Dalla Giordania il segretario di Stato annuncia: "Se la diplomazia fallisce, invieremo armi e aiuto militare alle opposizioni". Ancora violenze a Tripoli: altri 5 morti.
Non si fermano le violenze nella città di Tripoli, nel Nord del Libano. Nella
notte il fuoco non è cessato e altre cinque persone hanno perso la
vita, facendo salire il bilancio di cinque giorni di scontri a 16 morti e
quasi 200 feriti.
Sul campo si scontrano i sostenitori alawiti del presidente siriano
Assad, comunità minoritaria in città, e gli oppositori sunniti. E mentre
Tripoli - e il Libano - continuano ad essere teatro secondario della
guerra civile siriana, la comunità internazionale prosegue sulla via
della diplomazia. Almeno di facciata.
Il segretario di Stato americano, John Kerry - in visita in Medio
Oriente per studiare forme di intervento non armato - mette in un angolo
la road map per una transizione politica e torna a parlare di armamenti ai gruppi di opposizione al presidente Bashar al-Assad:
"Nel caso in cui non trovassimo una soluzione, nel caso in cui il
regime di Assad non voglia negoziare, parleremo del nostro continuo
sostegno e del nostro crescente supporto alle opposizioni al fine di
permettere loro di proseguire nella lotta per la libertà".
Ovvero, altre armi, un intervento militare indiretto che di certo
renderebbe più sanguinosa una guerra civile che in due anni ha provocato
80mila morti. Kerry ne ha parlato in Giordania prima dell'incontro
con il gruppo di opposizione "Amici della Siria" e con dieci Paesi arabi
e europei, strenui sostenitori dei "ribelli" siriani.
L'idea di una conferenza internazionale per trovare soluzioni politiche
al conflitto non è stata abbandonata, ma è stata presentata da
Washington con un più basso profilo. La conferenza si terrà comunque,
probabilmente in un paio di settimane a Ginevra, sotto l'ombrello
americano e russo. Potrebbe tornare sul tavolo il piano a sei punti
proposto un anno fa dall'allora inviato speciale per la Siria, Kofi
Annan, che pensava ad un governo di transizione per uscire dalla crisi.
Da parte loro, le opposizioni si mostrano ferme: Assad non deve far parte di una simile soluzione. Al
meeting giordano, gli "Amici della Siria" lo hanno ribadito: il
presidente non avrà alcun ruolo nella pacificazione del Paese. Aggiungendo un "appello" a Iran e Hezbollah: ritiratevi dalla Siria e uscite dal conflitto. Il
ruolo che il movimento libanese e il regime iraniano hanno avuto e
continuano ad avere è certo importante, per la fornitura di armi e
uomini nella battaglia contro i ribelli. Che, dal canto loro, non
disdegnano né il sostegno finanziario dell'Occidente, né tanto meno
quello militare di miliziani e islamisti provenienti da ogni parte del
mondo, Europa compresa.
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