Per quanto riguarda un paese della
taglia della Germania gli anni di austerità da percorrere, per arrivare
alla situazione di bilancio definita ottimale dai vari accordi
nell'eurozona, sono sette. Non è comunque poco per un paese che deve far
fronte a una situazione interna dove sono emerse nuove povertà. Il
problema è che, secondo le simulazioni Istat, l'Italia per rispettare il
fiscal compact, secondo le regole che si è data l'eurozona, dovrebbe
impiegare almeno 80 (!) dei propri anni in politiche di austerità. In
una sorta di liturgia perpetua dei sacrifici da tramandarsi di
generazione in generazione. E' però impensabile che un quadro così
fallimentare, non di una congiuntura economica ma di un modello di
sviluppo, non abbia effetti sulla politica istituzionale.
Si guardi al dibattito sulla riforma
elettorale. Dopo la sentenza della Corte di Cassazione, che contesta la
costituzionalità del premio di maggioranza nell'attuale legge
elettorale, si discute su "poche modifiche" delle legge in vigore.
L'effetto però sarebbe di ottenere una legge quasi proporzionale. In sé
non sarebbe un problema ma guardiamo all'effetto politico: renderebbe
obbligatoria, alle élite di questo paese, una alleanza organica Pd-Pdl.
O, se si preferisce, la stabilizzazione di quella attualmente al governo
che altro non è che la prosecuzione dell'alleanza Monti. Tutto per
salvare le esigenze dell'oligarchia al potere in Italia, che vampirizza
le risorse del paese garantendo l'austerità per l'"Europa", e non dover
rimettere in discussione un assetto politico-economico che fa bene solo
alla finanza globale.
Poi, per far sembrare che tutto, più o meno, sia come sempre ci sono le solite strategie di banalizzazione. Repubblica, Corriere e telegiornali lavorano in questo senso. Resta solo da capire però a chi scoppierà in faccia, e quando, questa situazione.
Redazione
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Mi viene da vomitare.
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