Anche a Lisbona ieri si è manifestato ‘contro la povertà’, ma avendo ben
chiaro chi la provoca: il governo portoghese e la troika, che stanno
distruggendo il paese in nome di una ripresa che non arriva mai.
Il Portogallo è stato spesso
citato dai rappresentanti di Bruxelles e dai media come miglior esempio,
insieme all’Irlanda, di obbedienza ai dettami della troika in fatto di
riduzione del debito. Ma la subordinazione degli esecutivi di Lisbona ai
diktat della Bce e della Commissione Europea sono costati assai cari ai
portoghesi, con milioni di lavoratori, pensionati e giovani precipitati
in pochi anni nella povertà e in condizioni di vita che da quelle parti
non si vedevano dai tempi più duri della dittatura fascista.
La disoccupazione ha iniziato a correre fino a raggiungere il record
del 17%, lo stato sociale – sanità, servizi, istruzione –è stato
letteralmente smantellato, il patrimonio pubblico privatizzato, i salari
di chi lavora e le pensioni fortemente sforbiciate. E i sacrifici non
hanno prodotto nessun risultato se non quello di gettare il Portogallo
in una recessione che nel 2012 ha toccato quota - 3,2% e che, secondo
le ultime previsioni, potrebbe durare addirittura per i prossimi dieci
anni. Nonostante i tagli continui, l’austerità, i sacrifici a senso
unico di chi ha sempre pagato e vissuto di solo lavoro, i conti pubblici
sono allo stremo. E’ diventato così difficile, impossibile, sopravvivere
che i giovani portoghesi hanno iniziato ad emigrare, sempre più
numerosi, in Brasile o addirittura nelle ex colonie portoghesi
dell’Africa australe, come Angola e Mozambico.
Ed ora il
paese sta letteralmente precipitando nel caos, dopo che si è creato un
nuovo buco di 1,3 miliardi di euro nei conti pubblici. Un'emergenza che
secondo il governo sarebbe colpa della sentenza della Corte
costituzionale, che dieci giorni fa fa ha bollato come incostituzionali e
quindi bocciato i tagli del governo alle tredicesime e alle pensioni
del dipendenti pubblici contenuti nella Finanziaria del 2013. E così
martedì il ministro delle finanze, Vitor Gaspar, ha vietato con un
decreto le spese di tutti i ministeri, tranne quelle direttamente
autorizzate dal suo dicastero. Uniche eccezioni, le spese del personale,
quelle correnti, quelle giudiziarie e derivanti da contratti già in
vigore. La situazione a Lisbona è gravissima. I giornali raccontano di
interi settori della vita sociale e lavorativa paralizzati: ispettori
della sanità e delle finanze che non svolgono il lavoro, per mancanza di
benzina; università, come quella di Lisbona, costrette a bloccare
contratti di collaborazione internazionale; ispettori del lavoro
obbligati a fare le pulizie nei propri uffici a causa della sospensione
dei contratti con le imprese addette, per mancanza di fondi.
Ora la troika, in cambio di un prestito di 2 miliardi, pretende nuovi
tagli nei settori della sanità, dell’istruzione, della previdenza sociale
e dei salari dei dipendenti pubblici.
Abbiamo cercato di
raccontare quanto ad una sudditanza dei maggiori partiti portoghesi
corrispondesse una continua protesta e mobilitazione da parte dei
sindacati, dei partiti della sinistra, delle piattaforme di giovani e
cittadini nate negli ultimi anni sotto il segno dell’inequivocabile
parola d’ordine "que se lixe a troika", che si fotta la troika.
E’ avvenuto di nuovo ieri, quando il centro della capitale lusitana si è
riempita di migliaia di manifestanti scesi in piazza per protestare
contro l’impoverimento della società causato dalle misure lacrime e
sangue imposte dal governo e dai cosiddetti "creditori internazionali".
Una manifestazione organizzata a poche ore dall’arrivo nel paese dei
rappresentanti del terzetto Fmi-Bce-Ue.
"La disoccupazione è una
vergogna nazionale” e ancora "E’ necessario un aumento del salario
minimo" hanno gridato i manifestanti, che hanno reclamato esplicitamente
le dimissioni del governo di destra guidato dal premier Passos Coelho.
La manifestazione è stata l’ultima tappa di una "marcia contro la
povertà" che ha attraversato in una settimana tutto il Portogallo,
organizzata dal principale sindacato del paese, il comunista CGTP. "Il
paese non sopporta più l’austerità” ha sentenziato e avvertito Arménio
Carlos, segretario dell’organizzazione sindacale, parlando alla fine del
corteo davanti a migliaia di lavoratori e disoccupati. “Il piano di
tagli soffoca il paese” ha detto Carlos, particolarmente applaudito
quando ha detto che “la troika deve andarsene da dove è venuta”.
“Siamo di fronte alla dimostrazione che la lotta continua, che la lotta
deve continuare, perché è dalla lotta che avremo una risposta per
sconfiggere questa politica e questo governo” ha detto invece il
segretario generale del Partito Comunista Portoghese, Jerónimo de Sousa,
che ha già annunciato un inasprimento delle mobilitazioni nelle
prossime settimane con l’obiettivo di costringere l’esecutivo alle
dimissioni.
Fonte
Dalle Tv nazionali, al solito, silenzio totale... o sbaglio?
RispondiEliminaCome diceva qualcuno: "Mass Media mass media, potere negativo..."
Di più , silenzio totale su ogni media di ampio respiro: radio, televisione e giornali. Mentre in rete le notizie bisogna sempre cercarle col lanternino altrimenti si finisce per leggere le stesse cose che si vedrebbero nel tg di Mentana.
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