Proteste per la morte del prigioniero Abu Hamdiya: Israele punisce i Territori. L'aviazione bombarda Gaza. Prigionieri in sciopero della fame collettivo: Israele ne trasferisce 86.
Torna ad infiammarsi la tensione nei Territori Palestinesi. Dopo una
tregua lunga quasi cinque mesi, il cielo di Gaza è esploso di nuovo. La
notte scorsa l'aviazione israeliana ha bombardato la Striscia di Gaza,
in risposta al lancio di un missile verso il Sud di Israele, seguito
alla notizia della morte in carcere del prigioniero politico Maysara Abu
Hamdiya. "In risposta ai numerosi missili lanciati verso Israele,
l'Israel Air Force ha colpito nella notte due siti terroristici", ha
commentato l'esercito in una dichiarazione ufficiale.
Le bombe israeliane - che hanno ricordato a molti l'offensiva di
novembre "Colonna di Difesa", quando in una settimana persero la vita
quasi duecento palestinesi - non ha provocato né vittime né feriti.
L'aviazione militare di Tel Aviv ha colpito una fabbrica nel quartiere
di Shujaiyeh, a Est di Gaza City, e una fattoria a Beit Lahiya, a Nord
della Striscia.
Ieri un missile lanciato da Gaza era caduto in uno spazio aperto a Sud
di Israele, senza provocare né vittime né danni a infrastrutture. Il lancio - rivendicato da un gruppo salafita - era stata la reazione alla morte del prigioniero politico palestinese, Maysara Abu Hamdiya,
64 anni, di Hebron, morto ieri nel centro medico di Beer Sheva. Malato
da tempo di cancro all'esofago, non aveva mai ricevuto alcuna cura
medica dalle autorità israeliane, situazione in cui si trovano decine di
detenuti palestinesi, impossibilitati ad accedere a trattamenti medici
continuati e adeguati.
Ieri, subito dopo la notizia della sua morte, ad Hebron la gente è
scesa in piazza per protestare contro le autorità israeliane. Sono
scoppiati scontri che hanno provocato il ferimento di una trentina di
manifestanti, contro i quali l'esercito israeliano ha lanciato gas lacrimogeni e bombe sonore. Nella Città Vecchia di Gerusalemme, la polizia israeliana ha arrestato per "manifestazione illegale" undici manifestanti, tra cui Nasser Qous, capo del Palestinian Prisoners Society di Gerusalemme, e il paramedico Fuad Ubeid.
E le proteste continuano anche oggi: ad Hebron chiusi tutti i negozi, i
ristoranti, le scuole e le università per commemorare la morte di Abu
Hamdiya. Fatah ha lanciato lo sciopero generale in tutto il distretto. Tutto chiuso anche a Gerusalemme Est e in Città Vecchia: le scuole hanno sospeso le lezioni alle 11, secondo quanto riportato dal Ministero per l'Educazione.
Associazioni per i diritti umani e la stessa Autorità Palestinese hanno
apertamente accusato Tel Aviv di responsabilità diretta nella morte di
Abu Hamdiya. "Una lenta esecuzione", l'ha definita l'OLP; "La prova
della tirannia e dell'arroganza israeliana", ha commentato il presidente
dell'ANP, Mahmoud Abbas.
Ma ieri a protestare sono stati anche i prigionieri palestinesi detenuti
in Israele. Appresa la notizia della morte del detenuto a Beer Sheva, il
movimento dei prigionieri ha lanciato uno sciopero della fame
collettivo di tre giorni: questa mattina oltre 4.500 detenuti hanno
rifiutato la colazione. In alcune prigioni a Sud (Ketziot, Eshel, Ramon, Nafha) i detenuti si sono scontrati con le forze di sicurezza carcerarie.
Immediata la reazione israeliana: oggi l'Israel Prison Service ha informato 86 detenuti del loro trasferimento in altri istituti carcerari, forma punitiva spesso usata da Israele per rompere i legami interni al movimento dei prigionieri.
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