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26/05/2013

Cronache dalla Svezia in fiamme

Settima notte di scontri a Stoccolma

E' la settima notte consecutiva di disordini a Stoccolma. Non ci sono stati scontri fuori dalla capitale. Il paese più tranquillo d'Europa sembra aver perso i suoi storici equilibri socialdemocratici. L'austerità sta colpendo anche qui...

Alcune vetture sono state date alle fiamme nella notte fra sabato e domenica nelle periferie povere di Stoccolma e poliziotti sono stati presi a sassate da giovani immigrati. "Ci sono alcuni veicoli bruciati in diversi punti della capitale, ma non cosi' tanti come nei giorni precedenti", ha dichiarato il portavoce della polizia, Lars Bystroem, alla radio svedese.

Gli scontri in Svezia proseguono da una settimana mentre le forze dell'ordine chiedono rinforzi e il governo moderato di Fredrik Reinfeldt appare impotente a frenare le rivolte delle periferie povere e tende semmai a minimizzarne la portata per non pagare dazio alle conseguenze della sua politica economica "austera".
Il ministro dell'integrazione Erik Ullenhag ha detto che la stampa internazionale ha preso un abbaglio descrivendo i disordini di Stoccolma come causati da giovani arrabbiati: "Non si tratta di giovani delle periferie che protestano contro la società", ha dichiarato, dimenticando però di dire  chi siano allora i veri protagonisti di questo aspro maggio svedese.

Lo stesso primo ministro Reinfeldt non rilascia dichiarazioni di un qualche peso, limitandosi ad invitare tutti a compiere uno sforzo di pacificazione e tacciando gli autori degli scontri di "vandalismo". Stati Uniti e Gran Bretagna hanno invece  lanciato avvertimenti ai propri concittadini nella capitale svedese, perché moltiplichino i comportamenti prudenti ed evitino tutte le zone interessate dagli scontri.

Ieri sono state prese d'assalto anche tre scuole, tra cui una materna Montessori a Kista. E ancora auto bruciate, un centro commerciale gravemente danneggiato a Jordbro, sassaiole contro agenti e pompieri.

"La gente è furiosa" ha raccontato un fotografo dell'Afp, mentre un padre si è detto "arrabbiato e frustrato" di fronte all'incendio della scuola di Kista. I mezzi di informazione fanno fatica a raccogliere dichiarazioni dei partecipanti agli scontri, ma la radio pubblica SR è riuscita ad avvicinare un giovane che, sotto lo pseudonimo di Kim, ha detto di aver agito in segno di protesta contro la disoccupazione e il razzismo. "Abbiamo bruciato auto, tirato pietre contro la polizia... E' una buona cosa, perché ora la gente sa dov'è Husby... e il solo modo per farsi ascoltare".

Con il 15 per cento della popolazione di origine extraeuropea, con una forza di attrazione dell'immigrazione che negli ultimi anni ha fatto della Svezia il secondo paese più sognato (solo lo scorso anno 44 mila richieste di asilo), il paese scandinavo sembra non reggere più l'impatto e si sta trasformando in una matrigna che relega nelle periferie la maggior parte degli immigrati.

"A poco a poco stiamo diventando come gli altri paesi", ha osservato Aje Carlbom, antropologo dell'Università di Malmoe; "Vivere da giovane in quartieri come quelli, può voler dire essere completamente isolati dal resto degli svedesi", non sentirsi parte di alcuna società.
Gli scontri hanno avuto il merito di causare una discussione interna nel paese e all'estero, hanno fatto mettere in discussione il modello svedese.
Eppure, solo due mesi fa il ministro dell'Immigrazione, Tobias Billstroem, aveva affermato che "la Svezia ha bisogno di rafforzare le leggi per i richiedenti asilo e altri potenziali immigrati, al fine di ridurre il numero di persone che arrivano nel paese", poiché, aveva rincarato, tale situazione "non è sostenibile".


Dietro i riot la fine di un modello sociale?

C'è qualcosa di marcio anche nel modello della Svezia? Un rapporto dell'OCSE ha rivelato che la Svezia è il paese con il più veloce tasso di crescita della disuguaglianza. Ricordatevi di Goteborg.

Quello che era iniziato domenica nel quartiere di Husby, si è diffuso in più di una dozzina di altri quartieri della città. Venerdì sera, la polizia ha riferito di una notte più tranquilla nella capitale, ma incendi e sassaiole sono avvenuti anche ad Uppsala, Södertälje, e anche in centri urbani come Linköping e Örebro, nella Svezia centrale. La polizia stima che più di 300 giovani sono stati direttamente coinvolti, di cui 30 sono stati arrestati. Dodici poliziotti sono rimasti feriti.
Grattando sotto la superficie del modello svedese, emergono tutte le contraddizioni di un paese che ha senza dubbio le politiche di asilo più generose al mondo. La Svezia recentemente ha ospitato più di 11.000 rifugiati dalla Siria dal 2012, di più rispetto a qualsiasi altro paese europeo, ed ha assorbito più di 100.000 rifugiati iracheni e 40.000 somali nel corso degli ultimi due decenni. Circa 1,8 milioni dei suoi 9,5 milioni di persone sono immigrati di prima o di seconda generazione.. Aleks, i cui genitori sono venuti dal Kosovo, dice però: "Odio la polizia. Odio gli sbirri penso che dando fuoco alle auto nel quartiere dovrebbero fermarsi, ma non credo che lanciando pietre contro i poliziotti possano fermarsi..."

Il casus belli per i disordini – la polizia un uomo, un portoghese di 69 anni, Lenine Relvas-Martins – è stato respinto come scusa dalle autorità. Ma la gente del quartiere di Relvas Martin è ancora infuriati. "La polizia ha avuto un atteggiamento bastardo qui. Si sarebbe potuto pensare che c'era un enorme gruppo di terroristi, non un uomo con un coltellino" denuncia Milos, 73 anni, vicino di casa di Relvas-Martins dal 1984. "Se fosse stato svedese non avrebbero mai sparato. Sono sicuro di questo." Martins brandiva un coltello sul suo balcone, arrabbiato dopo un confronto con i giovani locali. La polizia ha fatto irruzione in casa sua e gli hanno sparato davanti alla moglie finlandese. Dicono che era un soggetto a rischio ma lei nega. La polizia ha poi gettato benzina sul fuoco definendo i giovani che hanno creato problemi come "scimmie" e "negri".

"I poliziotti fermano la gente, e li spogliano e li mettono in imbarazzo di fronte ai loro amici", si lamenta Yusuf, un giovane somalo. Yusuf prima viveva a Birmingham in Gran Bretagna, ma afferma di preferire Husby, il quartiere di Stoccolma dove tutto è cominciato. E non c'è dubbio ha Husby ci sono strutture migliori rispetto alle aree urbane svantaggiate in Gran Bretagna. Ma è anche più segregata. Circa l'85% delle persone qui sono immigrate.
Camila Salazar, che lavora per Fryshuset, un'organizzazione giovanile di Stoccolma, dice: "Per un sacco di persone che vivono in aree segregate, gli unici svedesi che si incontrano sono gli assistenti sociali o funzionari di polizia. E' sorprendente come molti non abbiano mai avuto un amico svedese..."
Un terzo dei 2.500 bianchi, gli svedesi che vivevano a Husby, 10 anni fa hanno lasciato il quartiere. l'80% della popolazione è costituito da immigrati, in gran parte fuggiti dagli angoli difficili del mondo - Iraq, Iran, Afghanistan, Somalia, Kurdistan e più di recente la Siria - attirati dall'atteggiamento tradizionalmente accogliente della Svezia. Ma la disoccupazione giovanile è alta, almeno per gli standard svedesi (6%).
Negli ultimi dieci anni la disuguaglianza è cresciuta velocemente anche in Svezia. Tenendo conto dei parametri di partenza, è cresciuta più che in qualsiasi altro paese sviluppato. L'OCSE, ritiene che la colpa sia in parte dei tagli fiscali pagati con la riduzione della spesa sociale.
Secondo le statistiche ufficiali, oltre il 10% delle persone di età compresa tra 25-55 anni ad Husby sono disoccupati, rispetto al 3,5% a Stoccolma nel suo complesso. Quelli che hanno un lavoro guadagnano il 40% in meno rispetto alla media della città.
La destra ovviamente ha le sue risposte belle e pronte. Aleksandar-Pal Sakala, esponente politico per il centro-destra la spiega così. "E' una sciocchezza, questa propaganda della sinistra secondo cui le scuole vanno male e non c'è lavoro. Alcune persone sono troppo pigre. Sentono di avere meno rispetto se hanno un impiego di basso status".
Gli attivisti di sinistra che la polizia sta ora perseguendo per il loro ruolo nella rivolta, dicono che la versione dei fatti fornita dalle autorità sull’uccisione di Revals Martin, ha fatto da detonatore ad anni di risentimento contro la brutalità della polizia, contro la disoccupazione, la crescente disuguaglianza, le opportunità in diminuzione. Ma il riot si è diffuso da Husby alla periferia occidentale e alla periferia sud di Stoccolma e poi in altre città - Malmö, Göteborg, Örebro - dove le scuole, i ristoranti e stazioni di polizia sono state incendiate.
Quindi c'è qualcosa di marcio anche nel modello della Svezia? Il livello dei disordini svedesi non può essere paragonato alle banlieues di Parigi nel 2005 o di Londra due anni fa. Negli scontri nessuno è rimasto ucciso e quasi nessun ferito.
"La gente dice che è a causa di questo uomo che è stato ucciso", dice Sadiya, una ragazza somala di 13 anni che studia in una scuola professionale nel centro Husby. "Penso che vogliano attenzione da parte della polizia. I ragazzi che lo stanno facendo, sono appena più vecchi di me. Perché si preoccupano di disoccupazione? Sono bambini”. Tutti i bambini della classe di Sadiya, circa 25, sono nati in Svezia, ma solo uno ha i genitori svedesi. Gli altri sono tutti del Corno d’Africa o mediorientali. "E' difficile per noi", dice Ann-Sofie Ericson, responsabile del Municipio per le scuole nella zona di Stoccolma. "Il 19% dei nostri bambini lasciano ogni anno gli studi. Vivo a un quarto d'ora di macchina da qui. I miei vicini sono iracheni. Quando la gente arriva da fuori, arriva in un posto come Husby. Alcuni riusciranno ad ottenere posti di lavoro, ad ottenere l'istruzione, e poi andare avanti, ma alcuni non possono andare avanti".
La povertà assoluta è quasi inesistente, ma non è la povertà assoluta che guida queste rivolte urbane. La Svezia è stata una società notoriamente egualitaria, ha a disposizione standard sociali rilevanti costruiti da 40 anni di governo socialdemocratico dal 1930 al 1970, ma un crollo economico nei primi anni '90 e il governo di centro-destra al potere dal 2006, hanno imposto restrizioni sul welfare state nonostante le condizioni economiche relativamente favorevoli.
Un recente rapporto dell'OCSE ha però rivelato che la Svezia è il paese ad avere il più veloce tasso di crescita della disuguaglianza dei 34 paesi del gruppo aderenti all’organizzazione. Una rivelazione che  ha causato molta sorpresa. In realtà è la disparità sociale che allargandosi non può che generare rabbia. Infine va rammentato che la Svezia e i suoi apparati coercitivi non sono immuni da ombre funeste. Non c’è solo il razzismo dei poliziotti che è stato denunciato in questa occasione. Occorre rammentare che nel 2001, solo un mese prima del G8 di Genova dove venne ucciso il giovane manifestante Carlo Giuliani, a Goteborg la polizia svedese sparò contro una manifestazione che contestava un vertice internazionale e ferì gravemente un ragazzo. Pochi prestarono attenzione ad un fatto decisamente insolito ma preveggente su quello che sarebbe accaduto in Italia poche settimane dopo.


Almeno la finiremo col dire che i mali del mondo stanno tutti nei paesi mediterranei...

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