro l’evasione fiscale e che, dal prossimo anno inizierà, a mordere. Ragioniamo su che effetti produrrà.
L’idea è scovare l’evasore dimostrando che ha consumi irragionevolmente superiori al reddito dichiarato. Il punto è questo: se fissi l’attenzione sui consumi, stai colpendo le fasce di reddito medie e medio basse, cioè il lavoratore autonomo che “imbosca” una parte dei suoi guadagni o anche il lavoratore dipendente che “arrotonda” facendo l’idraulico o l’elettricista senza partita Iva ecc.. Naturalmente, in queste aree sociali si nasconde una fascia di evasione, non c’è dubbio, ma è quella che conta di più? Certo, si tratta di molte persone, ma quale è la cifra che ciascuno evade? In tutto il mondo, i 20 anni di neo liberismo hanno prodotto una gigantesca redistribuzione della ricchezza, per la quale i redditi da capitale (interessi, plusvalenze, ecc.) sono alla metà del Prodotto lordo mondiale. Dunque, è evidente che la fascia più rilevante, ai fini fiscali, è quell’enorme patrimonio finanziario accumulato.
Ma, restiamo all’Italia: da un recente libro di cui consiglio la lettura per i dati che offre (Nunzia Penelope “Ricchi e poveri” Milano 2012) apprendiamo che il 10% della popolazione italiana possiede il 50% della ricchezza nazionale. E, ragionevolmente, il 10% di quel 10% possiede da solo oltre la metà di quel 50%, cioè, l’1% della popolazione italiana dispone di circa il 25% della ricchezza nazionale. Fatevi due conti e capirete che il cuore del problema fiscale è quell’1% di Paperon de Paperoni (o, se preferite, di Tronchetti Provera, Lapo Elkann, Silvio Berlusconi, Fabrizio Palenzona, Cesare Geronzi, Giovanni Bazoli, Giorgio Armani, Diego Della Valle, Alessandro Profumo ecc ecc.) ciascuno dei quali vale legioni di dentisti, notai, taxisti, farmacisti, architetti ecc. (per non dire di operai e impiegati che fanno il doppio lavoro). Ed è evidente che l’evasione si questi signori (che hanno per tempo provveduto ad imboscare i loro capitali nei paradisi fiscali ed attraverso il meccanismo delle scatole cinesi delle società più o meno di comodo) non la beccheremo mai attraverso l’indicazione dei consumi: il signor Tronchetti Provera non mangia 386 volte al giorno perché è 386 volte più ricco del notaio Rossi e, per quanto le sue spese possano essere più lussuose, la gran parte del suo reddito non andrà in consumi, ma in accumulazione capitale.
Ed, allora, quando parliamo dell’evasione dei super capitalisti? Quindi, il redditometro è solo un mezzo attraverso il quale spremere quel che resta del ceto medio e distrarre l’attenzione dalla vera evasione fiscale –quella che conta-.
In secondo luogo, il redditometro, prendendo di mira i consumi, è destinato ad incidere negativamente su di essi. Insomma: se devo stare attento a quanto ho speso di abbigliamento questo mese, magari rinvierò l’acquisto della camicia al prossimo mese e, magari al prossimo anno, se siamo a novembre. Morale: in una situazione di recessione noi che facciamo? Colpiamo i consumi. Geniale!
Terzo, il redditometro è costruito con criteri capziosi e medie del tutto inventate, per cui è facilissimo che questo produrrà un contenzioso a valanga e renderà più complessa la dichiarazione dei redditi: tutti affari in più per i commercialisti… ai danni dei contribuenti. Si era detto di un fisco più semplice e comprensibile, non mi pare il caso di aggiungere una nuova misura vessatoria.
Quarto ed ultimo: si tratta di uno strumento di inquisizione fiscale gravemente lesivo delle libertà costituzionalmente garantite. Pagare le tasse è un dovere, d’accordo (ed aver pagato ogni volta sino all’ultimo centesimo è per me motivo di orgoglio), ed è anche giusto che il fisco, possa effettuare le verifiche necessarie, ma di qui a sindacare su come un cittadino spende il suo denaro ne corre…
Neanche a farlo apposta, il redditometro si presta ad una campagna elettorale frontale sia contro Berlusconi (che lo istituì) che contro Monti (che lo ha cavalcato alla grande): all’uno ed all’altro possiamo rinfacciare quanto siano demagogici e falsi i loro proclami odierni sulla riduzione della pressione fiscale.
Ed, allora, voi che ne pensate? Su quali idee mi proponete di discutere?
Fonte
Siccome la campagna elettorale s'è ormai chiaramente connotata secondo toni di uno squallore indefinibile, appoggio l'idea di Giannuli di discutere concretamente, ma senza troppe pretese (vedi M5S) di qualcosa d'alternativo. Di questi tempi ciò che conta è mantenere le idee in circolo e non far atrofizzare il cervello davanti ai comizi in televisione.
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