Le aree dell’ex Italsider e dell’ex Eternit di Bagnoli, alla periferia di Napoli,
sono state sequestrate dai carabinieri nell’ambito di un’indagine della
procura di Napoli che ipotizza una situazione di disastro ambientale.
Indagati 21 ex dirigenti di vari enti locali e della società
Bagnolifutura, che si è occupata di recuperare e bonificare l’area.
L’inchiesta è condotta dal pm Stefania Buda con il coordinamento dei procuratori aggiunti Francesco Greco e Nunzio Fraiasso.
I pm hanno chiesto e ottenuto l’emissione di un’ordinanza che dispone
il sequestro preventivo di un’ampia area, compresa la cosiddetta
‘colmata’ di Bagnoli. Gli esami tecnici disposti dagli inquirenti hanno
accertato un notevole inquinamento dell’area: gli interventi di
bonifica, secondo la procura, hanno aggravato la già difficile
situazione ambientale.
La bonifica, costata 107 milioni di euro,
non solo è stata solo “virtualmente effettuata”, ma secondo la procura
ha di fatto “comportato una miscelazione dei pericolosi inquinanti su
tutta l’area oggetto della bonifica con aggravamento dell’inquinamento
dei suoli rispetto allo stato pre bonifica”. Tanto che ora sussiste un
“pericolo ambientale con una immensa capacità diffusiva che coinvolge
l’ambiente e l’integrità della salute di un numero non individuabile di
persone”. Alla luce dei rilievi dei consulenti tecnici, sono stati
ipotizzati i reati di disastro ambientale, truffa ai
danni dello Stato “in relazione all’illecita percezione di denaro
pubblico”, falso in merito alle certificazioni di analisi e alle
attestazioni di avvenuta bonifica, la miscelazione di rifiuti
industriali in relazione all’avvenuto interramento di rifiuti
industriali nell’area del Parco dello Sport, il favoreggiamento reale.
Oltre
ai presidenti e direttori generali pro tempore della Bagnolifutura spa e
del Ccta (laboratorio interno della Bagnolifutura), sono coinvolti
anche i rappresentanti pro tempore di tutti gli enti pubblici che si
sono occupati a vario titolo del procedimento di bonifica del sito,
quali l’ex direttore generale del ministero dell’Ambiente Gianfranco Mascazzini,
i dirigenti Arpac, il dirigente della Provincia, il coordinatore del
dipartimento Ambiente del comune di Napoli, i legali rappresentanti ed i
tecnici delle ditte esecutrici dei lavori di bonifica, la direzione
lavori. Tra gli indagati ci sono due ex vicesindaci del capoluogo
campano: Sabatino Santangelo, presidente della Bagnolifutura fino al 2006, e Rocco Papa, presidente della Bagnolifutura dal 2006 al 2010, entrambi vicesindaci di Napoli in giunte presiedute da Rosa Russo Iervolino.
Le
vicende legate alla bonifica delle aree di Bagnoli sono avvenute “in un
contesto generalizzato di conflitto d’interesse – sostengono i pm –
tutti gli enti pubblici istituzionalmente preposti al controllo
dell’attività di bonifica, quali Arpac, Comune e Provincia di Napoli, si
sono venuti a trovare”. Secondo le indagini dei carabinieri del comando
provinciale di Napoli e del Noe, “l’interscambio dei ruoli tra
controllori e controllati e il conflitto di interessi degli enti
pubblici”, insieme al comportamento dei soggetti responsabili della
vigilanza sulla salvaguardia ambientale hanno determinato “il
progressivo scadimento degli obiettivi di bonifica e dei controlli
ambientali, causando un disastro ambientale”. In particolare, sempre
secondo l’accusa, gli organismi di vigilanza hanno avallato le scelte
procedurali di Bagnolifutura.
Con il provvedimento di sequestro
delle aree il gip del capoluogo campano ha disposto “un dettagliato
piano di interventi finalizzato a un’adeguata bonifica e messa in
sicurezza” della zona. Il quartiere di Bagnoli un mese fa è stata
interessata dall’incendio che ha distrutto la Città della Scienza.
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