Ma davvero siamo ancora qui a chiederci se ha fatto apposta o no a dire
che Mussolini in fondo non era poi così male? Nessuno conosce questo
Paese quanto lui. Detta l’agenda da diciannove anni. E i media abboccano
puntuali. In Italia come all’estero. E Mps e il suo scandalo bipartisan
perde il centro della scena.
Chiamala gaffe, avrebbe scritto Henry Roth. E
l’aspetto più sorprendente della vicenda è che, diciannove anni dopo, un
intero Paese si attardi ancora nel chiedersi se l’abbia fatto apposta o
se sia l’ennesima esternazione senile di uno sprovveduto. Eppure, qui
su Linkiesta lo abbiamo ricordato, proprio sabato scorso è ricorso il
diciannovesimo avversario del suo primo discorso, quello della discesa
in campo e dell’Italia è il Paese che amo. Da allora, come dicono gli
esperti, è lui che detta l’agenda, politica e comunicativa. Da allora,
non si parla che di lui. In Italia e non solo.
E allora la domanda viene spontanea: come si fa a
credere che nel giorno della Memoria, con la bufera che imperversa sul
Monte Paschi e sul Pd, possa essersi lasciato sfuggire una frase su
Mussolini che ha fatto tante cose buone? Veramente non sapeva che cosa
sarebbe accaduto? Beh, occorre francamente un portato d’ingenuità di cui
non osiamo farci carico.
Solo lui poteva cambiare le priorità di questa campagna elettorale. Lo sapeva e lo ha fatto. Date uno sguardo ai siti, italiani e non. Si parla di Silvio Berlusconi. È la quarta notizia nella sezione Europa della Bbc; c’è un video a lui dedicato in bella evidenza sulla Cnn.
Per non parlare, ovviamente, di quelli italiani. Ieri tutti a
condannare la sua frase su Mussolini che in fondo ha sbagliato solo
sulle leggi razziali, altrimenti sarebbe stato un ottimo governante.
Hanno scomodato tutti, l’israeliana candidata nel Pdl, l’immancabile
donn’Assunta e gli editorialisti che stancamente hanno riaperto il loro
archivio e condito i loro affreschi con tutto il materiale che il
Cavaliere ha fornito loro negli ultimi quattro lustri. Oggi i riflettori
sono ancora puntati su di lui. È intervenuta persino l’Unione europea
(che, onor del vero, quando c’è un dibattito inutile non si lascia mai
trovare impreparata).
Chiamala gaffe, quindi. Ci eravamo lasciati sabato con il Pd sulla
graticola per Mps, Mario Monti che aveva cominciato ad attaccare
Bersani, e ci ritroviamo lunedì con lo scandalo senese quarta notizia.
Si è ripreso la scena, Berlusconi. Facendo un favore non da poco al
segretario del Pd. Ha cambiato scenografia. Ha gettato l’osso e i cani,
noi tutti, ci siamo gettati. Famelici e ciechi, come sempre. Gli esperti
la chiamano agenda setting. In campagna elettorale è fondamentale.
Stabilire a tavolino di che cosa si occuperanno i media. In Italia la
detta solo lui. Anche adesso, alla sua sesta competizione politica.
Ci sarebbe davvero da interrogarsi, ma seriamente,
sul legame tra quest’uomo e il Paese che diciannove anni fa dichiarò di
amare. Bisognerebbe cominciare, sì cominciare, con l’ammettere che pochi
conoscono l’Italia e gli italiani come lui. Sa perfettamente come
aizzare gli avversari, come prendersi la scena, come recitare il ruolo
dell’anziano un po’ rimbambito, per poi mostrarsi come un leone in uno
studio tv e uscire raggiante come un ventenne dopo aver conseguito 110 e
lode alla tesi di laurea.
Vent’anni dopo è amaro constatare che lui gioca con i
media e gli italiani come al gatto col topo. E fin quando la reazione
non sarà una naturale indifferenza, vorrà dire che questo Paese non sarà
ancora adulto per vivere senza Berlusconi. Anche quando, davanti ai
nostri occhi, c’è uno scandalo finanziario e politico grande così.
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