Era sembrato troppo facile ad alcune
associazioni di vittime del regime fascista guatemalteco che uno degli
aguzzini più feroci, l’ex dittatore Efrain Rios Montt, fosse stato
condannato a 80 anni di carcere per genocidio.
Ed infatti poche ore fa la
massima corte del Guatemala ha annullato la condanna che gli era stata
inflitta lo scorso 10 maggio – 80 anni di reclusione per il genocidio di
1.770 membri dell'etnia Maya Ixil durante il suo governo (1982-83) – ed
ha ordinato un nuovo processo. Questo vuol dire che, con la scusa di
alcuni difetti procedurali e formali, la Corte costituzionale di
Guatemala City ha riportato lo stato del procedimento allo scorso 19
aprile, data in cui ci fu una disputa tra due giudici impegnati nel
processo.
La decisione della Suprema corte potrebbe di fatto
rappresentare un colpo di spugna definitivo sui crimini di cui Montt è
accusato e per i quali era stato condannato. Una condanna storica, che
aveva per la prima volta riconosciuto colpevole un ex capo di stato per i
crimini commessi durante il suo regime, nonostante l’assoluzione del
capo dei suoi servizi segreti e la non individuazione di altre
responsabilità a livello internazionale, in primo luogo in quegli Stati
Uniti che foraggiarono e sostennero i militari guatemaltechi contro la
guerriglia di sinistra e rivoluzionaria che in quegli anni combatteva
contro le oligarchie del piccolo e arretrato paese centroamericano.
La decisione della Corte Costituzionale è frutto di un voto a
maggioranza dei giudici che la compongono: in tre hanno votato a favore
dell’annullamento e due contro il ricorso presentato dagli avvocati
difensori del criminale di guerra.
L’unico aspetto ‘positivo’ della
decisione di ieri sera della Suprema Corte è che se da una parte annulla
la condanna di Rios Montt, dall’altra azzera anche l’assoluzione del
generale in pensione José Rodríguez, capo dei servizi di intelligence
dell’esercito durante la dittatura militare e da molti ritenuto
l’organizzatore e l’esecutore materiale di molti degli omicidi ordinati
da Rios Montt contro migliaia di indigeni, contadini e oppositori
politici. Secondo il tribunale che il 10 maggio aveva condannato Rios
Montt, durante il suo breve ma feroce regime ben il 5,5% di tutti gli
appartenenti all’etnia Maya Ixil furono assassinati, in quanto
considerati ‘nemici dello stato’.
Ora anche Rodriguez dovrà sedersi
di nuovo sul banco degli imputati e, chissà, questa volta potrebbe
andargli non così bene. Almeno si spera.
Intanto su Ríos Montt – che
da una settimana è ricoverato in un ospedale militare – pende un altro
processo, quello per la strage di Dos Erres, perpetrata il 7 dicembre
1982, quando le forze speciali antiguerriglia Kaibiles assassinarono 201
persone, per la maggior parte donne e bambini. Finora, cinque dei
militari che parteciparono al massacro sono stati condannati a 6060 anni
di prigione ciascuno, una pena simbolica per ciascuna delle vittime che
nella prassi si traduce a 50 anni di detenzione.
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