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15/01/2013

Ricchi e Poveri

Se la ricchezza italiana fosse una montagna, sarebbe alta quanto il K2, mentre il debito pubblico, al confronto, risulterebbe come il monte Pisanino nelle Alpi Apuane: 8611 metri contro poco meno di 2000.
La ricchezza di cui stiamo parlando costituisce il tesoro privato degli italiani, tra denaro contante, case, azioni e titoli, per un totale di 8640 miliardi di euro netti, cioè oltre quattro volte il debito, con i suoi 1972 miliardi registrati ad agosto 2012.
Un’azienda con rapporti analoghi tra passivo e patrimonio non rischierebbe il fallimento, anzi, avrebbe risorse sufficienti anche per investire, crescere, arricchirsi ulteriormente. L’Italia, invece, è costantemente sull’orlo del default, costretta a tirare la cinghia, a tagliare la spesa, a non avere mai un soldo. Tra i molti e diversi motivi di questa situazione, spiegati diffusamente da economisti di ogni orientamento, ce n’è però anche uno molto semplice: il debito è di tutti, al contrario della ricchezza, che è di pochi.
Il debito pubblico è spalmato su 60 milioni di cittadini, per una quota di circa 32 mila euro ciascuno: inizia al momento della nascita e finisce solo con la morte. Per una famiglia di tre persone equivale a un fardello da quasi 100 mila euro, che si trascinerà a vita perché impossibile da estinguere.
Non funziona nello stesso modo per la ricchezza nazionale.
La metà, e cioè oltre 4 mila miliardi di euro, appartiene a una piccola minoranza pari al 10% della popolazione: sei milioni di persone che vivono nell’assoluto benessere. Al 90% dei cittadini, 54 milioni di persone, resta da dividersi l’altra metà. Sembra quasi un gioco di parole, ma spiega la ragione fondamentale per cui l’Italia è quel paradosso che è: un paese ricco, abitato da poveri.
Teoricamente, infatti, siamo molto più ricchi di quanto non fossimo negli anni del boom economico; nel 1965 la ricchezza complessiva era pari all’equivalente di un miliardo e 137 milioni di euro, contro gli oltre 8 mila miliardi del 2011; quella pro capite pari superava di poco i 21 mila euro, contro i 142 mila dei nostri giorni. E siamo ricchi anche nel confronto internazionale: la ricchezza delle famiglie italiane nel 2010 era pari a 8,3 volte il reddito disponibile, contro il 7,5 della Francia, il
7,8 della Germania, il 7 del Giappone, il 5,5 del Canada e il 4,9 degli USA. Inoltre, considerando che la ricchezza di tutte le famiglie del mondo ammonta a 150 mila miliardi, le famiglie italiane ne possiedono il 5,7%, benché l’Italia rappresenta solo l’1% della popolazione del pianeta e contribuisce al PIL globale per appena il 3,4%. Apparteniamo insomma a pieno titolo alla parte più ricca del mondo, e rispetto ai 200 paesi più solidi economicamente ci piazziamo addirittura nella top ten.
Ma questa ricchezza è distribuita tutt’altro che equamente.
Se il nostro paese fosse un condominio, infatti, sarebbe costruito più o meno così.
In cima, tra le nuvole, con vista spettacolare a 360 gradi, il lussuosissimo superattico: ci vivono comodamente, con ampio spazio a disposizione, 240 mila famiglie, l’1% delle famiglie italiane (circa 600 mila persone), che possiedono un patrimonio di poco meno di 5 milioni di euro a testa.
Per capire meglio di cosa stiamo parlando, vale la pena di fare un paragone con il concetto di benessere economico in vigore negli Stati Uniti, dove per appartenere all’1% dei più ricchi (cioè quelli contro cui si concentrano da due anni le proteste di movimenti come Occupy Wall Street) secondo l’istituto statistico americano International Revue Service bastano 344 mila dollari di reddito annuo, ovvero meno di 300 mila euro. Dunque, chi ha guadagnato abbastanza per mettere insieme 5 milioni di patrimonio entra di diritto nel club esclusivo dei super-ricchi del mondo. E si tratta solo della media: molti dei patrimoni del superattico consistono in somme decisamente più importanti. Restringendo il campo, infatti, ne troviamo subito dieci che, sommati, valgono ben 50 miliardi, più o meno l’entità di una manovra economica molto robusta. Sono i patrimoni dei dieci uomini più ricchi d’Italia: da soli possiedono quanto tre milioni di loro concittadini di modesta condizione.
I loro nomi compaiono nelle classifiche dei miliardari globali, stilate ogni anno dalle riviste specializzate come Forbes. In testa c’è la famiglia Ferrero, il cui patron Michele, oggi quasi novantenne, oltre ad aver avuto l’idea geniale di inventare quella panacea in grado di curare i mali dell’anima che è la Nutella, ha anche messo insieme una bella sommetta: 19 miliardi di dollari, come patrimonio personale.
Al secondo posto c’è Leonardo del Vecchio, fondatore del colosso degli occhiali Luxottica, con una fortuna, sempre personale, di 11 miliardi di dollari. Seguono due star della moda: Giorgio Armani, con 7,2 miliardi, e Miuccia Prada, con 6,8 miliardi.


Tratto dal libro/inchiesta RICCHI E POVERI di Nunzia Penelope

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