Siamo tornati alla velocità di crollo del 2009, quando - all'indomani del
crack Lehmann - l'intera economia globale si era improvvisamente
fermata. Ma stavolta il problema è principalmente italiano.
Gli altri paesi d'Europa, e a maggior ragione del pianeta,
viaggiano infatti su ritmi niente affatto esaltanti (qusi tutti sono in
recessione, a parte la Cina e pochi altri) ma molto meno gravi di quelli
italiani.
Corretto per gli effetti di calendario (i giorni
lavorativi sono stati 21 contro i 22 di marzo 2012), il fatturato totale
diminuisce in termini tendenziali del 7,6%, con un calo del 10,6% sul
mercato interno e dell'1,0% su quello estero. Come si vede, il crollo
annuale (il "tendenziale") è spaventosamente alto ed è causato
esclusivamente dalla componente "interna" (le esportazioni influiscono
negativamente, ma solo per l'1%). E' quindi confermata la diagnosi:
comprimendo i salari e l'occupazione, le pensioni e gli ammortizzatori
sociali, i consumi interni precipitano. E quindi tutta la produzione che
dovrebbe essere destinata al mercato domestico risulta penalizzata in
modo drammatico.
Gli indici destagionalizzati del fatturato
segnano cali congiunturali per l'energia (-5,9%), per i beni intermedi
(-1,2%) e per i beni strumentali (-0,2%), mentre sono in aumento i beni
di consumo (+0,4%). Quest'ultima indicazione è solo apparentemente in
contraddizione. Bisognerebbe infatti disaggregare il dato e si
scoprirebbe che questo "leggero aumento" rappresenta la concentrazione
dei consumi sui generi indispensabili, mentre calano più rapidamente
quelli "superflui", come la benzina per l'auto ("energia").
L'indice grezzo del fatturato scende, in termini tendenziali, del 10,7%:
il contributo più ampio a tale diminuzione viene dalla componente
interna dei beni intermedi.
L'unico incremento tendenziale del
fatturato si registra nel settore della fabbricazione di computer,
prodotti di elettronica e ottica, app. elettromedicali, app. di
misurazione e orologi (+5,2%), mentre la diminuzione più marcata
riguarda la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati
(-20,8%).
Per quel che riguarda gli ordinativi totali (le
"commesse" per l'immediato futuro), si registra un aumento congiunturale
dell'1,6%, sintesi di una crescita dello 0,2% degli ordinativi interni
(fermi, dunque) e del 3,6% di quelli esteri. Nella media degli ultimi
tre mesi gli ordinativi totali diminuiscono del 3,2% rispetto al
trimestre precedente.
Nel confronto con il mese di marzo 2012,
l'indice grezzo degli ordinativi segna una variazione negativa del
10%. L'unico aumento si registra nella produzione di prodotti
farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+1,0%), mentre il calo
più rilevante si osserva nella metallurgia e fabbricazione di prodotti
in metallo (esclusi macchine e impianti) (-17,6%).
E'
assolutamente evidente che le "politiche" messe in campo finora - tagli e
"riforme strutturali" - hanno un effetto recessivo pesantissimo che ci
sta portando sullo stesso sentiero della Grecia e del Portogallo. Alla
faccia dei "proclami" con cui la peggiore classe politica mai approdata
nelle stanze del governo ci ammorbano da mattina a sera.
IL rapporto Istat completo Fatturato_e_ordinativi_dellindustria-20_mag_2013-Testo_integrale.pdf295.6 KB
e le serie storiche fost1303.xls120.5 KB
Fonte
Della serie, quando la cura è peggiore del male che vorrebbe debellare.
unico dato positivo di questo declino, la compressione del settore enrgetico che si traduce automaticamente in un ambiente meno stressato.
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