In Parlamento non ci sono più Dell'Utri e Cosentino ma le Regioni scelgono tra i 58 "grandi elettori" imputati, indagati e condannati. Da Maroni a Scopelliti passando per il valdostano Rollandin. I reati contestati? Dal peculato al falso fino ai reati ambientali
Il Parlamento non è pulito, ma certamente meno sporco della scorsa legislatura. Ma ci pensano le Regioni a individuare
rappresentanti che hanno ancora problemi con la giustizia. Sul totale
di 1007 componenti delle Camere riunite in sede comune saranno 50 i grandi elettori condannati, prescritti, indagati o sotto processo. La proporzione è di poco inferiore al 5 per cento. Ma tra i 58 delegati regionali che
si presenteranno a Montecitorio, 13 hanno almeno un’inchiesta a proprio
carico: uno su 5 ha conti in sospeso con i tribunali. Per l’esattezza
13 su 58 (per inciso le donne sono appena 5 su 58, neanche il 10%). Se,
insomma, si andrà davvero verso il Senato delle regioni che da più parti
viene visto come il superamento del bicameralismo perfetto
(presunta fonte di tutti i problemi), la scelta della classe dirigente
dai territori avrà forse bisogno di un tagliando.
I parlamentari
Alla Camera e al Senato i nomi degli “impresentabili” sono noti. Viene facile iniziare da Silvio Berlusconi (l’elenco dei processi, delle condanne in primo grado e delle prescrizioni sarebbe lungo), ma c’è anche Raffaele Fitto (condannato in primo grado a 4 anni per corruzione). Giulio Tremonti
è uno degli ultimi parlamentari, in ordine cronologico, il cui nome è
finito nel registro degli indagati (concorso in finanziamento illecito).
Maria Gullo (Pd) è stata la deputata che ha “inaugurato” il nuovo Parlamento con il primo avviso di garanzia di questa legislatura. L’onorevole Pdl Antonio Angelucci, editore di Libero, è accusato per associazione a delinquere, truffa e falso. L’ex presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro deve rispondere di associazione camorristica e fu autista di Raffaele Cutolo. Difficile dimenticare Roberto Formigoni, ex
presidente al Pirellone e ora al Senato, accusato per le inchieste
sulla sanità lombarda con varie accuse tra cui la corruzione. Denis Verdini,
una delle figure più vicine al Cavaliere, è indagato per bancarotta
fraudolenta e associazione per delinquere (affaire Credito cooperativo
fiorentino), concorso in corruzione (appalti G8), truffa allo Stato (da
editore del Giornale di Toscana), associazione per delinquere (P3). Rinviato a giudizio assieme a Marcello Dell’Utri per bancarotta e truffa. Dell’Utri, Nicola Cosentino e Vladimiro Crisafulli (Pd), sono stati i nomi “eccellenti” espunti dalle liste elettorali, ma che non sono stati sufficienti a ripulire le Camere.
I presidenti di Regione
La densità di guai giudiziari aumenta tra i delegati regionali. Dalla Valle D’Aosta ci sarà il presidente della Regione Augusto Rollandin (Union Valdotaine) condannato per abuso d’ufficio con sentenza definitiva negli anni Novanta per favoreggiamenti in appalti.
Si è potuto poi ricandidare grazie all’estinzione di pene accessorie
della condanna, tra le quali l’interdizione dai pubblici
uffici. Pregiudicato è anche Roberto Maroni (Lega Nord), presidente della Regione Lombardia: si tratta della “nota” sentenza per resistenza a pubblico ufficiale.
Il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti
(Pdl) si porta dietro l’eredità del periodo in cui era il sindaco di
Reggio Calabria. E’ stato già condannato per omissioni in atti d’ufficio
in appello per non aver vigilato sullo smaltimento del percolato della
discarica. E’ invece a processo per abuso d’ufficio e falso per un’altra
vicenda che riguarda “autoliquidazioni” che avrebbe eseguito una
dirigente del settore Bilancio e che avrebbe provocato un consistente
buco in bilancio. Gianni Chiodi (Pdl) guida la Regione
Abruzzo è invece sotto processo per crollo colposo: i pm lo accusano
dopo la frana di una discarica quando era sindaco di Teramo.
Il presidente della Sardegna Ugo Cappellacci (Pdl) è
imputato di abuso d’ufficio nell’affaire sugli impianti eolici, mentre è
già a giudizio per bancarotta di una società, di cui era presidente,
fallita nel 2010 con un rosso di 2 milioni di euro. Il presidente
dell’Emilia Romagna Vasco Errani (Pd) è stato assolto in primo grado dall’accusa di falso ideologico,
ma la Procura ha fatto ricorso: l’accusa è di aver dato informazioni
fuorvianti al pm che stava indagando sui contributi concessi dalla
Regione alla cooperativa Terremerse, presieduta Giovanni. Indagato (e lo rivelò lui stesso) è anche il presidente della Toscana Enrico Rossi (Pd) cui
viene contestato il falso ideologico perché quando era assessore alla
Sanità della Regione sarebbe stato a conoscenza della voragine nel
bilancio dell’Asl di Massa Carrara. Il vicepresidente del Friuli Luca Ciriani è
stato invece rinviato a giudizio per il disboscamento della Val
Rosandra (in provincia di Trieste). Dovrà rispondere con altre 4
persone, di deturpamento di bellezze naturali per un presunto danno ambientale all’alveo di un torrente in area protetta.
I consiglieri regionali
Tra i 1007 grandi elettori ci sarà anche Luigi Morgillo (Pdl, Liguria) che deve rispondere di peculato. I
pm lo accusano di aver infilato nei rimborsi istituzionali il prezzo di
una camera d’albergo per moglie e figlia al grand hotel di Aqui. Il peculato viene contestato a Raffaele Cattaneo (Pdl, Lombardia), presidente
del consiglio regionale della Lombardia, coinvolto nell’inchiesta sullo
scandalo rimborsi della passata consiliatura: in caso di condanna in
primo grado – ha giurato l’ex assessore – si dimetterà. Il suo omologo del Lazio Mario Abbruzzese (Pdl)
è indagato per abuso d’ufficio perché secondo i pubblici ministeri non
sono state legittime le procedure che hanno portato alla proroga
dell’incarico di segretario generale del consiglio. Giacomo Bugaro
(Pdl, Marche) è imputato per violazioni di norme paesaggistiche per un
presunto abuso edilizio dopo l’inchiesta della Procura di Ancona su un
invaso d’acqua e un casottino che il consigliere usava per tirare alle
papere.
Dall’Umbria, infine, Eros Brega (Pd),
presidente del consiglio regionale, sotto processo per peculato e
concussione. Il primo reato è stato contestato in relazione
alla gestione – dal 2001 al 2006 – degli Eventi Valentiniani, cioè la
festa di San Valentino a Terni. La concussione sarebbe relativa a un
episodio circoscritto: avrebbe chiesto a un ufficiale della polizia
penitenziaria, durante una visita in carcere, di fargli incontrare un ex
direttore della Confcommercio locale arrestato e poi condannato con
patteggiamento a tre anni per estorsione. Alla fine del 2012 si presentò
alla seduta del consiglio regionale e promise: “Nel caso in cui dovessi
essere rinviato a giudizio rassegnerei immediatamente le mie dimissioni
da presidente del consiglio regionale”. Ma non è stato mai rinviato a
giudizio perché ha chiesto il rito immediato.
Fonte
Li chiamano grandi elettori, ma sono proprio personaggi di piccolo cabotaggio, rappresentanza degna solo dell'Italia più meschina.
Nessun commento:
Posta un commento