Non era impossibile far peggio, ma ci si è andati molto vicini. Nasce un
mostro frutto del compromesso tra "partito americano" e "partito
europeo". Saranno guai per noi e per loro.
Tralasciamo le tante ragioni etiche o ideologiche che
rendono il nuovo esecutivo "guidato" da Enrico Letta qualcosa di
indigeribile per qualsiasi coscienza democratica - non diciamo
"rivoluzionaria" - ancora viva in questo paese. L'osceno connubio tra
cortigiani/e berlusconiani, subcortigiani piddini e tecnici di valore
indiscutibile (come Fabrizio Saccomanni, fino a ieri direttore generale
della Banca d'Italia), dovrebbe suscitare orrore soprattutto in questi
ultimi. E a lungo andare potrebbe diventare motivo e occasione di
divisioni, rotture, dimissioni, rimpasti, ecc.
Concentriamoci invece
sulla logica di questa altrimenti scombiccheratissima costruzione. Cosa
abbia in comune una Beatrice Lorenzin con Maria Chiara Carrozza è un
mistero glorioso. Come si possa risanare un paese affidandone le
infrastrutture ai Lupi famelici e le "riforme istituzionali" a un
Quagliariello, la salute alla già citata Lorenzin e l'amministrazione
pubblica a Giampiero D'Alia (quello
che voleva trasformare la Rete in una riserva di caccia per avvocati
alla ricerca di un'"apologia di reato" da cui trarre parcella), è un
altro mistero che richiede più fede dei tre di Fatima messi insieme.
Eugenio Scalfari questa fede ce l'ha a prescindere, e quindi lo giudica
preventivamente un "buon governo" , anzi addirittura un "medico per
l'Italia".
Sorvoliamo anche sulla metafora "medica", che presuppone
un paese fatto di imbecilli malati ma riottosi alle "cure" e pochi saggi
che sanno dove mettere le mani. L'ha già sfruttata fin troppo Mario
Monti, producendo danni e dolori che nessun medico perbene accetterebbe
di provocare.
La questione principale ci sembra decisamente
un'altra: l'Europa ha perso la battaglia per imporre una decisa "svolta"
a questo paese. Il tentativo che aveva avuto in Monti la sua
espressione più cruda e apertamente totalitaria si è scontrato con un
rifiuto di massa che ha reso altamente impopolare sia l'Unione Europea
che la moneta comune. Due terzi degli elettori di febbraio - più quelli
che si sono astenuti restando a casa - hanno pronunciato un robusto "no"
a quelle politiche. Dividendosi però sia sulle ragioni di questa
ostilità che sulle soluzioni praticabili (https://www.contropiano.org/archivio-news/documenti/item/14769-tempesta-perfetta).
La
tripartizione immobilizzante uscita dalle urne ha certificato sia il
rifiuto della "cura della Troika" che l'assenza di soluzioni
"pacifiche", quindi l'impossibilità di andare avanti come programmato in
sede di Unone Europea. Un compromesso andava perciò realizzato. E il
"partito europeo", fondamentalmente identificabile soltanto in parti
consistenti del Pd e ovviamente i "montiani", ha dovuto cercarlo -
auspice un Napolitano più premier che presidente - con quegli "interessi
spurii" che le politiche di "risanamento" avrebbero a questo punto
dovuto colpire per primi.
Detto altrimenti, il "blocco sociale
berlusconiano" è nella visione europea una sacca purulenta da rimuovere,
un tumore da estirpare, un groviglio di pesi morti che succhia risorse
pubbliche, si alimenta spesso di "economia criminale" ed evasione
fiscale, che impedisce l'allineamento dell'Italia con gli standard
europei. Gente che non possiede alcuna sensibilità istituzionale, senso
delle "regole", preferendo sempre i rapporti amicali, clientelari,
individuali, le fedeltà basate sullo scambio di favori e di alcove.
Tutta roba non "istituzionalizzabile". La Ue, insomma, non sa che
farsene.
Al contrario, questa massa informe di interessi non
apertamente confessabili è - da sempre - la "base popolare" del "partito
americano". Non da sola ovviamente. Sensibilità tecnocratiche sono da
sempre presenti anche su quest'altro fronte, coinvolgendo buona parte
della diplomazia e delle strutture militari, gli organi di intelligence e
una parte (in via di "snellimento") dell'imprenditoria. Emma Bonino, da
questo punto di vista, è una garanzia verso la Nato, così come la
conferma di Moavero (e ancor più di Saccomanni e Giovannini) serve a
"tranquillizzare" Bruxelles.
Non sembri uno scherzo, ma la nomina a
ministro di Nunzia Di Girolamo, sposata con il dalemiano Boccia (quello
sconfitto due volte consecutive da Vendola alle elezioni per la Regione
Puglia), è un "tocco simbolico" che quasi ricorda i matrimoni tra case
regnanti come sigillo ai trattati di pace. Qui il matrimonio c'era già,
ma il significato è lo stesso...
Il compromesso è parso inevitabile
fin da subito, persino a Grillo, che non ha né avrà una "classe
dirigente" alternativa da proporre, perché - semplicemente - non riesce a
intercettarla, disponendo di un "programma" campato per aria e privo di
"orizzonte ideale". Legalità astratta e riduzione dei costi non
delineano infatti alcun "disegno di società", specie in una crisi di
queste dimensioni.
Non è un governo fatto per durare a lungo. Lo
si vede dagli immensi differenziali di competenza presenti al suo
interno (gli esempi sono già stati fatti), dalla presenza di
figure-immagine - sia detto senza offesa per le incolpevoli Iosefa Idem e
Cécile Kyenge - incaricate di "rabbonire a sinistra", di testimoniare
l'"innovazione" e l'afflato "progressista".
E' un governo che avrà
problemi terribile di gestione della spesa pubblica (il "blocco
berlusconiano" può ora trattare da posizioni di forza contro la
riduzione, per dire, dell'appalto facile), ma anche di ridisegno del
paese.
Una sola cosa li vedrà d'accordo senza troppe discussioni: la
resistenza del mondo del lavoro, dei ceti a basso reddito in genere,
andrà affrontata senza troppo rispetto per le garanzie costituzionali.
Diciamo
quindi che questo mostro va affrontato e rovesciato, che ci sono
contraddizioni palesi al suo interno su cui far leva, che c'è una
sensibilità popolare e "di sinistra" profondamente ostile a questa
oscena ammucchiata. Non è imbattibile, ma bisogna mobilitarsi con forza e
ragione, con analisi e proposte, con pratiche unificanti e chiarezza di
visione. Prima tappa l'11 maggio, a Bologna. Non si tratta di
"provarci". Bisogna riuscirci.
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