A deludere gli esponenti del M5S la bocciatura dei loro emendamenti al bilancio regionale, la votazione della legge per la doppia preferenza di genere e i sorrisi a Montecitorio tra il governatore e Berlusconi. Il presidente della Regione: "Il dialogo per me è sempre aperto"
Il giorno dopo le elezioni sembrava l’unica ricetta per dare un
governo al Paese. Due mesi dopo è vero esattamente il contrario. Il tanto acclamato ‘modello Sicilia’ si è sfasciato definitivamente. Se a Roma Pd e Pdl, dopo la rielezione di Giorgio Napolitano al Quirinale, si uniscono in un governo formato inciucio, anche in Sicilia il futuro sembra essere quello delle grandi intese. E il Movimento Cinque Stelle, che fino ad oggi aveva dialogato su svariati punti con il governatore Rosario Crocetta,
passa nettamente all’opposizione. “Anche in Sicilia il modello è ormai
quello dell’inciucio Pd-Pdl. Il governo Crocetta ha preso una strada di
rottura col Movimento. La rivoluzione di Crocetta è finita prima di
cominciare”, dicono i deputati del movimento di Beppe Grillo all’Assemblea Regionale Siciliana.
Quello tra Crocetta e il M5S era un modello di dialogo che Pier Luigi Bersani aveva
cercato di replicare anche a Roma, prima di schiantarsi sull’elezione
del presidente della Repubblica. Oggi però, con il governissimo
dell’inciucio che incombe su Roma, anche i partiti che sostengono il
governatore siciliano auspicano un’intesa con il centrodestra. E i
deputati del Movimento Cinque Stelle non sono stati a guardare.
Dopo un proficuo dialogo sul Muos e sull’abolizione delle province
(che erano state depennate con il voto favorevole dei deputati Cinque
Stelle) le prime frizioni tra Crocetta e i deputati di Grillo si erano
registrate con la votazione della legge per la doppia preferenza di genere.
Secondo i Cinque Stelle quella norma presentava un vulnus
pericolosissimo: ovvero la possibilità di controllare le preferenze,
agevolando quindi il voto clientelare. Il Movimento Cinque Stelle aveva
dunque deciso di non votare quella norma, che invece era stata sostenuta
alla fine anche dai deputati del centrodestra. Pochi giorni dopo la
seconda frizione, quando il Parlamento siciliano non aveva eletto nessun
deputato del Movimento Cinque Stelle tra i grandi elettori che
avrebbero partecipato alle elezioni del nuovo presidente della
Repubblica. “Guardando i numeri è chiaro che un pezzo di maggioranza ha
votato per Francesco Cascio del Pdl”, aveva fatto notare Giancarlo Cancelleri.
La
proverbiale goccia però è arrivata nelle ultime ore, quando la
commissione finanze dell’Ars ha tagliato rapidamente tutti gli
emendamenti del M5S al bilancio regionale. “La vecchia partitocrazia
usurata dal clientelismo (Pd, Pdl, Udc e lo stesso governo di Rosario
Crocetta) ha fatto quadrato sul bilancio. Gli unici che puntano sul vero
cambiamento sono i deputati M5S. Ma per la vecchia partitocrazia
siciliana gli emendamenti grillini sono fumo negli occhi. Così la
Commissione Finanze taglia tutti gli emendamenti al bilancio targato
M5S”, dicono i deputati del Movimento, che hanno annunciato la
spaccatura definitiva col governatore.
“Mi dispiace per le parole
dei grillini. Per me il dialogo è sempre aperto” ha replicato Crocetta.
Adesso, però, all’orizzonte sembra esserci una maggioranza extra large
anche in Sicilia. Almeno stando a sentire Giampiero D’Alia,
segretario siciliano dell’Udc, che appoggia Crocetta. “Siamo in una
fase politica dove c’è la necessità di un governo di larghe intese a
Palermo come a Roma, è importante che le forze politiche siciliane
trovino la più ampia convergenza, così da realizzare quei provvedimenti
che possano tirarci fuori dal guado economico e sociale nel quale ci
troviamo”.
C’è poi un’istantanea che sembra certificare la
spaccatura definitiva tra Crocetta e il M5S e l’avvicinamento del centro
sinistra siciliano al Pdl. Durante le elezioni del capo dello Stato il
governatore era stato beccato mentre a Montecitorio rideva di gusto in
compagnia di Silvio Berlusconi. “Dovevo evitarlo? È
stato molto gentile – si è giustificato Crocetta -. Il Cavaliere si è
lamentato, con il sorriso tra le labbra, perché io avrei messo in pista i
grillini in Sicilia. Gli ho risposto che sono stati loro, quelli del
Pdl, a mettermi nei guai, non appoggiando i miei provvedimenti”.
Berlusconi deve aver capito l’antifona. E da domani ogni cosa andrà al
proprio posto. A Palermo, come a Roma.
Fonte
S'inizia con un "c'eravamo tanto amati" e si finisce con un "perdiamoci di vista".
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